La Commissione Ue al voto. Ursula von der Leyen blinda Fitto e parla di sovranità e libertà
Tre pilastri e una cornice: difendere la libertà e la sovranità europee. Nel suo discorso in vista del voto di oggi sulla Commissione, davanti alla plenaria del parlamento europeo, Ursula von der Leyen ha illustrato priorità e orizzonte valoriale del nuovo collegio e invitato i deputati “a scegliere un futuro di libertà per l’Europa. Quel percorso non è mai stato il più semplice. Ma insieme – ha detto – noi sappiamo che possiamo farcela”.
Ursula von der Leyen alla prova del voto sulla Commissione
Il voto si svolge a scrutinio palese e serve la maggioranza semplice per l’approvazione della Commissione. I deputati europei sono 720, ma c’è un numero di riferimento cui guardano gli analisti politici per capire come interpretare il passaggio di oggi: 401, vale a dire i voti raccolti da von der Leyen il 18 luglio quando, a scrutinio segreto, è stata rieletta presidente della Commissione Ue. Intorno al quel numero si esercitano le analisi sui nuovi equilibri, conseguenza del braccio di ferro sulle vicepresidenze esecutive e, in particolare, su quella della socialista spagnola Teresa Ribera e del nostro Raffaele Fitto.
La difesa della scelta di Fitto: “Voglio che le regioni abbiano l’importanza che meritano”
Von der Leyen nel suo discorso ha difeso l’una e l’altra scelta. “Dobbiamo impegnarci per affrontare i problemi che le regioni hanno davanti, dai cambiamenti demografici ai cambiamenti climatici o alla necessità di infrastrutture moderne. E questo va al cuore della libertà di cui parlo oggi”, ha detto von der Leyen citando Enrico Letta e il suo richiamo alla “la libertà di restare”. “Voglio che le regioni e le comunità abbiano il controllo del proprio destino e che contribuiscano a dare forma alle nostre politiche. Questo è il compito di coesione e riforme che ho affidato come Vicepresidente esecutivo a Raffaele Fitto. Questa è una scelta che ho fatto. Anche perché so quanto sia fondamentale dare alle regioni l’importanza politica che meritano”, ha detto la presidente della Commissione, ed è possibile che quel richiamo a Letta non fosse un neutro riferimento a una personalità chiamata a stilare il rapporto sul mercato unico, ma un messaggio ai socialisti.
Von der Leyen glissa sulla questione della maggioranza
Il voto si preannuncia in ordine sparso, specie per i due gruppi al centro del braccio di ferro delle ultime settimane: nei socialisti, i tedeschi di Spd hanno annunciato l’astensione, i francesi del Ps il no; per Ecr il co-presidente Nicola Procaccini ha annunciato la libertà di voto per le varie delegazioni nazionali, “perché ogni nostra delegazione ha il diritto di scegliere in base al proprio interesse nazionale”. Von der Leyen non ha affrontato in maniera esplicita il tema della maggioranza. Si è limitata a dire che “lavorerò sempre dal centro”. “Ora – ha aggiunto – è il momento di unirci. Superare le divisioni e raggiungere compromessi è il segno distintivo di ogni vivace democrazia. Saremo guidati dagli orientamenti politici su cui quest’Aula ha votato. E dalle lettere di missione, nelle quali affronto le preoccupazioni da voi sollevate durante le udienze. E come ho detto prima del voto di luglio, lavoreremo con tutte le forze democratiche europeiste presenti in quest’Aula”.
Ma saranno i dossier a determinare gli equilibri
La forma che prenderà la nuova Europa, però, si deciderà soprattutto sui dossier. Al Parlamento Ue, ha ricordato ancora Procaccini, “non esiste una maggioranza di centrodestra, perché non esiste un vincolo di maggioranza. Non c’è mai stato neanche nei cinque anni passati. Qui le maggioranze fortunatamente si formano sui contenuti, e possono cambiare ad ogni votazione”. Ed è dai dossier che sono arrivati alcuni indicatori, che confermano come la cristallizzazione di una maggioranza spostata a sinistra rivendicata dai vari socialisti, liberali e verdi sia una impuntatura con scarsi risultati di riuscita.
