L’intervista. Fidanza: “Grande successo di Giorgia Meloni. Per questo, a sinistra, stanno impazzendo”

27 Nov 2024 21:00 - di Alice Carrazza

Mentre la sinistra italiana tenta di dipingere il voto sulla Commissione europea come una presunta “spaccatura nel centrodestra”, Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, respinge con fermezza le accuse e ribalta il tavolo. In questa intervista, Fidanza fa il punto su un equilibrio europeo ormai profondamente mutato, sottolinea il ruolo strategico dell’Italia nella nuova Commissione e smonta le contraddizioni di una sinistra che, a Bruxelles come a Roma, si divide su tutto.

Ursula von der Leyen ha ottenuto il via libera definitivo dal Parlamento europeo, ma con una maggioranza risicata. Questo segna una svolta decisiva verso l’agenda delle destre?

Oggi, per quanto la sinistra tenti di esorcizzare questa realtà, è evidente uno spostamento a destra negli equilibri europei. Il centrodestra ha guadagnato spazio sia nei governi nazionali che in Parlamento, dove i numeri non consentono più di portare avanti l’agenda progressista della scorsa legislatura. La Commissione von der Leyen, nel promuovere i provvedimenti di questa nuova fase, dovrà inevitabilmente tenere conto di un equilibrio politico profondamente mutato. Il nostro ruolo sarà duplice: difendere con forza gli interessi nazionali e costruire, ogni volta che sarà possibile, maggioranze alternative che guardino al centrodestra. La cosiddetta “maggioranza europeista” di cui tanto si parla è ormai un simulacro: un feticcio che non regge più, né politicamente – perché divisa su tutto – né numericamente, come dimostrano chiaramente i risultati di oggi. Si tratta di un accordo costruito sulla sabbia, fragile e insostenibile di fronte alle sfide che ci attendono».

Raffaele Fitto sarà la figura centrale in questa nuova Commissione?

«Dal nervosismo della sinistra, si direbbe di sì. Scherzi a parte, Fitto ha un portafoglio cruciale, con deleghe che pesano oltre mille miliardi di euro tra Pnrr, coesione e riforme. Inoltre, come vicepresidente esecutivo, coordinerà politiche strategiche per l’Italia, come trasporti, turismo, agricoltura, pesca ed economia del mare. Il nostro compito sarà supportarlo nel portare realismo e pragmatismo in una Commissione che, negli ultimi anni, è stata troppo spesso condizionata dall’ideologia».

La sinistra descrive il voto sulla Commissione come una frattura nel centrodestra. Come risponde a questa narrazione?

«Guardi, noi oggi festeggiamo un grande successo italiano, grazie alla tenacia e alla coerenza di Giorgia Meloni, leader del centrodestra italiano. Fratelli d’Italia non poteva che sostenere questo grande risultato di Meloni, sostenendo con il proprio voto un collegio dei Commissari di cui fa parte il nostro Raffaele Fitto. Forza Italia non poteva che sostenere una Commissione guidata da una popolare come von der Leyen, in cui il Ppe esprime 14 commissari. La Lega, dopo aver lealmente sostenuto Fitto in fase di audizione, ha legittimamente fatto una valutazione diversa sull’intero collegio, su cui, peraltro, pesa anche la pratica inaccettabile del “cordone sanitario” applicato al loro gruppo. Del resto, il voto sulla squadra dei commissari è sempre molto trasversale. Certo, fossi negli amici della Lega, eviterei alcuni toni un po’ forzati. Noi di FdI abbiamo giocato una partita complessa per dare all’Italia il massimo peso possibile, l’abbiamo vinta e ovviamente ne abbiamo coerentemente sostenuto l’esito. Chi parla di frattura nel centrodestra farebbe bene a guardare al proprio lato».

Conte vi accusa di aver votato con la sinistra, tradendo gli impegni elettorali. È vero?

«Ovviamente no. Intanto, non accettiamo lezioni di coerenza da Conte, che è stato premier prima con la Lega e poi con il Pd. E non ne accettiamo nemmeno dai Cinque Stelle, che sembrano avere la memoria corta. I pentastellati furono decisivi, con i loro 9 voti nel 2019, per far nascere la prima Commissione von der Leyen, votandone il programma senza neanche pretendere garanzie per l’Italia, ma solo per compiacere il mainstream. Noi, invece, abbiamo coerentemente votato contro il programma a luglio e, altrettanto coerentemente, votato a favore del collegio dei Commissari di cui fa parte Fitto. È tutto molto chiaro e lineare: si chiama difendere gli interessi nazionali, non certo inseguire logiche di poltrona, come fanno loro».

Non è paradossale che la sinistra accusi voi di spaccature quando sono loro a dividersi tanto in Europa quanto in Italia?

«In Europa il cosiddetto ‘campo largo’ è ancora più fragile, con grillini, verdi, sinistra radicale e socialisti che votano spesso in ordine sparso. Hanno ritrovato un minimo di unità soltanto quando hanno fornito le veline ai loro compagni di gruppo per attaccare Fitto e la sua vicepresidenza: attacchi ideologici e infondati che si sono infranti contro la nostra coerenza e il nostro pragmatismo. La verità è che stanno impazzendo: avevano raccontato agli italiani che la Meloni sarebbe stata isolata in Europa e nel mondo, e oggi si arrampicano sugli specchi».

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