L’intervista. Zaffini: “La sinistra? Sbraita e basta: modello Schlein. Ecco perché l’Umbria resta salda a destra”

1 Nov 2024 8:46 - di Alice Carrazza
ZAFFINI

A pochi giorni dalle elezioni regionali in Umbria, il centrodestra si prepara a consolidare la propria posizione, mentre il cosiddetto “campo largo” affronta l’ennesima fase di caos. Abbiamo intervistato il senatore Franco Zaffini, storico esponente di Fratelli d’Italia e presidente della 10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato. Umbro di nascita, Zaffini offre uno sguardo attento in vista del voto di domenica 17 e lunedì 18 novembre.

Senatore, il centrosinistra, dopo la sconfitta in Liguria, sembra essere in grande affanno anche in Umbria. Cosa è cambiato rispetto al passato?

«Il centrosinistra sta raccogliendo i frutti di anni di politiche contraddittorie e divisioni interne. Non è una sorpresa che sia in difficoltà, considerando che nelle ultime dieci competizioni regionali, da Trento a Potenza, non ha portato a casa una vittoria significativa. Dove il centrodestra non ha prevalso, è stato per una manciata di voti, come in Sardegna, ma i numeri parlano chiaro: la sinistra perde, sbraita e grida ai quattro venti, ma la realtà è che viene rifiutata dagli elettori. Questa sinistra “modello Schlein” è poi più radicale e non riesce a tenere insieme anime moderate. L’alleanza con i 5 Stelle, con ex di Rifondazione comunista e con i centri sociali ha ridotto al minimo l’appeal di quel centrosinistra che, ai tempi di Prodi o Gentiloni, almeno fingeva di parlare a tutto il Paese. Oggi non c’è più alcun collegamento con la sensibilità del centro. Insomma, è distante dai cittadini, che non la votano e, francamente, neanche la prendono in considerazione».

Gli ultimi sondaggi mostravano una corsa testa a testa tra la presidente uscente Tesei e la sfidante Proietti, ma ora sembra che il centrodestra abbia guadagnato terreno. È fiducioso su una riconferma?

«Il vantaggio del centrodestra è evidente, ma sono scaramantico: è come un rigore, finché non entra in porta non si può festeggiare. La candidatura di Proietti, una figura cattolica, è chiaramente un tentativo della sinistra di coprirsi dietro una “foglia di fico”. Ma i fatti parlano da soli: su questioni fondamentali, come il fine vita, è stata costretta a fare marcia indietro per non contraddire gli alleati estremisti. E non dimentichiamo il termovalorizzatore: da sindaco, la Proietti lo ha sostenuto; ora, come candidata, si è piegata alla volontà dei suoi alleati, rifiutando un progetto che garantirebbe una gestione sostenibile dei rifiuti».

In Umbria si è evitata la “spallata” giudiziaria alla vigilia del voto, eppure la sinistra polemizza per l’estinzione dell’abuso d’ufficio, con Repubblica che dedica la prima pagina alla questione. Non è curioso, però, che proprio i sindaci di sinistra ne avessero chiesto l’abolizione? 

«È paradossale, l’ennesima contraddizione della sinistra. Fino a ieri, erano proprio i sindaci di sinistra a lamentarsi di un reato che spesso colpiva chi cercava solo di svolgere il proprio ruolo. Ora, a due settimane dal voto, Repubblica riapre la questione, come se fosse un comunicato della Procura. Siamo abituati a questa macchina del fango, alimentata troppo spesso da una parte della magistratura si presta a simili manovre. Tuttavia, i nostri elettori sono ben informati: capiscono che la battaglia per una giustizia meno politicizzata è una questione di civiltà».

Dopo cinque anni di amministrazione di centrodestra, quali risultati evidenti sono stati raggiunti?

«Quando siamo arrivati, la sanità umbra era commissariata, con un’ampia parte del bilancio regionale bloccata. Subito dopo le elezioni, è scoppiato il Covid, complicando ulteriormente le cose. Nonostante tutto, abbiamo riprogrammato il sistema sanitario, firmato nuovi accordi con l’Università di Perugia e dato un ruolo importante agli ospedali di territorio. Anche turismo e occupazione mostrano numeri straordinari. Il nostro vero limite? Comunicare di più ciò che facciamo. A differenza della sinistra, che urla e inventa fake news, noi siamo abituati a lavorare a testa bassa».

Pensa che l’effetto Meloni possa incidere anche su queste elezioni regionali?

«Senza dubbio. La premier Meloni ha una capacità straordinaria di arrivare agli italiani. Ogni sua dichiarazione contribuisce a rendere chiaro ciò che il governo sta facendo e gli italiani hanno capito che stiamo lavorando per un cambiamento reale. I numeri ci danno ragione: agenzie di rating positive, un’inflazione contenuta rispetto agli altri partner europei e dati confortanti sulla produzione industriale. Insomma, il governo Meloni sta cambiando l’Italia, e questa percezione si riflette anche qui in Umbria».

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