Intelligenza artificiale, straordinaria opportunità ma occorre cautela: il convegno Adnkronos
Le rivoluzionarie innovazioni tecnologiche e digitali, il futuro con le sue promesse ma anche le sue incognite, la speranza e la paura che nascono con lo sviluppo sempre più veloce dell’intelligenza artificiale. Quando si parla di AI si parla di una sfida sempre più impegnativa e sempre più “in itinere”, poiché il futuro è già presente e non accenna a fermarsi. E soprattutto ci costringe a interrogarci sulle conseguenze e sulla gestione dei rischi.
Di questo si è discusso durante il convegno “Trasformazione digitale, dentro l’AI”, organizzato da Adnkronos Q&A presso il palazzo dell’Informazione a Roma. Tanti i relatori intervenuti, autorevoli esponenti del mondo istituzionale, come il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessio Butti e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Alberto Barachini, il Ceo di Engineering Maximo Ibarra, il filosofo Luciano Floridi.
Durante il convegno è stata presentata e commentata un’indagine non statistica sul tema dell’evento condotta tra gli utenti del sito Adnkronos e dei canali social. Il sondaggio ha fatto emergere proprio i dubbi e le percezioni degli utenti che hanno fatto da “fil rouge” ai temi discussi al tavolo dei relatori. Ovvero, la presenza ormai piena dell’AI nella vita di tutti i giorni, sia pur in maniera invisibile (48%) e la paura che possa far perdere il posto di lavoro (52%). Quasi 9 utenti su 10 ritengono che occorra introdurre norme e limiti al suo utilizzo, mentre soltanto 1 utente su 5 si sente adeguatamente informato su come l’AI influenzerà la propria vita. In pochi, inoltre, dichiarano di utilizzare in maniera stabile piattaforme come Chatgpt (16%) e 3 utenti su 10 non ritengono di dover migliorare le proprie competenze digitali.
L’Intelligenza artificiale si nutre e si alimenta anche grazie alla corretta informazione e alla formazione di una forte coscienza civile nei cittadini. Un principio, questo, fortemente evidenziato da Alberto Barachini, Sottosegretario Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, nel suo intervento.
“Il Governo ha lavorato e sta lavorando per allinearsi alle iniziative europee e, in alcuni casi, per anticipare alcuni contenuti per quel che riguarda le norme di difesa del copyright e del mondo editoriale in genere. È molto importante rendere edotti e consapevoli i cittadini su quello che è prodotto dall’uomo e quello che è algoritmico. Un giovane su tre, oggi, non riconosce una fake news”. “Le aziende editoriali – continua Barachini– si sostengono non solo grazie agli introiti pubblicitari ma anche grazie alla capacità di creare contenuti protetti dal diritto d’autore. Se salta questa garanzia si mettono in difficoltà tutti i sistemi editoriali. La destrutturazione della capacità informativa si trasforma in una decostruzione della capacità di formarsi una coscienza civile”.
“Non credo che l’IA potrà avere un futuro distopico, credo invece che sia una risorsa fondamentale per competere sulla scena internazionale ma che vada governata – ha esordino Nunzia Ciardi, Vicedirettore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale – È necessaria una transizione ma, nel caso dell’Italia, con un algoritmo che parli la nostra lingua, addestrato con dati propri, con un’autonomia tecnologica che l’Italia e l’Europa devono sviluppare per ridurre la dipendenza tecnologica. L’agenzia della cyber sicurezza ha a cuore tutti questi temi ma in particolare quello della sicurezza, perché è evidente che l’applicazione dell’IA può diventare una minaccia ma può servire anche a difendersi, perché si può monitorare in tempo reale una grande quantità di dati che possono prevedere gli attacchi informatici”. Oltre alla sicurezza, il settore a cui guardare con attenzione è sicuramente il mondo del lavoro, delle imprese e della competitività.
“Nei prossimi anni oltre il 40% delle ore lavorate sarà supportato dall’intelligenza artificiale – ha spiegato Maximo Ibarra, Ceo Engineering – Questo ci fa capire che nell’evoluzione tecnologica, che corre velocemente e non è destinata a fermarsi, l’essere umano che non usa l’Ai sarà sostituito dall’essere umano che usa l’Ai. È fondamentale, quindi, investire in formazione, per fare in modo che i vantaggi generati dalle tecnologie all’avanguardia siano alla portata di tutti”.
“Per anni l’Intelligenza artificiale è stata sottovalutata dalle istituzioni, sia a livello nazionale che internazionale. Oggi abbiamo finalmente messo l’IA al centro dell’agenda politica e strategica –ha dichiarato Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega a Innovazione tecnologica e transizione digitale – Oltre 53 università offrono corsi specializzati in IA e un dottorato nazionale attivo. Stiamo lavorando per attrarre investimenti strategici nelle infrastrutture digitali. Grandi aziende hanno scelto l’Italia per i loro data center, con investimenti complessivi di oltre 5,5 miliardi di euro. Il nostro obiettivo è garantire che questa rivoluzione tecnologica sia un’opportunità per tutti, sviluppata in modo etico, sicuro e inclusivo. Grazie all’impegno del Governo, siamo pronti a guidare questa trasformazione”.
D’altra parte, di cautela e necessità di calibrare le tante forze in campo quando si parla di AI ha parlato chiaramente il filosofo Luciano Floridi, founding director del Digital Ethics Center all’Università di Yale. Nel suo intervento, infatti, ha sottolineato come “L’intelligenza artificiale oggi nel business si stia rivelando disruptive perché incide soprattutto su alcuni equilibri con una trasformazione continua dei mercati”.
“Siamo di fronte ad una vera eclissi dell’analogico”, ha sottolineato Floridi, che per lo studioso significa essenzialmente prendere coscienza dei veri rischi dell’accelerazione dell’AI nelle vite di ciascuno di noi. Ciò non toglie, ha concluso, che “oggi tra le opportunità c’è sicuramente l’integrazione, ossia la capacità di conciliare in un’azienda tutte le nuove opportunità e soluzioni, mentre tra i rischi c’è quello di lavorare soltanto sui dati, perdendo di vista chi c’è dietro. A questo si può rimediare solo a patto che non si trascurino mai le reali esigenze della propria azienda, partendo da quello che si può già fare ad intelligenza zero in modo che il controllo umano e la visione di dove si vuole arrivare sia di tipo manageriale”.
Dunque – è questo il messaggio emerso dagli interventi e dalla discussione dei panel di lavoro – il futuro positivo dell’AI dipenderà dalla nostra intelligenza e capacità di individuare e affrontare i rischi che il suo utilizzo comporta. È necessario un approccio integrato e quasi “olistico” per creare un ambiente in cui innovazione e responsabilità coesistano e si integrino in modo etico, sostenibile e inclusivo.
“La trasformazione digitale riguarda tutti noi: istituzioni, aziende, giornalisti, lavoratori -ha concluso Fabio Insenga, Vicedirettore Adnkronos – La diffusione dell’intelligenza artificiale, in particolare, sta cambiando le regole del gioco. C’è un tema politico, perché Governo, Parlamento e Istituzioni europee incidono sul piano delle norme. C’è un tema di sicurezza, legato alla gestione dei dati. C’è un tema di competitività, legato alle capacità del sistema economico e delle imprese di gestire il digitale. C’è un tema strettamente legato alle informazioni, a come vengono prodotte e a come vengono diffuse”.