Emilia Romagna, Ugolini: “La Regione è pronta alla svolta dopo 54 anni di sinistra. Ci credo fino all’ultimo”
La lunga cavalcata è finita, mancano una manciata di ore al voto in Emilia Romagna, appuntamento cruciale. Concreta, tenace e sorridente, Elena Ugolini, candidata del centrodestra, in un lungo colloquio con Libero fa il punto dei tre mesi di intensa campagna elettorale per strappare la Regione rossa a 54 anni di governi di sinistra. Mesi tosti (“Ho fatto migliaia di chilometri in macchina”) ma ne è valsa la pena. “Poter girare così tanto, vedere territori diversi, incontrare migliaia di persone con bisogni, interessi e idee diverse, è stato affascinante. Per questo, io penso di aver già vinto, perché sono incontri che rimangono”.
Emilia Romagna, Ugolini: siamo pronti alla svolta
L’obiettivo è ambizioso ma alla portata. Rompere l’intreccio decennale tra potere economico e politico che ha impedito all’Emilia Romagna di correre, cambiare segno partendo dai tanti Comuni amministrati dal centrodestra. La ricetta? “Mettere negli assessorati persone competenti, di visione e libere. Mettere a capo delle direzioni generali persone capaci di lavorare insieme, partendo dalla testa e dal cuore”. Ugolini promette che non sarà un governatore di parte e che la svolta all’insegna della discontinuità è possibile. “L’Emilia Romagna non è solo Bologna, Modena e Reggio Emilia. Ci sono territori che già hanno governi non del Pd. E i cittadini li hanno premiati. In tantissimi comuni dove cinque anni fa si è realizzata un’alternanza, i sindaci sono stati riconfermati, perché hanno governato bene. Penso a Sant’Agata, a Ferrara, a Forlì. Poi, la gente è stanca di un certo modo di governare, per cui si risolve tutto dicendo che i problemi non ci sono”.
“L’Emilia Romagna non è solo Bologna, Modena e Reggio Emilia”
Ugolini racconta di aver trovato nel suo tour porta a porta territori che si sentono trattati dalla Regione come realtà di serie B o C. Le medie, piccole o piccolissime aziende o gli agricoltori. “La concentrazione è utile – dice pensando al sistema cooperativo emiliano – mai il rischio è di non tener conto delle differenze”. Poi un aneddoto che dà il segno della voglia di cambiamento. “Umanamente, mi ha colpito l’incontro con una mamma a Bedonia, in provincia di Parma, a cui è morto un figlio in un incidente stradale perché il guardrail non era solido. Piangendo, mi ha detto: “Non deve accadere più, è da quattro anni che imploro che lo sistemino”. Dopo tre giorni mi ha richiamato e mi ha detto: “Non voto da dieci anni, ma questa volta andrò a votare perché penso che posso fidarmi di lei”.
Famiglia, ceto medio, dissesto idrogeologico
In cima al programma di centrodestra la famiglia, le politiche di sostegno per il ceto medio, la messa in sicurezza del territorio dopo 30 anni di abbandono. Idee molto chiare anche sulla sanità. “Bisogna rimettere al centro i professionisti della salute. Il sistema sanitario nazionale deve diventare territoriale e prendersi cura soprattutto degli anziani soli e dei malati cronici”. I riflettori si spostano sul tema della sicurezza dopo gli scontri a Bologna di sabato scorso. “Bologna è diventata una città insicura. Sabato abbiamo visto sfilare il vicesindaco di Lepore al corteo non autorizzato degli antagonisti che ha attaccato la polizia. Io penso che serva un cambiamento radicale. Noi istituiremo un assessorato alla sicurezza. Spero che la gente capisca che votare De Pascale vuol dire votare Lepore. Confermare questa modalità di governo della città che la rende insicura”.
Parlano di fascismo perché non hanno argomemti
Nessuna preoccupazione per il racconto ideologico del centrosinistra che è tornato a gridare al pericolo fascista e le camicie nere. “Hanno bisogno di creare una polarizzazione per non risolvere i problemi e distogliere dai temi veri”. Se venisse eletta – dice – “creerei subito una commissione sulla sicurezza idrogeologica. Non è possibile che ci siano persone che vanno a letto con la paura che cominci a piovere. Chiamerei le migliori competenze per capire cosa non ha funzionato e fare un piano che metta in sicurezza il territorio. Il problema è questo modo di governare. Così come non basta dire: “Servono i soldi”, se poi non li sai spendere””.