Migranti, il sospetto sulle sentenze: il bersaglio grosso è consolidare subito la giurisprudenza

5 Nov 2024 18:10 - di Francesco Nicola Maria Petricone
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Consolidare la giurisprudenza nel più breve tempo possibile. Mai stata così celere la road map scelta dagli interpreti togati. In poco più di un mese, quattro pronunce a tempo di record, una della Corte europea e tre di giudici nazionali, tutte sullo stesso tema. Una al centro, una al nord e una a sud dello Stivale, tanto per essere equidistanti anche dal punto di vista geografico. Nel rimbalzare la palla in campo immaginato come avverso, quello del decisore politico, nell’ultima pronuncia, il giudice catanese non si è neanche premurato di rinviare la controversia ai giudici dell’Unione europea, tale e tanta chiarezza ermeneutica avrebbe a suo giudizio il diritto dell’Ue in materia.

Il tema, naturalmente, i Paesi da considerare sicuri ai fini del rimpatrio dei clandestini che giungono sul territorio nazionale senza legittimità. Anche dopo la norma primaria inserita dal legislatore nell’ordinamento giuridico nazionale. Ormai è chiaro che la questione è più politica che giuridica. Non fosse altro per la risonanza pubblica che viene assicurata alle pronunce giurisdizionali anche da parte di chi le emette. E ora? La normativa vigente prevista in via di decretazione d’urgenza, in corso di conversione, legittima lo Stato ad impugnare la pronuncia per riformarla. Nel frattempo, però il destinatario del provvedimento impugnato non è vincolato all’atto adottato dall’autorità di polizia giudiziaria. E paradossalmente deve essere rimesso in condizione di circolare liberamente sul territorio nazionale.

Rimane sullo sfondo il percorso intrapreso dalla magistratura italiana che ritiene di disapplicare una norma primaria vigente, in quanto presuntivamente in contrasto con la normativa europea. Con un ragionamento giuridico la correttezza del quale altri giudici saranno chiamati a valutare. Forse, non con la stessa tempestività. Per ora, rimane senz’altro la domanda sulla celere concomitanza di decisioni giurisprudenziali, caso più unico che raro, giunte a distanza di manciate di giorni le une dalle altre, emesse, questa volta sì, a macchia di giaguaro sul territorio nazionale, con un sincronismo quanto meno inusuale. Avanti così è chiaro che, checché ne dicano i rappresentanti nazionali delle toghe, sorge un ragionevole dubbio sulla loro genesi e sulla rapidità inusuale con la quale sono state adottate, molto lontana dai tempi a cui siamo abituati i giudici nazionali emettono altre pronunce. E una certezza su tutte. Altre ne arriveranno, e in tempi brevi, per assicurare che la giurisprudenza in materia si consolidi sempre di più, malgrado la normativa nazionale in vigore dica esattamente il contrario. Con un metodo che sarà interessante vedere se potrà essere considerato legittimo al vaglio della Corte costituzionale.

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