Manovra, l’Italia incassa la doppia promozione in Europa. E si prende la rivincita sui “frugali”
La manovra presentata dall’Italia supera l’esame di Bruxelles: la Commissione Ue ha infatti certificato che è “in linea” con le raccomandazioni, dando dunque il via libera. Non è andata bene, invece, a Germania e Olanda, che, insieme ad altri Stati membri, si sono viste recapitare una serie di appunti. Il nostro governo, oltre al via libera alla legge di Bilancio 2025, incassa anche quello al Piano strutturale di bilancio, il piano pluriennale richiesto dal nuovo Patto di stabilità e che si dispiega su un arco di sette anni. “Un giudizio atteso, frutto di una politica economica e di scelte improntate sulla serietà. Procederemo, come fatto finora, silenziosamente e sobriamente”, ha commentato in una nota il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
L’Italia con le carte in regola: sì dell’Ue a manovra e Psb
Nel complesso, per palazzo Berlaymont, sono otto su 17 gli Stati membri della zona euro con le carte in regola. Oltre all’Italia, si tratta di Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Croazia e Francia. Per gli altri (Estonia, Germania, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Olanda e Lituania), che per vari motivi di spesa e di politiche fiscali sono “non in linea” con le raccomandazioni, saranno necessari “vigilanza” e “azioni adeguate” per garantire l’allineamento con i propri obiettivi e con il nuovo quadro fiscale dell’Ue.
La rivincita degli “ultimi della classe” sui “frugali”
L’esito delle valutazioni, contenute nel pacchetto d’autunno del semestre europeo pubblicato oggi dalla Commissione europea, assume i connotati di una sorta di nemesi per Paesi come l’Olanda, storicamente capofila dei cosiddetti “frugali” e oggi finita nella lista degli indisciplinati spendaccioni con una finanziaria che prevede una spesa netta “superiore ai massimali”, sia in termini annuali sia in termini cumulativi. Il tema è stato affrontato anche dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, nel punto con la stampa a Bruxelles. Pur premettendo di non voler “puntare il dito contro nessuno” e che “non dobbiamo suddividere i Paesi in categorie”, Gentiloni, rispondendo alle domande dei cronisti, ha ricordato che “ci sono alcune regole rigide che onestamente non sono stato io a volere. Quindi se ci sono regole rigorose è perché in alcuni casi queste regole sono state chieste. Non punto il dito su nessuno ma qualcuno le ha chieste. Ora abbiamo queste regole e penso che la Commissione attuale e la prossima Commissione in particolare siano chiamate ad attuarle”.
Doppio smacco per l’Olanda: rimandata anche per il Piano strutturale di bilancio
Per l’Olanda, poi, lo smacco è stato doppio: oltre alla manovra, la Commissione ne ha bocciato anche il piano pluriennale, proponendo al Consiglio di raccomandare un percorso di spesa netta “coerente” con le informazioni tecniche trasmesse dalla Commissione a giugno. Disco verde, invece, oltre che per l’Italia anche per Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. Per loro la Commissione ha valutato che i piani soddisfano i requisiti del nuovo patto di stabilità e stabiliscono un percorso fiscale “credibile” per garantire che il livello del debito dei rispettivi Stati sia messo su un percorso discendente “sostenibile” o mantenuto a livelli “prudenti”. Un giudizio positivo che, dunque, riguarda anche i cinque Paesi, tra cui l’Italia, che avevano chiesto l’estensione del piano da quattro a sette anni (gli altri sono Finlandia, Francia, Spagna e Romania). La Commissione “sta ancora valutando”, invece, il piano a medio termine dell’Ungheria, mentre quello tedesco è stato rinviato a causa della convocazione delle elezioni.
L’obiettivo deficit per l’Italia
C’è comunque una raccomandazione rivolta dalla Commissione all’Italia e riguarda la necessità di riportare il deficit sotto il 3% del Pil “entro il 2026”. L’Italia “dovrebbe porre fine alla situazione di deficit eccessivo” in cui si trova “entro il 2026”, si legge nel pacchetto d’autunno. Di fatto, la raccomandazione è quasi un pro forma: secondo le previsioni della stessa Commissione, il deficit/Pil del nostro Paese dovrebbe scendere al 2,9% nel 2026. La spesa netta non dovrebbe crescere, in termini nominali e anno su anno, più dell’1,3% nel 2025 e più dell’1,6% nel 2026.