Mezza Europa affossa il salario minimo: Pd e Landini sconfitti, ora si facciano qualche domanda

16 Nov 2024 17:00 - di Adriana De Conto
Salario minimo Pd Landini

Clamoroso sconfitta per la sinistra in Europa sul salario minimo, ossia l’imposizione di una paga minima oraria su cui Pd e Cgil hanno imbastito per mesi e mesi la loro polemica contro il governo. Sono scaduti  i termini per recepire la direttiva Ue che regola la paga oraria «adeguata»: dodici Paesi non hanno iniziato l’iter, due hanno fatto ricorso. Solo in cinque l’hanno approvata. La direttiva Ue sui salari minimi  aveva l’obiettivo di garantire ai lavoratori degli Stati membri una retribuzione considerata «adeguata» per legge. Ma a conti fatti in ben dodici su ventisette paesi membri  l’iter non risulta nemmeno iniziato. Si parte dalla Bulgaria e si arriva fino a Cipro, Estonia, Francia, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. I termini scadevano il 15 novembre.

Salario minimo, solo 5 Stati recepiscono la direttiva dell’Europa

Solo cinque Stati -Romania, Lituania, Repubblica Ceca e Ungheria – hanno recepito la direttiva per davvero. Lo evidenzia uno studio dell’Adapt curato da Silvia Spattini riportato dal quotidiano la Verità. Va preso atto  che in gran parte d’Europa non ritendono prioritaria la misura. “I Paesi che non hanno un salario minimo non ci pensano nemmeno ad adottarlo, anzi se possibile fanno ricorso”. Ciò dimostra che anche se è l’Europa a chiederlo, molti paesi non intendono  darsi regole più stringenti sul salario minimo.

Quasi la metà degli Stati non recepisce la direttiva: scaduti i termini i 15 novembre

«L’obiettivo della direttiva dell’Unione», si legge nella ricerca dell’Adapt, «è di promuovere e creare condizioni favorevoli al fine di garantire ai lavoratori degli Stati membri una retribuzione minima adeguata, che può essere assicurata mediante contratto collettivo oppure per legge. Con questo fine, sono presenti nella direttiva disposizioni che richiedono agli Stati di definire procedure per fissare salari minimi legali che garantiscano la loro adeguatezza, per promuovere la contrattazione collettiva rispetto alla determinazione dei salari e per migliorare l’effettività dell’applicazione delle paghe minime, indipendentemente dalla modalità della loro fissazione, legale o contrattuale».

Landini va alla guerra col governo sul salario minimo: chieda conto a mezza Europa…

Il risultato risulta evidente:  quasi la metà degli Stati Ue “ha sonoramente snobbato la direttiva di Bruxelles”. In Italia il dibattito sul salario minimo ha diviso governo e opposizioni: se queste ne facevano una quwstione di vita o di morte, il governo ha perseguito un’altra via: quella della detassazione anche del secondo livello (premi di risultato, welfare ecc), degli incentivi alla produttività e della moral suasion sui rinnovi contrattuali. Il tutto per non deprimere lo strumento della contrattazione. La Cgil di Landini  ha continuato a insistere per recepire la Direttiva europea sul salario minimo, ingaggian do una “guerra” con il governo.  Ora vada a protestare con gli altri Paesi. Potrebbe chiedere loro lumi sul motivo per cui hanno fatto ricorso contro la direttiva Ue.

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