Regionali, l’analisi del voto partito per partito: il Pd primo, ma a crescere più di tutti è ancora FdI
Due vittorie per il centrosinistra, due sconfitte per il centrodestra. La fotografia delle regionali è chiara. Ma l’analisi del voto del day after, quando ormai i numeri sono definitivi, rimanda un quadro più articolato. E meno eccezionale di quello rivendicato dal Pd, sintetizzato in quel “emozionante e commovente” usato da Elly Schlein per descrivere la vittoria in Emilia Romagna, sebbene si trattasse di un esito più che scontato. Discorso un po’ diverso per l’Umbria, dove la vittoria di cinque anni fa della leghista Donatella Tesei aveva fatto sperare che il monopolio rosso sulla regione potesse essere stato definitivamente archiviato. Non è andata così e il centrodestra ne ha preso atto senza psicodrammi: “Gli elettori hanno sempre ragione”, sono state le parole di Matteo Salvini. Ma cosa hanno detto davvero gli elettori?
Il voto in Umbria: il Pd guadagna l’8,1%, FdI il 9%. Bene anche Forza Italia
In Umbria che il Pd è il primo partito, ma FdI è quello che cresce di più. Perché, benché qualcuno ci provi a fare il paragone con le europee, è alle scorse regionali che bisogna guardare per avere un paragone corretto. Nel 2019 il Pd prese il 22,3%, stavolta ha preso il 30,2%, attestandosi stabilmente come primo partito della regione. FdI è distante, al 19,4%, ma rispetto al 10,4 di cinque anni fa cresce di 9 punti tondi e di un punto più dei dem, nonostante la sconfitta della coalizione. Una performance considerevole è anche quella di Forza Italia, che è passata dal 5,5 al 9,7%. È crollata invece la Lega, passata dal 37% al 7,7%. Male anche il M5S, che ha quasi dimezzato i voti, passando dal 7,4% al 4,7%, mentre guadagna qualcosa Avs: la somma di Sinistra e Verdi, nel 2019, faceva il 3%, insieme stavolta hanno preso il 4,3%. Per quando riguarda gli altri partiti, si possono solo registrare i voti di questa tornata, visto che in quella passata non erano in corsa. Guardando alla coalizione di centrodestra, Noi Moderati prende il 2,9%, Alternativa popolare di Stefano Bandecchi il 2,1%, la lista Tesei presidente il 5%. A sinistra, il cartello composto da Azione, Psi, Pri e +Europa si attesta al 2,3% e la civica Umbria domani, nella quale sono confluiti anche i candidati di Italia Viva, ha preso il 4,7%.
In Emilia Romagna FdI cresce quasi il doppio del Pd: 15,1% contro 8,2%
In Emilia Romagna cambiano i numeri, ma non l’andamento. Il Pd centra un importante 42,9% crescendo dell’8,2% rispetto al 34,7% del 2020. FdI quasi doppia questa crescita, conquistando un 15,1% in più di elettori rispetto a quattro anni fa: era all’8,6% arriva al 23,7%. Forza Italia, qui in lista insieme a Noi Moderati, raddoppia, passando dal 2,6 al 5,6%. Di nuovo è la Lega a pagare il prezzo più alto, scendendo al 5,3% dal 31,2% del 2020. Anche il M5S perde consensi, va meno peggio che in Umbria, ma partiva più passo: dal 4,7% è sceso al 3,6%. Avs prende il 5,3%, nel 2020 non c’era, c’era invece Europa Verde che prese il 2%. Allora anche +Europa corse come lista a sé nell’ambito della coalizione e prese l’1,5%, pressoché lo stesso dell’1,7% preso stavolta insieme ad Azione, Psi e Pri. Qui le liste non presenti nella precedente tornata sono nel centrodestra Ugolini presidente, che ha preso il 5,2%, e Civici con de Pascale, che ha dato una casa ai candidati di Italia Viva e ha preso il 3,8%.
Ma il vero vincitore delle regionali è il partito dell’astensione: l’analisi del voto è impietosa
Infine non si può non menzionare il “partito” che ha rappresentato il vero exploit di questa tornata e che, non a caso, preoccupa tutti: quello dell’astensione. In Umbria è andato a votare il 52,3% degli elettori, significa che il partito dell’astensione si è attestato al 47,7% crescendo del 12,39% rispetto alla precedente tornata, quando a votare andò il 64,69% degli elettori. Va perfino peggio in Emilia Romana, dove l’astensionismo è arrivato al 53,58%, crescendo di 21,25 punti in quattro anni: nel 2020 andò a votare il 67,67% degli elettori, stavolta solo il 46,42%.