Manovra, Meloni ai sindacati: “Puntiamo a una crescita duratura, non al consenso”
Una manovra all’insegna della responsabilità, della crescita del Sistema Italia e del sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Incontrando i sindacati a Palazzo Chigi, il premier Giorgia Meloni ha ripercorso le direttive che hanno guidato le scelte del governo, illustrando poi nel dettaglio le misure che, anche grazie alla continuità degli indirizzi già impostati nelle due finanziarie precedenti, danno una prospettiva di medio e lungo periodo alla legge di Bilancio. “Un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo”, ha rivendicato il premier, ricordando che molto incide sui margini di azione dell’attuale governo “la grave eredità di debiti che pesano come un macigno sui conti pubblici”.
Il “macigno” del superbonus: un costo da 38 milioni, la manovra ne vale 30
A Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse presenti al tavolo, in cui il governo è stato rappresentato da numerosi ministri, Meloni ha voluto citare due numeri: “30 e 38”. “Trenta miliardi è il valore complessivo di questa manovra di bilancio; 38 sono i miliardi che, solo nel 2025, costerà alla casse pubbliche il Superbonus varato dal governo Conte 2 per ristrutturare meno del 4% degli immobili residenziali italiani, prevalentemente seconde e terze case, cioè soldi dei quali ha beneficiato soprattutto chi stava meglio”, ha chiarito il premier, parlando del superbonus come della “più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia” e ricordando che con quelle risorse “qualsiasi provvedimento di questa legge di bilancio avrebbe potuto essere più che raddoppiato”. “Vale per la sanità, per i contratti pubblici, per la scuola, per l’aumento dei salari”, ha proseguito Meloni, precisando che “lo dico per chiarire il quadro nel quale operiamo”.
Bombardieri si presenta con una calcolatrice, Meloni rilancia: “Bene così potrà calcolare i fondi stanziati per la sanità”
E proprio sulla sanità Meloni ha raccolto l’assist involontario offerto dal fatto che il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri le ha portato in regalo una calcolatrice, “dopo la confusione che ho fatto a Porta a porta. Sono contenta, così potrà fare anche lui questo rapido calcolo. Quando questo governo si è insediato, nel 2022, il Fondo sanitario nazionale era di 126 miliardi. Nel 2025 raggiungerà la cifra record di 136,5 mld. Questo vuol dire che, in due anni, il Fondo sanitario è aumentato di 10,5 miliardi di euro. Nel 2026 – ha chiarito ancora il premier – il fondo crescerà ancora e arriverà a 140,6 miliardi. La spesa sanitaria non aumenta solamente in termini assoluti, ma anche come spesa pro-capite, anche tenendo conto dell’inflazione”. Meloni, inoltre, ha ricevuto un “dono” anche da Maurizio Landini, che le ha portato L’uomo in rivolta di Albert Camus.
Lo sforzo che rende strutturali il taglio del cuneo e le nuove aliquote Irpef
Fatta la dovuta premessa sulla dispersione di fondi legata al superbonus, il premier ha illustrato le priorità su cui il governo ha deciso di concentrare le risorse: “Il sostegno ai redditi medio-bassi, il sostegno al lavoro, gli incentivi alle famiglie con figli, la riduzione della pressione fiscale, l’aumento delle risorse nella sanità e il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici”. E ha sottolineato lo sforzo per rendere strutturali misure come il taglio del cuneo fiscale, “come peraltro veniva richiesto soprattutto dalle organizzazioni sindacali”, ampliando la platea a circa 1,3 milioni di lavoratori con redditi tra 35 a 40mila euro annui. Confermato anche l’esonero contributivo per le mamme lavoratrici dipendenti con almeno due figli, esteso ora anche alle lavoratrici autonome. Un’altra misura resa strutturale è il passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito e mirando a “intervenire anche sullo scaglione di reddito successivo, ma questo – ha precisato Meloni – dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo”.
