Il delirante allarme del Washington Post: con Trump fascismo e crudeltà. “Dobbiamo resistere”
A vittoria di Trump appena proclamata la grancassa liberal americana si è subito messa in azione, agitando spettri e allarmi. “Un movimento con elementi fascisti sarà presto al potere nel Paese. Siate allarmati, e iniziate ad agire di conseguenza”, ha scritto Perry Bacon, editorialista del Washington Post. “Accogliere Donald Trump – si legge ancora nell’articolo – sarebbe un errore immenso. La storia è piena di esempi di leader e partiti autocratici che arrivano al potere in modo legittimo, anche con una vittoria alle elezioni, ma adottano comunque in seguito, una volta insediati, politiche orribili”. Come volevasi dimostrare, lo spettro del fascismo inesistente continua ad aleggiare nella mente di chi, a quanto pare, non riesce ad accettare l’esito delle elezioni democratiche, lanciando messaggi feroci nei confronti di un candidato che ha legittimamente meritato la vittoria attraverso le libere elezioni. E così alla fine l’editore del Washington Post risulta come la chiamata a una rivolta contro gli stessi valori che immagina di proteggere dal ‘totalitarismo’.
Il Washington Post invoca la “resistenza” contro Trump
Secondo Bacon, questa nuova presidenza Trump “sarà probabilmente ancora più estrema, radicale e crudele nei confronti dei nemici ideologici e politici, in questo secondo mandato di quanto non lo sia stata nel primo”. “Dobbiamo resistere, ancora”, è dunque l’avvertimento lanciato dall’editoriale, che invoca “un’altra resistenza, sin da ora”. Il pezzo poi continua chiamando a raccolta “giornalisti, attivisti, esponenti del mondo no profit, funzionari moderati e l’americano medio”, i quali dovrebbero “tornare alla postura che hanno mantenuto fra il 2017 e il 2020, seguendo con attenzione ogni azione del Presidente e della sua amministrazione per essere pronti a contestarla in modo aggressivo”. Parole molto forti e così cariche di livore da risultare perfino irresponsabili al termine di una campagna elettorale in cui Trump è stato anche vittima di un attentato. “Ci devono essere analisi profonde e dibattiti per capire le ragioni della sua vittoria e cosa liberali e democratici devono fare per evitare vittorie come questa in futuro”, ha precisato l’opinionista, che evidentemente non riesce a digerire la vittoria assegnata dagli americani alla destra.
Il delirante allarme: “La nuova presidenza sarà più crudele della prima”
L’articolo poi prosegue con una quantità di luoghi comuni e accuse propagandistiche sul fatto che Trump e i suoi consiglieri potrebbero rendere “la vita negli Stati Uniti molto meno confortevole per gli immigrati irregolari e i transgender”. L’entourage del nuovo presidente, secondo gli scenari catastrofici delineati dal Washington Post, potrebbe “ritirare finanziamenti dai college, dalle città, stati e altre entità che non si adeguano alla loro agenda”.
La vittoria di Trump come un colpo in testa: fa venire le traveggole ai liberal
“Trump ha vinto per la frustrazione generalizzata per l’inflazione post covid e per l’incapacità dem di impedire a Joe Biden da subito di ricandidarsi”, ha continuato il quotidiano statunitense, preoccupandosi perché The Donald e il suo team “non saranno i soli a interpretare questa seconda vittoria come un mandato del pubblico: saranno raggiunti dai media mainstream, dal mondo degli affari e da altri settori della società civile che durante il primo mandato erano molto critici del tycoon”. Non manca poi molto all’insediamento del nuovo potus alla Casa bianca e anche per questo l’opinionista le prova un po’ tutte, arrivando a evocare le deportazioni: “Che si consideri il movimento che Trump rappresenta come fascista, autoritario, populista, cristiano, nazionalista o solo repubblicano dei giorni nostri, la cosa più importante è capire che avrà un effetto reale, dannoso per milioni di persone. E se non si rischia di essere deportati, comunque si rischia di vivere in un Paese che fa passi indietro, diventa meno multiculturale, equo, e libero di quanto non fosse prima della sua ascesa”. Insomma, sembra proprio che al Washington Post la vittoria di Trump sia stata come una sonora botta in testa: a certi giornalisti ha fatto venire le traveggole.