Fu ucciso dai trafficanti di droga Angelo Vassallo, il sindaco “pescatore”: coinvolti carabinieri infedeli
Aveva scoperto un giro di droga che passava per il porto di Acciaroli il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, e avrebbe denunciato di lì a poche ore i fatti ai carabinieri della compagnia di Agropoli. È questa l’accusa mossa dalla Direzione distrettuale Antimafia di Salerno nei confronti di 4 persone, finite in carcere questa mattina con le accuse omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalle finalità mafiose. In cella è finito anche il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, insieme ad un appuntato, Lazzaro Cioffi, già detenuto per altre vicende legate al traffico di droga nel Parco Verde di Caivano e condannato in appello a 10 anni di reclusione. Gli altri due arrestati sono l’imprenditore Giuseppe Cipriano, titolare di un cinema a Scafati, e Romolo Ridosso, collaboratore di giustizia che proprio nella cittadina salernitana gestiva alcuni business illegali per conto del clan Ridosso-Loreto. Queste accuse erano già emerse lo scorso 28 luglio nel corso delle perquisizioni eseguite dai carabinieri del Ros di Roma.
L’inchiesta sul delitto di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore: parla il fratello
“Dopo 14 anni arriva la conclusione di una tragedia che avevamo annunciato da tempo. Ringraziamo il procuratore Giuseppe Borrelli che ha creduto in questa pista. Ora vogliamo sapere chi ha depistato le indagini e perché lo ha fatto”. A parlare con l’Adnkronos è Dario Vassallo, fratello di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, ucciso in un vero e proprio agguato la sera del 5 settembre 2010 nel piccolo Comune in provincia di Salerno. Oggi i carabinieri del Ros di Roma hanno arrestato 4 persone accusate di concorso in omicidio.
“Dopo 14 anni ci siamo rotti le scatole – ha ribadito Dario Vassallo – vogliamo sapere perché sono state depistate le indagini. E c’è un tema importante. Accanto a un omicidio di un sindaco si scombussola tutto il territorio. Di recente il senatore Gianluca Cantalamessa ha presentato un’interrogazione al ministro Piantedosi ed ha chiesto un’ispezione al Comune di Pollica. Oggi, noi come Fondazione Vassallo chiediamo di accelerare questo iter e di mandare finalmente gli ispettori del Ministero presso il comune di Pollica”.
Il tentativo di depistaggio
La falsa pista del “brasiliano” e la presunta lite con un albergatore. Sono questi i due depistaggi che la Procura di Salerno imputa al colonnello Fabio Cagnazzo. I quattro sono accusati in concorso di aver organizzato l’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo e depistato immediatamente le indagini.
I carabinieri del Ros di Roma, coordinati dalla Procura di Salerno (procuratore Giuseppe Borrelli) hanno ricostruito tutte le fasi immediatamente successive al delitto, quando il colonnello Cagnazzo “come concordato in precedenza, depistava effettivamente le indagini condotte dalla Procura di Salerno” indirizzandole verso la falsa pista del pusher “brasiliano” Bruno Humberto Damiani e della lite con Roberto Vassallo (solo omonimo del sindaco ucciso, titolare di un albergo del luogo). Il tutto per coprire il traffico di droga organizzato al porto di Acciaroli dal clan Cesarano di Castellammare di Stabia, Pompei e Scafati.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti del Ros, dopo l’omicidio del sindaco pescatore, Cagnazzo si sarebbe adoperato per diffondere false notizie circa il coinvolgimento di Damiani sostenendo che fosse positivo all’esame dello stub. Damiani, sosteneva falsamente l’ufficiale dell’arma ora detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, si sarebbe anche occupato di pedinare la vittima nei pressi del porto di Acciaroli. Secondo quanto si apprende, fu sempre Cagnazzo ad diffondere la falsa notizia dell’esistenza di un “gruppo Damiani” dedito al traffico di droga attraverso l’utilizzo di un gommone. Tra le informazioni di cui era in possesso, non riferite agli inquirenti, figura anche la circostanza dell’incontro che Vassallo aveva richiesto per il giorno dopo al comandante dei carabinieri di Agropoli e ai pm della Procura di Vallo della Lucania, per denunciare i fatti.