Il sostegno alle famiglie
Capitolo famiglia. Il premier ha ricordato, tra le altre, il contributo di mille euro alle famiglie con redditi Isee non superiori a 40mila euro per i figli nati o adottati dal primo gennaio; l’aumento e l’allargamento della platea per il bonus nido; l’estensione a tre mesi, tanto per i padri quanto per le madri, del congedo parentale retribuito all’80%, invece dell’ordinario 30%; il rifinanziamento della “Carta dedicata a te” a sostegno dei redditi più bassi per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità. Inoltre, ha spiegato Meloni, “vengono stanziati, per la prima volta a carattere permanente, 50 milioni per il fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti”. E, ancora, nella finanziaria c’è un fondo da cento milioni destinato ai Comuni per l’assistenza dei minori allontanati da casa con provvedimenti della giustizia minorile e il rifinanziamento per il prossimo triennio e non più solo di anno in anno del Fondo di garanzia per la prima casa. Una misura, ha sottolineato Meloni, “che mi piace ricordare essere stata introdotta dall’allora ministro della Gioventù del governo Berlusconi”, vale a dire lei stessa.
L’impegno a varare un piano casa straordinario di edilizia pubblica e sociale
“E ci impegniamo, con questa manovra, a varare un piano casa straordinario di edilizia pubblica e sociale. Perché garantire un’abitazione ad un costo sostenibile è uno degli strumenti che servono non solo per rilanciare l’occupazione, ma anche per sostenere il legittimo desiderio delle giovani generazioni a mettere su famiglia”, ha proseguito il premier, parlando infine del riordino del sistema delle spese fiscali, le famose tax expenditure, “senza gravare sui redditi medio-bassi”.
Il governo dalla parte di chi “produce ricchezza e occupazione”
Per quanto riguarda le imprese, Meloni ha ribadito che la linea guida è quella del sostegno a “chi produce ricchezza e occupazione”. Si va dalla super deduzione del 120% del costo del lavoro per le nuove assunzioni, basata sul principio del “più assumi meno paghi”, agli incentivi occupazionali previsti dal Decreto Coesione per l’assunzione di giovani, donne, per lo sviluppo occupazionale della Zes Unica per il Sud e gli incentivi per l’autoimpiego in settori strategici, fino al rifinanziamento degli investimenti produttivi delle micro, piccole e medie imprese, portando nel 2025 il fondo ad un totale di 607 milioni e incrementando le risorse fino al 2029. Ammontano a 1,6 miliardi, poi, i fondi stanziati per il credito d’imposta in favore delle imprese che realizzano investimenti nelle zone della Zes unica nel 2025. A tutela del potere d’acquisto dei lavoratori, Meloni ha ricordato la detassazione dei premi di produzione e dei fringe benefit e le agevolazioni fiscali sugli immobili concessi in locazione ai dipendenti che, nei primi due anni dall’assunzione, si trasferiscono a oltre 100 chilometri dalla residenza precedente.
Contratti pubblici e pensioni
Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti pubblici la manovra prevede uno stanziamento di 4,4 miliardi di euro nel triennio 2025-2027, che “per la prima volta, non solo viene previsto in anticipo rispetto alla scadenza del periodo di riferimento del rinnovo (2025-2027), ma copre ben due trienni di rinnovi (sino al 2030)”. Per le pensioni, poi, confermata anche per il 2025 e il 2026 la rivalutazione delle minime oltre oltre il livello di inflazione indicato dall’Istat.
Meloni rivendica con i sindacati l’orgoglio per il cambio di passo rispetto al passato
Per quanto riguarda i bonus edilizi, Meloni ha chiarito che ora “vengono gestiti con buon senso”, innanzitutto distinguendo tra prima e seconda casa. Per quanto riguarda il Superbonus, poi, “si prevede, anche per le spese effettuate nel 2023, la possibilità di spalmare su dieci anni i crediti legati al 110%, così da tutelare i contribuenti che avrebbero rischiato di perdere la quota di detrazioni non utilizzata nell’anno”. Infine, le coperture. Meloni sul punto ha rimandato alla relazione di Giorgetti, ma “io – ha chiarito – ci tengo a dire che la solidità, la credibilità e il coraggio di questo governo hanno consentito di poter far partecipare banche e assicurazioni alla copertura della legge di bilancio”. “Un grande cambiamento rispetto al passato, quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale“, ha detto il premier, rivendicando un particolare orgoglio anche rispetto alla “riforma fiscale che stiamo progressivamente attuando, improntata sul necessario riequilibrio del rapporto tra Stato e cittadini di cui molte volte abbiamo parlato e che, come detto, ha iniziato a dare i primi effetti: infatti, registriamo da una parte un incremento record delle entrate tributarie e dall’altra un incremento record delle somme recuperate all’evasione fiscale”. “Mi rende – ha concluso il premier – particolarmente orgogliosa”.