Giulia Cecchettin, un anno dopo la sua morte fa ancora rumore. Il post di papà Gino: la fortuna di essere tuo padre
Giulia Cecchettin, a un anno dalla morte il suo omicidio efferato e la sua assenza fanno ancora rumore. E naturalmente, il primo a sentirne la mancanza e a rimarcare i tratti di un amore che va oltre processi e addii, è proprio il papà della studentessa uccisa dall’ex fidanzato alla sbarra, Filippo Turetta. «Un anno senza te, un anno senza i tuoi sorrisi, un anno senza il tuo profumo, un anno senza il tuo “Papino”; un anno che mi guidi, un anno che sei sempre con me, un anno che mi sostieni, un anno che mi ha fatto capire quanto fortunato sono ad essere il tuo papà», scrive Gino Cecchettin su Instagram, in una commovente dedica social alla figlia a dodici mesi dal suo brutale omicidio. Mentre la sorella Elena dedica su Whatsapp una foto di lei con Giulia da bambina con un’emblematica didascalia: «Tranqui, sono sempre qui per te»…(nella foto in alto dall’Ansa).
Giulia Cecchettin, a un anno dall’addio la sua morte fa ancora rumore
E ancora. «In quest’anno ho imparato a concentrarmi sul positivo, prendo una foto di Giulia e la guardo, mi concentro sul bello. Sono riuscito ad ascoltare le parole di Filippo (Turetta ndr) senza provare odio o rabbia», ha detto Gino Cecchettin, a un anno dalla scomparsa della figlia Giulia, ospite a Che Tempo Che Fa sul Nove. «Questo esercizio l’ho fatto per un anno, e mi sono reso conto che intorno a me si respirava qualcosa di negativo: è umano, è comprensibile. Io sono riuscito a non odiare. Penso che il segreto sia concentrarsi sui nostri cari che ci danno amore e bellezza», ha spiegato l’ospite di Fazio. Aggiungendo: «Noi siamo genitori per sempre e io sarò per sempre il papà di Giulia».
Gino Cehhettin, padre Giulia: «Mi hai fatto capire la fortuna di essere il tuo papà»
Un papà che non si è arreso al dolore, alla rabbia, al desiderio di rivalsa: tutti sentimenti che sarebbero stati assolutamente comprensibili peraltro considerato il torto subìto. Ma un genitore che ha guardato in faccia la sofferenza, sua e dei suoi familiari. Che si è sottoposto alla tortura che in un’aula di tribunale gli ha fatto rivivere fin qui, passo dopo passo, testimonianza dopo testimonianza, l’inferno patito dalla figlia: la ferocia dell’aggressione. La brutalità delle violenze; la crudeltà di un carnefice sordo alle richieste di pietà; l’orrore di un viaggio verso il non ritorno che non ha risparmiato nemmeno lo spregio ai poveri resti di Giulia, inferto con un occultamento del cadavere impietoso…
La Fondazione Giulia Cecchettin
No, Gino Cecchettin non si è arreso. E ha provato a trasformare disperazione e risentimento in qualcosa di positivo. In qualcosa che potesse rendere omaggio alla sua Giulia. «Abbiamo lavorato in modo assiduo e abbiamo creato la Fondazione Giulia Cecchettin che è stata costituita qualche settimana fa ufficialmente e che presenteremo a Montecitorio il 18 novembre. Presenteremo lì quelli che saranno i nostri progetti», ha spiegato Gino Cecchettin ieri sera sul Nove.
Gino Cecchettin da Fazio: «Sogno un’ora di educazione all’affettività nelle scuole»
E ancora. «Io ho cercato di portare il bello di Giulia – ha spiegato –. Il suo modo di vedere la vita. Lei amava vivere, era buona e altruista. E su questa linea vorremo continuare. Abbiamo individuato il primo progetto, che abbiamo inserito anche nello statuto, che è quello di fare formazione. Vorremmo insegnare la bellezza dell’amore – sottolinea Gino Cecchettin in tv – che tradotto significa far capire agli studenti che amare è molto meglio che odiare. Fare dei piani didattici che i membri del comitato tecnico, che sono tutti professori universitari, psicologi, pedagogisti, stanno elaborando. E che porteremo nelle scuole. Vorremo fare un percorso che ha la velleità di portare ad avere un’ora di educazione all’affettività nelle scuole. Questo è il mio sogno».
L’importanza delle famiglie e dell’insegnamento volto ad accettare le sconfitte
Un altro degli obiettivi è che le famiglie insegnino ai propri ragazzi ad accettare le sconfitte. «La vita è fatta di ostacoli che dobbiamo superare, probabilmente noi genitori cerchiamo di togliere quanti più ostacoli possibili ma molto spesso non facciamo il bene dei ragazzi. Quando arriva la sconfitta va accettata. E non basta solo accettarla, ma farne virtù», ha voluto rimarcare l’uomo, esempio di dignità e accettazione, tutt’altro che remissiva. Infine ha anche aggiunto: «Vogliamo lavorare di concerto con altre fondazioni e associazioni, l’unione fa la forza: l’obiettivo comune è portare ad avere meno violenze e femminicidi. E unendo le forze lo possiamo ottenere».
Canzoni, borse di studio e fondazione, Giulia fa ancora rumore
Intanto, a un anno dalla morte sono oltre 100 le iniziative che portano il nome della studentessa di Vigonovo. E allora, un cortometraggio. La dedica in centinaia di lauree. Più di trenta panchine rosse, disseminate da Nord a Sud, intitolate a lei: nel Paese nessuno può dire di aver dimenticato Giulia Cecchettin. E a un anno esatto dal femminicidio, la sua storia continua a fare rumore. L’ex fidanzato Filippo Turetta l’ha accoltellata a morte, ma la ventiduenne di Vigonovo continua a vivere nel ricordo di chi l’ha amata. E resiste anche in chi non l’ha mai conosciuta. Perché il dolore che non è diventato odio ha trasformato un lutto privato in movimento collettivo.
Un’ondata di affetto che non accenna ad arrestarsi
Un’ondata di affetto e vicinanza che per settimane ha invaso – con fiori, biglietti, peluche – il piccolo comune in provincia di Venezia fin dall’11 novembre del 2023, non accenna ad arrestarsi: e sono oltre 3.000 le lettere cartacee ricapitate da allora nella villetta di Via Leonardo da Vinci, dove vivono papà Gino Cecchettin e i figli Elena e Davide. Messaggi d’affetto, il racconto di violenze private o un semplice grazie a chi non chiede vendetta.
I mille modi e le tante parole per ricordare la studentessa 22enne
Di Giulia c’è chi ricorda l’oplita a un passo dalla laurea in Ingegneria biomedica. Chi celebra l’artista con la passione per il disegno. E chi la giovane che amava passeggiare e ascoltare musica: lei, che da piccola aveva suonato la chitarra e poi la batteria. La studentessa che amava la letteratura inglese, Jane Austen, e sognava di vedere la brughiera, vive nelle borse di studio in sua memoria, nell’hashtag #tOrtadimele usato da centinaia di illustratori, nelle canzoni e nelle aule dedicate a lei.