Concordato fiscale, Osnato “vede” la riapertura dei termini: «Una seconda fase è ipotizzabile»
Sul concordato preventivo biennale, all’indomani della scadenza dell’istituto il 31 ottobre, si fa sempre più probabile la riapertura dei termini. “Una seconda fase del concordato è ipotizzabile, perché no”. A dirlo, intervistato da Repubblica, Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera.
“Ma non sarà una necessità legata alla legge di Bilancio – spiega l’esponente di Fratelli d’Italia – E useremo gli incassi per abbassare l’Irpef”. Quanto agli incassi della prima fase dice: “I conti li farà l’Agenzia delle entrate tra qualche giorno. Ma sono abbastanza ottimista sull’adesione. A due cifre, direi almeno il 15%”. Di qui l’idea di riaprire il concordato nel 2025? “Se c’è interesse dei professionisti, dei contribuenti e del governo, si ripartirà serenamente – risponde -. Anche entro l’anno. E secondo me l’interesse c’è”.
Riapertura dei termini del concordato: c’è il plauso dei commercialisti
“Questo governo – dice ancora Osnato nell’intervista al quotidiano diretto da Mario Orfeo – ha tagliato l’Irpef e il cuneo fiscale. Sono binari paralleli. Giusto pensare anche a chi rimaneva fuori. Il concordato sembra una scommessa e in parte lo è”. Per far emergere il nero? “E per non disturbare chi fa. Non si parte dal presupposto che chi aderisce è evasore. Il concordato mi sembra piuttosto un premio, non uno schiaffo. È meritocratico”, rimarca il presidente delle commissione Finanze della Camera. E ancora: “Gli inaffidabili vengono penalizzati fortemente. Detto questo, il fatto che il 12% dei contribuenti paghi il 70% dell’Irpef non dipende dal concordato. Non partiamo dall’Eden”.
Davanti a questa ipotesi, arriva il plauso dei commercialisti: “Ci sarebbe più tempo per chi non ha aderito o lo ha fatto in fretta”. Secondo il leader di Forza Italia, Antonio Tajani: “È fondamentale sostenere il ceto medio. I fondi del concordato preventivo devono essere utilizzati per ridurre l’Irpef”. Una prospettiva ribadita su X: “Rinviare il concordato fiscale – scrive il vicepremier e ministro degli Esteri – è una scelta di buon senso. Più sono gli incassi più si tagliano le tasse al ceto medio. A cominciare dall’Irpef”.