L’intervista. Giacomo Mollo (Azione Universitaria Sapienza): “I collettivi sono senza freni, è un clima da anni Settanta”
Nuova giornata di tensioni alla Sapienza di Roma, dove nei giorni scorsi i collettivi hanno dato vita a scene di guerriglia per impedire ai ragazzi di Azione universitaria di svolgere la propria campagna elettorale per le elezioni universitarie che si sono chiuse alle 14 di oggi. “I collettivi sono senza freni, lanciano bottiglie, sassi, un nostro ragazzo è stato colpito da un casco in testa. Mi domando quanto manchi ancora perché colpiscano per ucciderci, come le Brigate rosse”, dice il presidente di Azione universitaria alla Sapienza, Giacomo Mollo. “Le elezioni vanno annullate e convocate nuovamente, in queste condizioni non abbiamo potuto fare la campagna elettorale. C’è un clima da anni Settanta”, aggiunge, facendo anche riferimento al gesto della P38 che i collettivi hanno agitato sotto la Minerva.
In questi giorni i collettivi hanno aggredito i ragazzi di Azione universitaria, l’università sta finendo ostaggio dei violenti?
Sì, siamo circondati da aggressioni e tensioni da ogni lato, ma è già da tempo che è così. Nel 2022 hanno impedito di parlare a Daniele Capezzone, quest’anno a David Parenzo: questo succede con una sinistra che chiama alla rivolta sociale e che vuole impedire ad Azione universitaria di occupare legittimamente i propri spazi e di competere liberamente alle elezioni universitarie. Siamo esasperati, abbiamo beccato sassaiole, assalti e lanci di bottiglie di vetro. Nei disordini di questi giorni due agenti della sicurezza interna della Sapienza sono stati feriti. La rettrice Polimeni non ha espresso solidarietà nei nostri confronti e non ha neppure condannato i collettivi violenti. Non ha risposto a nessuna chiamata, neppure a quella del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli: si è barricata in rettorato senza alcun contatto con l’esterno.
Ci sono video in cui si vedono i collettivi che fanno il gesto della pistola “P38”, vi preoccupa questo clima che ricorda gli anni Settanta?
Certo, questo è proprio il clima che l’estrema sinistra vuole riportare all’università. Verso noi ragazzi di Azione universitaria vengono lanciati cori come “schizzi, schizzi, schizzi di materia cerebrale: ogni fascista morto e appeso all’ospedale” oppure “Camerata, basco nero, il tuo posto è al cimitero”. Siamo tornati indietro nel tempo di oltre 40 anni, sono scene che noi non vogliamo vedere. Arrivano a pensare che uccidere un fascista non è reato, un vero rigurgito comunista che stiamo rivedendo nelle università a partire dalla Sapienza, così come a Trento. Alcuni dei nostri ragazzi hanno ricevuto minacce con coltelli e mazze di ferro. I collettivi d’estrema sinistra si stanno facendo sempre più violenti, mi domando quanto manchi ancora perché colpiscano per ucciderci, come le Brigate rosse. Eppure la nostra università ha aule dedicate alle vittime del terrorismo rosso come Vittorio Bachelet e Aldo Moro, dovrebbe essere un monito e invece per loro non lo è. A noi inoltre è impedito l’accesso all’ateneo e dobbiamo girare scortati.
Che succede ora con le elezioni?
Noi chiediamo che vengano annullate e di svolgerle nuovamente: consideriamo l’idea di ripeterle, anche perché non ci è stato nemmeno concesso di fare campagna elettorale. Non abbiamo una grande fiducia nell’istituzione, visto che la rettrice non è stata disponibile a far entrare la celere per farci uscire incolumi, figuriamoci a farci ripetere le elezioni. Da due o tre anni abbiamo visto un’escalation dei comportamenti ostili nei nostri confronti, da quando la destra ha ricominciato a crescere negli atenei e a far eleggere i propri rappresentanti. L’estrema sinistra non sopporta che esista una lista di destra all’università. Difficile sostenere delle elezioni regolari, quando i nostri ragazzi vengono accerchiati continuamente. Per due giorni interi siamo stati assaltati e aggrediti ovunque nei dintorni della Sapienza.