Giovani sfaticati? Anche no: uno su due inizia a “lavorare” già alle superiori. Il sondaggio
I giovani sono sfaticati? No, 1 su 2 lavora durante il percorso di studi. Sono sempre di più i ragazzi e le ragazze che accostano al proprio percorso di studi la volontà di mettersi in gioco nel mondo del lavoro. Sono circa il 54% gli studenti che si dedicano ad attività remunerative nel corso dell’anno. Il 23% di loro affianca studio e lavoro per tutta la durata dei dodici mesi; mentre il 31% sfrutta i periodi di vacanza a disposizione. Le professioni più diffuse rimangono quelle tradizionali, come cameriere, barista, babysitter e fattorino. Ciò simboleggia come anche la nuova generazione digitale abbia voglia di “sporcarsi le mani” e non vuole essere definita, come spesso accade, svogliata e senza senso del sacrificio.
Oltre i social: la tecnologia come opportunità
Seppur rimproverati di passare troppo tempo sui social medi, i nativi digitali non sempre utilizzano i propri apparecchi solo per estraniarsi dal mondo e vivere una realtà virtuale, che può comportare notevoli svantaggi. Molti di loro sfruttano i propri cellulari per dedicarsi a lavori innovativi nell’ambito digitale. I più gettonati sembrerebbero essere quelli legati al trading online, la cybersicurezza e l’ecommerce. I giovani che praticano questi lavori non escludono il fatto che possano diventare lavori a tempo pieno una volta terminato il percorso di studi. Molti sfruttano smartphone e computer per accedere a lavori digitali innovativi (o ai lavori del domani): come il trading online, la cybersicurezza e l’e-commerce. Queste attività, per molti, rappresentano un possibile percorso professionale futuro. Alcuni studenti considerano già la possibilità di trasformare questi impieghi part time in carriere a tempo pieno.
Il posto fisso non è più una priorità
Solo uno studente su cinque punta alla sicurezza del contratto a tempo indeterminato e in tanti sognano di diventare imprenditori di se stessi. Uno stile lavorativo più flessibile e dinamico rispetto a quello tradizionale sembrerebbe essere ciò che piace ai giovani. La voglia di darsi da fare trascende dalle disponibilità economiche familiari. Gli studenti-lavoratori appartengono a tutti i ceti. La volontà di sentirsi appagati dallo svolgere un mestiere e provvedere al sostentamento personale non dipende esclusivamente dalle necessità economiche della famiglia.
Secondo le interviste fatte agli studenti da skuola.net tra i ragazzi già benestanti la propensione al lavoro durante il percorso di studio oscilla intorno al 54%: poco meno del 57% dei ragazzi provenienti da famiglie meno agiate. I dati delle interviste del progetto “dopo il diploma” mostrano come il desiderio di intraprendere una carriera imprenditoriale si riscontri maggiormente fra i giovani provenienti da famiglie meno abbienti. Essi vedono nei lavori innovativi un vero e proprio sbocco professionale attraverso il quale migliorare il proprio stato sociale. Il lavoro autonomo e lo spirito imprenditoriale rappresentano dunque i nuovi capisaldi. É necessaria, dunque, una maggiore attenzione verso l’educazione finanziaria e la libera impresa, garantendo corsi informativi per gli studenti interessati.
Fuga di cervelli e divario tra nord e sud
Nonostante l’occupazione giovanile sia in aumento sono tanti gli italiani ancora disposti a lasciare la propria città o addirittura il proprio Paese in cerca di opportunità più remunerative. Rimane da ridurre il divario tra la parte alta e quella bassa dello stivale dal punto di vista delle opportunità garantite. Migliaia di ragazzi ogni anno lasciano il sud per cercare migliori sbocchi professionali in regioni del centro-nord. Numerosi sono gli studenti universitari fuori sede in cerca di una migliore istruzione, alla quale si affianca la possibilità di avere maggiori contatti con le aziende. A questo problema il governo sta cercando di ovviare attraverso l’attuazioni di varie manovre che includono maggiori investimenti nell’istruzione e nelle infrastrutture universitarie e offrendo incentivi a chi decide di rimanere a vivere al sud. Grazie anche alle agevolazioni presenti per chi vuole fare rientro in Italia è in crescita il numero di giovani che stanno riabbracciando la propria terra con l’intento di costruirsi un futuro dove risiedono le proprie radici.
Le strategie del governo per il lavoro giovanile
Tuttavia, il sistema universitario italiano deve ancora evolvere: sebbene l’istruzione accademica sia di alta qualità, mancano collegamenti concreti con il mondo del lavoro e opportunità pratiche. Solo ora si comincia a promuovere una maggiore collaborazione tra università e aziende. Un’altra critica spesso rivolta ai giovani è che non vogliano intraprendere lavori “umili”, come quelli agricoli. Questa retorica ignora le cause più complesse dietro tale disinteresse. La concorrenza sleale creata dall’accoglienza di manodopera a basso costo, venduta come solidarietà dalla sinistra, sta infatti minando i diritti dei lavoratori italiani. I salari minimi e le scarse tutele offerte ai migranti generano una competizione che penalizza chi cerca lavoro nel settore agricolo e in altri ambiti a bassa qualifica. Il governo italiano è consapevole delle difficoltà affrontate dai giovani e sta cercando di rispondere con politiche mirate: fondi per l’occupazione giovanile, agevolazioni per startup, incentivi fiscali e politiche abitative per favorire l’indipendenza dei giovani. Nonostante le sfide, un futuro più prospero sembra attenderli.