I tre pilastri della Commissione e il cambio di rotta sul Green deal
Von der Leyen ha indicato in innovazione, decarbonizzazione e competitività e sicurezza economica i tre pilastri della Commissione. Il secondo contempla il Green deal, che però diventa un Green industrial deal, qualcosa di profondamente diverso da un piano ecologico guidato dall’ideologia. “Manterremo la rotta sugli obiettivi dell’European Green deal. Ma se vogliamo avere successo in questa transizione – ha avvertito la presidente della Commissione – dobbiamo essere più agili e accompagnare meglio le persone e le imprese lungo il percorso. E dobbiamo fare leva sui nostri tradizionali punti di forza: le nostre industrie e Pmi, i nostri innovatori e i nostri lavoratori. Ecco perché presenteremo il Clean industrial deal entro i primi cento giorni del mandato”. “Questo coinvolgerà l’intero Collegio. E avremo un team che lavorerà fianco a fianco per coordinare la nostra proposta”, ha precisato von der Leyen con un passaggio significativo dal punto di vista politico: la delega alla Transizione ecologica è affidata a Ribera, dunque all’esponente di quella parte politica che storicamente ha posizioni molto rigide sul tema e alla quale, evidentemente, von der Leyen non ha intenzione di lasciare mano libera.
Gli “investimenti massicci” annunciati per il comparto difesa
C’è poi il tema della difesa della libertà, che significa industria della difesa, per la quale servono “un mercato unico”, un miglioramento della “nostra mobilità militare” e “progetti comuni”. “La guerra infuria ai confini dell’Europa. E noi dobbiamo essere pronti ad affrontare ciò che ci aspetta, lavorando fianco a fianco con la Nato. Sappiamo che dobbiamo fare molto di più insieme come europei. Un solo dato: la Russia spende fino al 9% del suo pil per la difesa. L’Europa spende in media l’1,9%”. “Non abbiamo tempo da perdere. E dobbiamo essere altrettanto ambiziosi, perché le minacce sono serie. Per questo nei primi 100 giorni presenteremo un Libro bianco sul futuro della difesa europea”, ha chiarito von der Leyen, sottolineando che garantire la libertà dell’Unione europea significa “fare scelte difficili: significherà investire massicciamente nella nostra sicurezza e prosperità”. Affermazioni che hanno suscitato reazioni irritate da parte di chi pensa che la pace si conquisti col disarmo. “Ursula Von der Leyen si è messa l’elmetto”, ha commentato il vicecapodelegazione del M5S al Parlamento europeo, Gaetano Pedullà, tacciando la presidente di “retorica bellicista e guerrafondaia”.
L’impegno contro l’immigrazione clandestina: “Proteggere le frontiere e rafforzare la sicurezza interna”
Infine, tra i tanti temi affrontati che hanno un significato particolarmente rilevante per capire i nuovi indirizzi politici europei, anche quello dell’immigrazione. “Fin dall’inizio del mio primo mandato, ho promesso un approccio alla migrazione che fosse al tempo stesso equo e fermo, che garantisse sovranità e solidarietà, con regole più severe ma anche con maggiori garanzie per i diritti individuali e che lavorasse per aprire percorsi legali. Questo approccio è ora al centro del Patto sulla migrazione e l’asilo. E Magnus Brunner è la persona giusta per mantenere questo equilibrio. Lavorerà ogni giorno per proteggere le nostre frontiere esterne e rafforzare la nostra sicurezza interna”, ha detto von der Leyen. Brunner è espressione del Partito popolare austriaco, Övp, di estrazione centrista e conservatrice con posizioni molto rigorose in fatto di immigrazione illegale.