“E’ un cripto-fascista”: pregiudizio e ignoranza contro la piazza intitolata al mitico generale Amedeo Guillet
Quando pregiudizio ed ignoranza (nel senso etimologico di negazione della conoscenza) hanno la meglio sulla realtà, può accadere che a Palermo, sull’intitolazione di una piazzetta ad un personaggio come Amedeo Guillet si scateni un dibattito surreale, fuori dal tempo. Ma proviamo a spiegare al colto e all’inclita di che cosa parliamo. Amedeo Guillet, come è noto ai più, è stato un coraggiosissimo ufficiale di cavalleria italiano che tra gli anni ’30 e ’40 si è distinto in tutti i teatri dove è stato inviato: in Africa, in Spagna e in Italia conquistandosi la fiducia e l’affetto dei suoi uomini, quasi tutti appartenenti alle truppe coloniali, eritrei, yemeniti ed etiopi; e il rispetto e l’ammirazione dei suoi nemici di allora, ovvero le truppe di Sua Maestà la Regina.
Dopo l’otto settembre, fedele al giuramento alla bandiera e al Re d’Italia partecipa alla Guerra di Liberazione con il regio esercito. E dopo la fine del conflitto intraprende la carriera diplomatica e diviene ambasciatore in varie capitali dell’Africa, del Medio Oriente e persino in India. Ci siamo fino a qua? Bene, però, c’è un però. Guillet ha partecipato alla guerra di Spagna dalla parte dei franchisti, e alla guerra in Africa quindi, secondo la sinistra locala, Pd in testa, è sicuramente un cripto-fascista. Mannaggia all’ignoranza (nel senso della non conoscenza) e al pregiudizio. Si perché a quell’epoca, se eri un militare in carriera ti poteva capitare di essere inviato in missione “fuori area” come si dice adesso. Figuratevi che un personaggio mitico come il principe dandy palermitano, Raimondo Lanza di Trabia, reso immortale dalla canzone “vecchio frac” di Domenico Modugno, in Spagna ci andò addirittura come volontario; con entusiasmo, partecipando, tra l’altro, alla battaglia di Guadalajara, che non fu un pic nic, ma uno degli scontri più sanguinosi di quella guerra civile.
Ecco, Guillet invece nelle sue memorie, ricorda con rammarico quella missione che fu veramente poco significativa, in termini temporali, nel corso della sua carriera. Certo, suggeriscono malignamente l’ignoranza (nel senso della non conoscenza) e il pregiudizio, ma per essere stato un combattente così ardimentoso in battaglia, al punto di essere soprannominato dai suoi uomini “comandante diavolo”, un po’ fascista sarà stato e quindi non va ricordato né gli va intitolata una strada.
A spegnere gli entusiasmi della mefitica coppia (ignoranza e pregiudizio) basta un dato: nel ’43-’44, mentre, ad esempio, un celebrato rappresentante della cultura, addirittura premio Nobel, caro soprattutto alla sinistra come Dario Fo, si arruolava volontario nei paracadutisti del “Battaglione Azzurro”, combattendo nella Repubblica sociale insieme ai nazisti; Amedeo Guillet risaliva la penisola a fianco degli anglo-americani partecipando attivamente alla Guerra di Liberazione. È molto insidioso e complicato guardare indietro nel tempo con le lenti interpretative di oggi: è una pratica della quale vanno ghiotti l’ignoranza e il pregiudizio. Pensate che con questo criterio oggi rovineremmo la festa persino a Gibellina, proclamata capitale dell’arte contemporanea. Direte voi che c’entra? C’entra eccome. Forse non sapete che Alberto Burri, catturato dagli Americani durante la Seconda Guerra Mondiale, fu internato per quasi due anni nel “criminal camp” di Hereford in Texas e schedato come fascista irriducibile. Il tutto mentre Amedeo Guillet combatteva a fianco degli Alleati. Oh, mi raccomando a voi che vi indignate per Guillet, non facciamo che adesso qualche epigono della cultura Woke va a Gibellina a demolire il Cretto di Burri? Non facciamo scherzi!
Grande avventura la vita del comandante diavolo. “L’incredibile storia di Amedeo Guillet, il Lawrence d’Arabia italiano” titolava il quotidiano Repubblica il 29 novembre del 2021. “La meravigliosa storia di Amedeo Guillet, il comandante diavolo”, faceva eco un servizio di Rai News del 4 maggio 2024. Non proprio due testate nostalgiche…Potremmo ricordare la carriera diplomatica di primo piano, le foto insieme ad Aldo Moro, a Giuseppe Saragat, la più alta decorazione della Repubblica Federale di Germania, ricevuta per aver salvato, durante un attentato all’ambasciata in Marocco, personale diplomatico tedesco; oppure la visita nel 1999 in Eritrea, l’ex colonia, invitato come ospite d’onore dal governo di quel Paese e ricevuto come un Capo di Stato. Si potrebbe anche, sempre per tenere a debita distanza ignoranza (nel senso della non conoscenza) e il pregiudizio, ricordare come la Gran Croce, la più alta onorificenza militare, Guillet non l’abbia ricevuta né dal duce né dal re, ma nel 2000 dal democraticissimo Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Anche sottolineare che il suo nome figura tra i 150 funzionari dello Stato più illustri potrebbe servire a ricacciare nella sentina del pensiero ignoranza (nel senso della non conoscenza) e pregiudizio. “Scandalo, gli avete intitolato una strada” urla il pregiudizio: “non lo dicono apertamente, ma in fondo era un fascista, colonialista eccetera eccetera” sibila rincarando la dose l’ignoranza. Noi non ci saremmo mai permessi di celebrare Amedeo Guillet se non avessimo prima studiato. Abbiamo considerato il suo valore, è il patrono laico dell’Arma di Cavalleria che non a caso è stata presente ufficialmente alla cerimonia di intitolazione del largo a Palermo; abbiamo considerata la sua vocazione democratica e abbiamo considerato infine, udite udite ignoranza (nel senso della non conoscenza) e pregiudizio, che nell’ottobre del 2013 gli è stata intitolata la Base militare operativa di supporto a Gibuti dal governo…, dal governo…, abbiamo quasi imbarazzo a scriverlo. Vabbè lo scriviamo. Dal governo di centrosinistra presieduto da Enrico Letta, targato Pd.
Insomma, speriamo di avere contribuito ad assestare un duro colpo a quei due cialtroni di ignoranza (nel senso della non conoscenza) e pregiudizio. Due malfattori, corruttori del pensiero che si nutrono vicendevolmente l’uno dell’altro. La cura, per evitare di cadere loro vittime esiste. Leggete, leggete molto, comprate e leggete libri, non informatevi sui ciclostilati della sezioncina di partito, voi che tenete sempre il ditino alzato pronti a sanzionare e condannare chi ha idee diverse dalle vostre. Anzi, a proposito di Amedeo Guillet vi consiglio due testi, entrambi scritti da due suoi “nemici”. Uno è dello scrittore britannico Sebastian O’Kelly, l’altro dal giornalista ebreo Vittorio Dan Segre. Entrambi ne parlano benissimo, da nemici, che strano…