Grottesca antologia dai giornaloni sulla vittoria di Trump: “Resistere al disumano”. “Vance cafone colto”
“Sono tornato” titola Repubblica sopra una foto di Trump dagli occhi minacciosi. “Il popolo degli impauriti” che ha votato il tycoon è l’analisi di un articolo interno. Ma il premio Oscar lo vince Gianni Riotta in cui definisce J.D. Vance il vice presidente, “cafone colto”. Se mai possibile, il the day after della vittoria di Trump riserva sui quotidiani schierati per la Harris chicche ancora più gustose del giorno precedente. “Vance il cafone colto” è proprio il titolo dell’articolo in cui l’editorialista ripercorre la vita dell’autore di “Elegia americana”: il romanzo autobiografico in cui raconta la sua povertà e un pezzo di quell’America che probabilmente a sinistra guardano con sufficienza.
Per “Repubblica” gli elettori di Trump sono gli “scarti” dell’umanità
Nelle pagine successive del quotidiano diretto da Maurizio Molinari è sempre Riotta a fare l’identikit di chi ha votato per il ritorno dell’ex presiente Usa. Naturalmento sono gli “scarti” dell’umanità secondo una certa ottica radical chic: “Maschi impoveriti, donne bianche e latinos”. Scrive, poi, parlando della “magica capacità da rabdomante di Trump di comprendere umori, istinti, bisogni, aspirazioni di operai, fattorini, braccianti, bidelle, disoccupati, guardiani…”. Così elencati sembra che si parli dei “residui” dell’umanità.
“Mia cugina ha votato Trump”
“Attenti a quei due” tutola la Stampa un articolo in cui si prende di mira anche “l’arcipelago Trump” di cui Elon Mask è figura strategica. l’imprenditore avrà un ruolo chiave nella prossima amministrazione e il quotidiano si porta avanti. C’è poi una storia curiosa. L’editorialista Igiaba Scego ci racconta in articolo a tutta pagina del voto di sua cugina: “Mia cugina ha votato Trump. Con lui si sente protetta e ascoltata”. Nell’articolo parla dell parente come una sorta di poveretta che si inebria di luoghi comuni. Riporta alcuni dialoghi tra lei e la cugina, rappresentata come un’ingenuotta: “E da qui che capisco, nel mio piccolo, quante frustrazioni si sono incistate in un voto solo”.
“C’era una volta l’America”. “Fine del sogno americano”
“Make putinism great again” è il grido di battaglia del Foglio. Già mercoledì il direttore Cerasa desumeva catastrofi economiche e leggeva la vittoria di Trump, appunto, come una vittoria di Putin. “C’era una volta l’America” è il titolo di un articolo all’interno. Nonostante gli editorialisti siano a lutto per la sconfitta di Kamala – e ci sta- non rinunciano mai a mettere la vittoria altrui come un’anomalia della storia.
Sull'”Unità” scrive Casarini: “Resistere al disumano”
Ma è l’Unità che sbaraglia tutti. Anche qui è Musk a essere il bersaglio polemico. C’è una sua foto a tutta pagina: “Così il miliardario s’è preso l’America”. Sommario: “C’è il rischio di una secca svolta reazionaria negli Stati Uniti, che può contagiare il mondo? Più che il rischio c’è la certezza. Dobbiamo tornare a usare la parola fascismo? Beh, quello che sta succedendo, e quello che probabilmente succederà nei prossimi mesi, è qualcosa di molto vicino”, analizza l’editoriale. Il sipario si chiude con un commento di Luca Casarini dal titolo “Resistere al disumano”. Al ridicolo non c’è fine. Il sipario può calare.