L’ultima intervista (inedita) di Ratzinger: “Oggi è difficile essere cristiani. Sono preoccupato per la Chiesa”
Quando Hubert Schöne chiede al futuro Papa emerito come superare la distanza fra Chiesa e popolo, e del “fossato” che rischiava di aumentare ancora di più la distanza fra loro, Ratzinger replica nella sua ultima intervista inedita: “Non c’è solo un fossato tra popolo e Magistero, molti fossati si sono formati anche nella Chiesa. Al suo interno ci sono gruppi con idee fortemente contrapposte e vediamo come questo renda faticosa la vita nelle comunità e nelle diocesi. Ci sono posizioni molto diverse anche nello stesso popolo di Dio. In questo senso non si otterrà molto con dei cambiamenti linguistici o cose simili. È evidente che la fede in sé non è manipolabile, che la Chiesa non può dire: ‘Così non va, facciamo in quest’altro modo’. La Chiesa ha invece un’eredità che naturalmente deve esplorare in tutta la sua ricchezza e utilizzare in modo vivo. Per questo, ha sempre bisogno di tutti i piani di trasmissione: quel che viene detto a Roma non può essere detto nel linguaggio di tutti, significherebbe che non c’è bisogno delle Chiese locali. C’è invece una comune ‘parola fondamentale’ che ha bisogno di vari tipi di trasmissione nelle Chiese locali, le quali, a loro volta, devono fare la loro parte. E naturalmente gioca un suo ruolo fondamentale, nel complesso, anche il contrasto che attraversa il nostro tempo. La nostra epoca è segnata da enormi contraddizioni interne: la dilania, per così dire dall’interno, la questione dei fondamenti etici, di che cosa abbia stabilità e consistenza, da che cosa sia e da che cosa non sia sostenuto l’uomo. Non ci si può aspettare che la Chiesa automaticamente possa appianare tutto. Essa partecipa a questi processi di sofferenza, mi sia permesso esprimermi in questi termini, ma, nel farlo, ha qualcosa da dare che può aiutare anche a superarli. Credo che non ci si possa aspettare che, una volta convertitasi l’autorità, tutto sia a posto. Dobbiamo invece tutti convertirci continuamente al Signore e gli uni verso altri. E solo in un tale paziente lottare insieme per la fede che ci sostiene, possiamo gradualmente farci di nuovo tutti reciprocamente capire”.