Dossier, Minniti evoca la Stasi: “Democrazia a rischio. Le minacce di morte a Meloni vanno prese sul serio”

2 Nov 2024 15:45 - di Luciana Delli Colli
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Prendere sul serio le minacce di morte rivolte a Giorgia Meloni, e delle quali la stessa premier ha parlato nel corso dell’intervista con Bruno Vespa, e capire la portata dell’affaire banche dati, che rappresenta un “pericolo per la nostra democrazia”. L’ex ministro degli Interni ed ex sottosegretario alla Presidenza con delega ai servizi segreti, Marco Minniti, avverte sulla gravità di ciò che sta accadendo in Italia, e non solo, intorno ai dossier e che mette in discussione le libertà fondamentali, i “pilastri”, dei nostri sistemi: la libertà politica e la libertà di mercato. “La bussola è sempre la stessa: controllare la vita degli altri. E quindi esprimere potere sugli altri”, ha detto Minniti, evocando il titolo di un famosissimo film sulla Stasi e, dunque, i metodi dei servizi della Germania Orientale. “Per fortuna da noi la cosa è molto più limitata. Però – ha precisato – l’idea di partenza è quella”.

“Le minacce e di morte a Meloni vanno prese sul serio”

Intervistato da Libero, Minniti ha invitato a prendere molto sul serio le minacce di morte arrivate a Meloni dai trafficanti di migranti. “Mai sottovalutare queste minacce. Specialmente in questo momento di crisi internazionale e mentre ci sono forze ingenti che operano per creare instabilità”. Per il presidente della Fondazione Med-Or di Leonardo, comunque, i nostri servizi segreti sono validi e, sebbene dal punto di vista tecnologico non siano tra i più avanzati al mondo, lo sono per “le capacità humint: le relazioni e le conoscenze sul campo”. Una competenza fondamentale, che per Minniti con ogni probabilità è quella mancata a Israele prima degli attacchi del 7 ottobre, e che invece ha fatto dell’Italia “l’unico paese occidentale mai colpito dal terrorismo internazionale”. Un risultato frutto “di una straordinaria collaborazione tra servizi segreti, forze di polizia, magistratura”. “Tutto ciò – ha sottolineato Minniti – fa dell’Italia un modello”.

Minniti: su dossier e furto di dati “un quadro allarmante, che mette in discussione i pilatri della nostra democrazia”

Epperò, ci si interroga se l’Italia, come domandato da Hoara Borselli che firma l’intervista, sia in mano a un gruppo di spioni. Per Minniti per capirlo bisogna attendere le indagini, ma tra dossier e furti di banche dati è già evidente che “il quadro” è allarmante: è in corso un’attività di spionaggio, di soggetti infedeli e forse di privati, che mette in discussione alcuni pilastri della nostra democrazia”. “Usare informazioni riservate per cambiare l’andamento della lotta politica colpisce i fondamenti della Costituzione e della democrazia: la libertà del confronto politico. Poi c’è la libertà nel funzionamento dell’attività economica. E questa attività di spionaggio rischia di demolirla modificando gli andamenti dei mercati con azioni illegali. Sono questi i due pilastri della democrazia: la libertà politica e la libertà del mercato”.

L’ex ministro: “Dovevamo saperlo e dovevamo intervenire prima”

Dunque, “sì”, con questo proliferare di dossier, per Minniti l’Italia si trova di fronte a un “allarme democratico”. Si tratta però di una situazione che non riguarda solo il nostro Paese, ma “tutti”. Perché tutti sono alle prese con il rapido e radicale cambiamento delle tecnologie, che ha cambiato anche il funzionamento della macchina delle informazioni. “Più è ampia la possibilità di accedere alle informazioni e più il sistema è fragile”, ha detto Minniti, avvertendo che “dovevamo saperlo e dovevamo intervenire prima”. Quanto al fatto che le informazioni carpite illecitamente in Italia possano essere a uso e consumo, anche, di potenze straniere, Minnito ha ribadito che per capirlo serve attendere l’avanzamento delle indagini, che “devono procedere senza guardare in faccia a nessuno”. Il rischio di interferenze esterne, comunque, è concreto: “Possedere una quantità incredibile di informazioni riservate può essere utilizzato per colpire il nostro paese. Colpire l’economia, la produttività, ma anche il ruolo dell’Italia nel mondo”. Viviano, ha sottolineato Minniti, “in un mondo senza punti di riferimento che potremmo chiamare Caos-landia” e “in questo quadro l’idea di potere condizionare su tutti i piani un paese importante come l’Italia fa gola a molti”.

“L’idea di condizionare un Paese importante come l’Italia fa gola a molti”

Dunque, bisogna agire, affrontare i problemi, a partire dal “primo: gli infedeli”. “Non basta cercarli per punirli dopo che il reato si è consumato. Si tratta di persone che stanno nel cuore dello Stato. Si muovono con agilità. Non hanno paura. E conoscono dettagliatamente virtù e vizi dello Stato. Devi avere una attività preventiva”, ha sottolineato l’ex ministro Pd, riassumendo in tre parole quello che andrebbe fatto: “Selezione; controllo; rotazione”. “La selezione del personale deve essere attentissima. E si deve puntare soprattutto sui giovanissimi. Perché è dimostrato che le capacità di comprensione nel campo Cyber è inversamente proporzionale all’età. Il controllo deve essere continuo e a più livelli. Non può essere affidato solo alla magistratura. Se un funzionario fa tremila accessi devo saperlo subito, non fra dieci anni. E la rotazione deve essere rapida, perché limita il potere del singolo”.

La necessità di una “risposta corale, mentre è in corso un attacco evidente al nostro sistema democratico”

C’è poi il ruolo della magistratura, che “stavolta ha funzionato: ha scoperto, è intervenuta, sta indagando”, e quello delle tecnologie, che “sono un alleato dell’uomo. Ma sono solo un alleato. È l’uomo che comanda. Il fattore umano prevale sempre sulla macchina”. Infine, la politica, della quale Minniti appoggia l’idea di istituire una commissione parlamentare di inchiesta, perché “il Parlamento deve capire cosa è successo, perché solo se lo capisce può costruire le condizioni perché non succeda più. Dunque, una approfondita indagine parlamentare è necessaria però senza intralciare la magistratura”. “L’indagine parlamentare la inizierei solo dopo la chiusura delle indagini. Nel frattempo chiamerei in causa il Copasir. Il Copasir è un organismo che rappresenta maggioranza e opposizione. E può dare una risposta corale, cioè la risposta che serve mentre è in corso un attacco evidente al nostro sistema democratico”.

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