Giuli ad Andria: lotta di classe? Non è più di sinistra, la fanno outsider come Trump e quel fico di Musk

9 Nov 2024 14:06 - di Bianca Conte
Giuli

La due giorni di studio e confronto intitolata “Prima le idee-Ritorno al futuro”, organizzata dal gruppo parlamentare della Camera di Fratelli d’Italia ad Andria, e alla quale partecipano numerosi eurodeputati, deputati e senatori del partito, oggi è stato il giorno dell’appuntamento in calendario col ministro Alessandro Giuli, intervistato da Pietro Senaldi (condirettore di Libero Quotidiano) sul tema “La politica della Cultura”. Un tema dalle universalistiche ascendenze e dalle prolifiche declinazioni, che investendo libri, cinema e arte, implicano diversi linguaggi culturali. Attuando infinite possibilità di espressione. Sincretizzazione. E valorizzazione delle tematiche e delle grammatiche volte a raccontarle e rappresentarle.

Giuli intervistato da Senaldi all’evento di FdI ad Andria

Non a caso, nella chiacchierata giornalistica di questa mattina ad Andria tra il ministro Giuli e Senaldi, il titolare del dicastero della Cultura ha sottolineato valenza e valorizzazione imprenditoriale come punto di forza di libri, cinema e rivalutazione dei monumenti, «non solo dell’ordinaria amministrazione. Ma anche al centro del decreto cultura, che porteremo al Consiglio dei ministri entro novembre». Un annuncio importante che il ministro della Cultura Alessandro Giuli, ospite dell’evento Prima le idee, ritorno al futuro, inaugurato ieri ad Andria dal gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha riservato alla platea di addetti ai lavori, facendo contestualmente il punto su quanto realizzato finora in questa prima parte della legislatura.

Giuli ad Andria: «Ragioniamo sulla creazione di un teatro e della valorizzazione di Castel del Monte»

Mentre, venendo alla realtà locale che ospita l’evento in corso, il ministro ha rilevato in particolare: «Qui ad Andria c’è la necessità di cominciare a ragionare sulla prospettiva di creare un teatro della città e, perché no, cominciare a interessarsi anche di realtà stupefacenti come Castel del Monte. Un sito che merita di essere non soltanto mantenuto un po’ meglio. Ma anche considerato come un unicum della cultura europea mondiale. Perché non è soltanto espressione della grandezza federiciana, ma fa anche parte di un eccezionale patrimonio che merita di essere valorizzato».

Cultura, «interventi più dinamici nell’azione politica e nel racconto di quanto viene fatto»

E allora, anticipando interventi più dinamici nell’azione politica e nella narrazione di quanto viene fatto, Giuli ha esplicitato a chiare lettere quanto e come il decreto cultura sia «un elemento importante perché ci permette di sbloccare tutta una serie di fondi per dare delle risposte fattuali a ciò che finora è stato circondato da una nebbia di chiacchiere. C’è un programma di lavoro che prevede l’appostamento di 30 milioni di euro per le biblioteche – ha spiegato il ministro – con l’obiettivo di alimentare la filiera dell’editoria, su cui abbiamo deciso di tornare a scommettere. Perché – ha anche aggiunto – è arrivato il momento di accorciare le distanze tra centro e periferia. Sensibilizzando il territorio affinché torni a essere disponibile una capacità di spesa per acquistare i libri».

Il valore del cinema e del messaggio che veicola

Una proposta in fieri che punta ad accorciare le distanze tra offerta e possibilità d’acquisto, su cui ministero e governo si concentrano, e non solo in ambito editoriale. Non a caso, conferma Giuli, «abbiamo fortemente investito le risorse, non soltanto nel decreto cultura, per alimentare la catena del valore cinematografico italiano». Puntualizzando doverosamente: «Quella di una filiera in difficoltà è una notizia falsa», dice Giuli. Non solo: perché al centro dell’azione del ministero – torna a ribadire il numero uno di Via del Collegio Romano – c’è e resta «la valorizzazione. La tutela. E la promozione del patrimonio culturale artistico». Come la delineazione «di un particolare tratto identitario al lavoro sulle periferie, sui borghi, e su tutto ciò che normalmente sembra rappresentare una periferia culturale». Ma che di periferico non ha nulla. E anzi può tornare più centrale che mai.

Giuli, «la lotta di classe non è più di sinistra»

E a proposito di voci periferiche e lotta di classe, Giuli non si sottrae al confronto, e dalla sala pugliese, attualizzando il discorso alle ultime elezioni americane, afferma: «La verità l’ha detta Massimo Cacciari: “Non ha vinto Trump, ma ha perso tutta la sinistra americana occidentale”. La lotta di classe, la protezione e la sicurezza non la fanno più i partiti di sinistra. Ma la fanno o i grandi partiti di destra come Fratelli d’Italia. O i grandi outsider come Trump, che ha colonizzato un partito repubblicano che aveva perso slancio e forza. Lui funzionerà nella misura in cui avrà intorno non più un club di debuttanti, come quello della sua precedente esperienza da presidente degli Stati Uniti. Ma qualcosa di più forte: come il vicepresidente Vance. Una figura che dà l’impressione di avere una formazione e una struttura più solida rispetto ai predecessori».

Altro che elìte woke nelle università: oggi «la cultura la veicolano grandi outsider come Trump»

E ancora. Secondo il ministro «le cose funzionano quando si impara dagli errori. Nel 2018 c’è stata la prima grande crisi di rigetto da parte dell’elettorato rispetto a un sistema di elìte, di oligarchie, di strutture che non godevano di consenso, ma amministravano il potere. Quella scommessa non è andata perduta – ha sottolineato Giuli –. Ma è evidente che andava riassorbita: in Italia è successo con un esecutivo conservatore di destra-centro, che governa in una dimensione europea con un partito di riferimento che è quello dei riformisti e conservatori». Mentre, spiega sempre Giuli, negli Stati Uniti «questa frattura tra popolo ed elìte non si è ricomposta», fa notare il ministro della Cultura. «Anche lì, una sinistra strabica non si è accorta del ritorno di Trump. Pensava con la cultura woke – che ha caratterizzato l’egemonia nelle università statunitensi – di amministrare un consenso che poi nell’America, che abbiamo definito profonda tante volte, stava da tutt’altra parte»…

Elon Musk? È un fico, se fosse mio amico sarei contento…

E a proposito di America, di influssi statunitensi nel Bel Paese, e di figure chiave, riguardo a Elon Musk Giuli osserva: «Oggettivamente Elon Musk è un fico, è una figura interessante. Se fosse un mio amico sarei contento perché così ci sarebbe solo un grado di separazione da Donald Trump. E forse anche meno rispetto a Marte…». Poi, ironia a parte, il ministro della Cultura ospite dell’evento Prima le idee, ritorno al futuro, inaugurato ieri ad Andria dal gruppo di FdI alla Camera, chiosa semplicemente: «Vedere Musk sorridere e altri – che hanno vissuto in una realtà parallela – sorridere meno, non mi è dispiaciuto»…

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