La disperazione di una 14enne algerina cresciuta in Italia e rapita dallo zio perché vive all’occidentale: aiutatemi, ho paura

15 Nov 2024 15:54 - di Martino Della Costa
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Una 14enne algerina denuncia con tutta la disperazione, la paura e la voce che ha in corpo: rapita da mio zio perché vivevo all’occidentale. Il grido d’allarme disperato arriva via cavo, dal telefono. All’altra parte della cornetta c’è Jasmine (un nome di fantasia), che sabato notte chiama disperata e il suo appello arriva a La Verità da parte di chi, scrive sula testata, «ha indagato sulla vicenda di questa bambina per la trasmissione Fuori dal Coro». «Signora, ho bisogno di aiuto, non ce la faccio più», denuncia una ragazzina con la voce rotta dal pianto. «Ho paura che mi facciano sposare qualcuno di più grande, ma io non voglio fare ’sta fine, voglio tornare in Italia». E si capisce subito che quello in atto è un dramma che coinvolge una delle tante giovani immigrate testimoni e vittime di una mancata integrazione: un processo rinnegato e ostentato dalle tante famiglie islamiche che proprio nel Bel Paese hanno trovato accoglienza e un presente dignitoso.

14enne algerina, la zio la rapisce e la porta via dall’Italia perché vive all’occidentale

Quella che appare subito chiara è una situazione disperata: quella di una giovanissima che chiede aiuto nel ritrovarsi a combattere una battaglia più à grande di lei, combattuta a colpi di coercizioni pesanti e in nome di un credo, culturale, religioso e sociale, che ha trasformato l’educazione familiare in un incubo esistenziale. «Mi trovo in Algeria. Io sono nata e cresciuta in Italia, ma mio zio mi ha portato qui con l’inganno e ora non posso più tornare. Mi ha sottratto il passaporto e il permesso di soggiorno». E la verità spiega, illustra, commenta. Soprattutto fa sapere che la quattordicenne in questione è la nipote di uno zio affidatario – un musulmano con la mentalità chiusa – «che doveva proteggere la nipote, e invece l’ha punita perché voleva vivere all’occidentale».

Un gelato con le amiche, il top indossato sopra un jeans…

Ne ha paralizzato la quotidianità fatta di un semplice «gelato con le amiche», di un top indossato a corredo di un jeans. Insomma, l’ordinarietà di una ragazzina «nata e cresciuta in Italia» ma «da famiglia algerina». Una giovanissima che viveva con lo zio affidatario ad Aversa, in provincia di Caserta, dove frequentava il primo anno di liceo. Un’adolescente come tante, se non fosse per quella famiglia di provenienza che a un certo punto della sua vita ha calato l’asso delle origini culturali. Peccato per lei che il combinato disposto tra quello che le veniva detto in famiglia e quanto si ritrovava a vivere e vedere nella sua quotidianità di adolescente, non trovasse una corrispondenza. e così cominciano i problemi…

La 14enne algerina: mi hanno portato via con l’inganno e mi hanno sottratto i documenti

«Un giorno sono andata con una mia amica a prendere un gelato e quando sono tornata a casa mio zio non mi voleva più fare entrare. Poi mi ha picchiato. Ma mio zio non è che picchia piano… picchia con la mano pesante, pesantissima. Avevo i lividi. Un’altra volta, invece, mi ha picchiato forte perché ho scaricato Tiktok sul telefono». Finché arriva l’estate, e con l’irrompere della bella stagione, un viaggio verso la casa madre. «Lo zio la porta in Algeria con l’inganno, con la scusa di una vacanza», scrive La Verità. Poi il servizio sulla vicenda aggiunge: «Le sottrae i documenti per relegarla lì: “Me li ha nascosti. Mi dice che non posso più tornare in Italia, ma come non posso più tornare in Italia?”», si chiede la ragazza.

Ho paura di un matrimonio combinato…

Ragazza che, intanto, è prigioniera da luglio a El Milia, provincia di Jijel. Dove la trasferiscono da «una casa all’altra» con l’appoggio di «amici e parenti». E dove cresce il timore di un «matrimonio combinato». «Me ne hanno parlato… ma perché mi parlano di farmi sposare? Io ho 14 anni – dice piangendo –. Mio zio mi ha lasciato qui per questo. Vuole che io finisca come le mie zie, sposate da piccole con persone più anziane. Aiutatemi a tornare in Italia, il più presto possibile». Ma il suo anelito di libertà si scontra contro una legge familiare che anche le mura domestiche italiane, sembra non avere seguito. Intanto Jasmine, dall’Algeria, chiede di non essere abbandonata: «Non ce la faccio più… Non voglio fare questa fine. Spero che qualcuno mi aiuti a tornare il più presto possibile…

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