![L’autogol delle “compagne” anti-Meloni: ricordano la Cecchettin con il “reggiseno e mutandina day” L’autogol delle “compagne” anti-Meloni: ricordano la Cecchettin con il “reggiseno e mutandina day”](https://www.secoloditalia.it/files/2024/11/reggiseno_cecchettin.jpg)
L’autogol delle “compagne” anti-Meloni: ricordano la Cecchettin con il “reggiseno e mutandina day”
Va bene rievocare della studentessa iraniana che si è spogliata in un campus universitario a Teheran contro l’obbligo del velo e le proibizioni imposte alle donne, ma che c’entra Giulia Cecchettin con il burka, l’Iran e soprattutto con il No Meloni day? Misteri della proteste politiche, che ieri a Bologna hanno visto protagoniste delle donne, ovviamente rigorosamente di sinistra, che hanno interpretato il senso del corteo sulla scuola e contro il governo Meloni (ma anche contro Israele, la Schlein, le scuole private, anti abortisti, femminicidi, il patriarcato, la Juventus…) con una chiave “iraniana”, sfilando in reggiseno e mutande. Come se l’omicidio di Giulia Cecchettin, simbolo di una donna libera e uccisa da un fidanzato geloso e possessivo, avesse qualcosa a che fare con una qualche forma di repressione da parte dell’autorità politica o religiosa.
La protesta dei reggiseni e il femminicidio di Giulia Cecchettin
Un centinaio di studenti ha partecipato a Bologna al corteo per il ‘No Meloni Day’, durante il quale c’è stato anche il flash mob di una decina di studentesse che sono rimaste in reggiseno e hanno esposto un cartello con la scritta: “Disarmiamo il patriarcato”. Il corteo è partito da piazza Verdi, in zona universitaria, scortato e sorvegliato strettamente dalle Forze dell’ordine in tenuta antisommossa, dopo gli scontri di sabato scorso in zona stazione. Poi, all’altezza di via Indipendenza, c’è stata l’iniziativa delle studentesse che si sono spogliate, qualcuna rimanendo solo in reggiseno e mutandine, per ricalcare il gesto di protesta di qualche giorno fa della studentessa iraniana che si è spogliata in un campus universitario a Teheran contro l’obbligo del velo e le proibizioni imposte alle donne. L’atto di protesta era anche contro la violenza sulle donne e i femminicidi – è stata ricordata Giulia Cecchettin, uccisa un anno fa – e per rivendicare la libertà di abortire e la contrarietà alla presenza delle associazioni pro-vita nei consultori, come suggerito dalla candidata del centrodestra alle regionali, Elena Ugolini. Una pagina imbarazzante del femminismo di sinistra.