Libano, tregua annunciata ma forse è un bluff: “Nulla è negoziato finché tutto non è negoziato…”
La situazione in Libano, ormai al limite, sembra essere a un punto di svolta. Dopo settimane di intensi scontri tra Israele e Hezbollah, culminati in un crescendo di attacchi e lanci di razzi che hanno devastato il nord dello Stato ebraico e le aree meridionali del Libano, il cessate il fuoco potrebbe finalmente diventare realtà.
Domani sera: un accordo al capolinea?…
Secondo quanto riferito dai media israeliani e internazionali, il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà domani per approvare un accordo già delineato. Un incontro decisivo, previsto per le 17:30 ora locale, le 16.30 in Italia, ed è previsto che duri fino alle 21. La volta di sedersi ad un tavolo potrebbe mettere fine a mesi di tensioni, nonostante le critiche che emergono dall’interno del Paese. Sindaci delle città di confine del nord hanno infatti definito l’iniziativa un «accordo di resa».
…Forse no. Parigi e Washington frenano gli entusiasmi
Dopo la fuga di notizie che incoronava Joe Biden e Emmanuel Macron come gli artefici della pace, arrivano le precisazioni. Una nota ufficiale della Francia smorsa i toni trionfalistici: «Stiamo continuando a lavorare con i nostri partner americani in questa direzione e speriamo che tutte le parti coinvolte colgano questa opportunità il prima possibile».
«Siamo vicini, ma nulla è negoziato finché non è tutto negoziato, e le conversazioni sono in corso», rincara la dose John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, durante un briefing con la stampa. Kirby ha poi sottolineato come la questione rappresenti una priorità assoluta per il presidente Joe Biden, che segue da vicino il dossier in contatto diretto con il suo inviato speciale per il Libano, Amos Hochstein.
Netanyahu, dal canto suo, aveva specificato di voler accettare un cessate il fuoco «in linea di principio», ma di tenere ancora riserve sui dettagli.
Tajani e l’Italia: Vogliamo giocare un ruolo
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si dice «fiducioso», tuttavia «vediamo quello che accade». L’Italia, ribadisce, è pronta a essere protagonista nella sorveglianza dell’accordo, lavorando a fianco di Usa e altri Paesi. «Vogliamo giocare un ruolo», sottolinea il ministro durante la seconda sessione del G7 a Fiuggi.
L’Onu ordina: «Accettare»
L’America hanno già informato le autorità libanesi dell’imminente tregua e un dirigente delle Nazioni unite ha invitato le parti in conflitto ad «accettare», tutto mentre nuovi attacchi israeliani prendono di mira la periferia meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah. «Accolgo con favore gli sforzi diplomatici in corso per raggiungere la cessazione delle ostilità e invito le parti ad accettare un cessate il fuoco ancorato alla piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza», ha detto Muhannad Hadi allo stesso Consiglio di sicurezza, a nome dell’inviato delle Nazioni Unite per il Medio Oriente Tor Wennesland.
Una tregua che spacca Israele
L’esercito israeliano, le cui sirene hanno risuonato ancora oggi per l’ennesima raffica di razzi, ha riportato 20 lanci dal Libano verso l’Alta Galilea e la Galilea Occidentale. Il clima nel nord del Paese resta tesissimo, con comunità come Metula e Kiryat Shmona che subiscono quasi quotidianamente le conseguenze degli attacchi di Hezbollah. «Non capisco come siamo passati dalla vittoria totale alla resa totale», dice il sindaco di una delle città del nord. Un’altro, David Azoulay, sindaco di Metula, attacca duramente il governo e aggiunge è «un patto di resa».
Hezbollah e l’ombra dell’Iran
Parallelamente, le tensioni si intrecciano con le dure dichiarazioni della Guida suprema iraniana Ali Khamenei, che ha chiesto la testa del premier israeliano. Le parole di Khamenei riflettono la dimensione geopolitica del conflitto, con il Libano che si conferma campo di battaglia tra Israele e le ambizioni regionali dell’Iran, orchestrate attraverso i suoi proxies.
Una tregua fragile, ma necessaria
Il cessate il fuoco appare dunque come una necessità impellente, ma resta fragile. Gli attacchi continuano, come dimostrato dal lancio di razzi e droni da parte di Hezbollah nelle ultime ore. Anche Unifil ha espresso «profonda preoccupazione» per la situazione, denunciando gli attacchi israeliani che, secondo l’esercito libanese, hanno già causato la morte di 45 soldati locali.