Saviano incolpa i social per la vittoria di Trump: stavolta se la prende col popolo del web…

7 Nov 2024 16:31 - di Alice Carrazza
Saviano

Trump ritorna alla Casa Bianca, e con lui affonda il sogno patinato dei democratici di Kamala e dell’Obama family. Lacrime amare scendono non solo per loro, ma anche per la sinistra europea, soprattutto quella italiana, che ora si agita e va nel panico. Alla disperata ricerca di un colpevole, ecco spuntare teorie stravaganti per spiegare la débâcle. La più creativa? Quella dell’immancabile moralista Roberto Saviano, che scende in campo con un sermone d’annata. Non potendo attaccare apertamente i risultati della più grande democrazia al mondo, e nemmeno demonizzare il nuovo Presidente per una vittoria chiara e legittima, il dito di Saviano punta contro i social media. O meglio, tra le righe, se la prende con la “stupidità degli elettori”.  Una mossa classica per certa sinistra da salotto, che guarda con disprezzo le masse popolari e si preoccupa solo delle minoranze, dimenticando che in democrazia è il popolo ad essere sovrano.

Il paradosso: Saviano accusa i social media usando… i social media

Stavolta dunque il colpevole è l’universo digitale che dà spazio alla libertà di espressione senza guardare il numero di titoli o il circolo elitario di provenienza. Niente riflessioni sulle vere ragioni della caduta dei Dem, nessuna analisi sulla distanza siderale delle élite dalle vere necessità del popolo, stanco di slogan woke e ossessioni green. No, la colpa è dei social, e Saviano, come un oracolo, lo annuncia… proprio sui social. Un paradosso, a dir poco.

 

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Un fiume di contraddizioni e ipocrisia

Dall’alto della sua cattedra digitale, l’intellettuale non riesce a trattenersi: «Senza regole per i social nessuna democrazia è più possibile», posta sentenziando. «Aver permesso che l’attenzione fosse ridotta a 8 secondi, che le news implodessero nella superficialità più ridicola», prosegue come un fiume in piena. Come se fosse il tempo di un post o di un tweet, non la rottura tra la politica e il cittadino, a spiegare la sconfitta dei liberal. Ma Saviano ignora l’ironia delle sue parole, criticando i social dal pulpito che lui stesso alimenta, con le stesse strategie che menziona.

Roberto Saviano vuole far saltare la “fogna dei social”

Nella sua crociata, Saviano paragona i contenuti su questi «orrendi» spazi virtuali alla «carne che il ladro agita al cane da guardia per poter entrare in casa», lamentando come oggi la democrazia sia stata divorata dalla superficialità. Una visione apocalittica o forse fin troppo comoda: incolpare l’ecosistema digitale invece di ammettere che l’elettorato, soprattutto quello più popolare, non sopporta più la distanza tra le élite culturali e la vita reale. La «fogna di Twitter (nel frattempo è diventato X), di Facebook, Instagram e TikTok», secondo Saviano, dovrebbe essere «fatta saltare» o, almeno, rivisitata con nuove regole e nuove piattaforme magari che virino a loro favore. E perché no, un bel club del politicamente corretto? Ah no esiste già, si chiama Threads; l’unico che casualmente Saviano non menziona, o dove sembra trovarsi bene. Quindi il suo dilemma pare risolto: gli basterebbe cancellare gli altri.

Il disprezzo per la periferia italiana

Eppure, è proprio l’ultima riga del suo post a rivelare con chi ce l’abbia davvero Saviano. «Dalla periferia italiana, poi?» sbotta, lasciando trasparire tutto il suo disprezzo verso quella “periferia” che sembra considerare incapace di comprendere o addirittura indegna di esprimere un’opinione. Ma dov’è il vero problema, Roberto? Nei social, o nel fatto che le stesse persone che tu condanni preferiscono la politica concreta alle prediche dei salotti intellettuali?

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