Sciopero, al corteo di Torino antagonisti, Pro Pal e la piazza di Corvetto. Attacchi alla polizia: che c’entra con la manovra?
Ma cosa c’entrano i Pro Pal e gli “studenti” che chiedono «verità e giustizia per Ramy Elgaml» al corteo promosso da Cgil e Uil contro la manovra economica del governo? Sulla carta niente e in teoria non sarebbe la protesta odierna il loro spazio d’intervento e il raggio d’azione, eppure infiltrati e ben amalgamati tra ragazzi delle scuole superiori, precari e disoccupati, spuntano a Torino – e si fanno notare per veemenza militante e impeto propagandistico – attivisti di centri sociali e sostenitori ProPal.
Sciopero, corteo di Torino, in piazza odio ideologico, ProPal e centri sociali
E allora via al cordone di studenti appartenenti ai collettivi universitari con annessi e connessi al seguito che a Torino, dopo aver sfilato in coda al corteo promosso da Cgil e Uil contro la manovra economica del governo, sono arrivati poco fa sotto la sede della Prefettura dove hanno lanciato fumogeni e uova contro le forze dell’ordine schierate in tenuta antisommossa. Il tutto al grido di “Free Palestine”. E la domanda torna a sorgere spontanea: ma che c’azzecca con la manovra?
Slogan e cartelli: gli attivisti in piazza si mescolano con studenti e precari
Ma tant’è: i sostenitori della causa palestinese declinata ai metodi di Hamas sfruttano la manifestazione organizzata per lo sciopero generale per sostenere le loro rivendicazioni fuori contesto. Così, nella piazza torinese compare – non proprio inaspettatamente – una numerosa presenza di attivisti che sfoggia bandiere e striscioni. Che urla slogan che inneggiano alla «opposizione sociale» contro «il genocidio in Palestina». Quanto meno questo si legge nei cartelloni e sugli striscioni ostentati a viva voce.
Sciopero, corteo di Torino: studenti bloccano il Campus universitario
E nel frattempo, tanto per non farsi mancare nulla, dal Campus universitario Einaudi sono partiti circa 150 manifestanti diretti a Piazza Castello per unirsi al corteo con destinazione finale nel cuore del centro di Torino. Mentre altri precari universitari continuano il blocco davanti al campus impedendo l’entrata a docenti e studenti. Una iniziativa – se così si può definire – quella dei blocchi promossi dai collettivi universitari degli atenei torinesi, su cui Elena Chiorino, vicepresidente e assessore al Diritto allo Studio Universitario della Regione Piemonte, in una nota ha espresso ferma condanna. Letteralmente.
Chiorino sui blocchi promossi dai collettivi universitari degli atenei torinesi: «Atto grave»
«Condanno con fermezza l’occupazione abusiva temporanea di Palazzo Nuovo e i blocchi al Campus Einaudi. Atti gravi, irresponsabili e inaccettabili, che non solo minano il rispetto delle regole e delle istituzioni, ma danneggiano profondamente gli studenti, i docenti e tutto il mondo accademico», ha dichiarato, nero su bianco in una nota Elena Chiorino, vicepresidente e assessore al Diritto allo Studio Universitario della Regione Piemonte sui blocchi promossi dai collettivi universitari degli atenei torinesi.
«I diritti non si costruiscono sull’illegalità»
Aggiungendo in calce: «I diritti non si costruiscono sull’illegalità. Né tantomeno sulla prevaricazione di chi ritiene di poter imporre le proprie idee violando le regole basilari del rispetto. È ora di dire basta. Siamo e saremo sempre al fianco di chi rispetta le regole e crede nel valore della formazione e del merito, pilastri fondamentali per costruire una società libera e giusta».
Sciopero, al corteo di Torino spunta pure la piazza di Corvetto…
Ma allora, in tutto questo miscuglio di proteste e rivendicazioni, in questo magma indistinto di odio sociale e contestazione a largo spettro, quanto fin qui inscenato poteva bastare? Certo che no? E allora, sempre a Torino sono stati avvistati gruppi di studenti che, cavalcando l’onda anomale delle violenti proteste milanesi nella zona periferica di Corvetto, sono scesi in strada per chiedere «verità e giustizia per Ramy Elgaml».
Slogan, cartelli, fumogeni e uova contro le forze dell’ordine
Ed è tra loro, in un coacervo indistinto di odio sociale e fervore ideologizzante che spunta – come riporta Libero quotidiano – «un cartello con la foto del giovane morto pe un incidente in scooter durante un inseguimento con i carabinieri la notte del 25 novembre. Sotto la frase “Tout le monde déteste la police”». Che tradotto recita: «Tutto il mondo odia la polizia»…
Maurizio Landini come giustificherà tutto questo?
Incisi furoreggianti che, nel contesto del corteo indetto oggi, suonano decisamente fuori tema. Frasi e rivendicazioni che mettono senz’altro in imbarazzo il segretario della Cgil, Maurizio Landini, chiamato in qualche modo a renderne conto. Perché, come postulato in apertura, tutto questo cosa ha a che fare con uno sciopero proclamato per protestare contro la manovra?
Gasparri: «Landini irresponsabile: il suo linguaggio inasprisce la situazione nelle piazze»
Intanto, mentre Landina sfila in piazza e tace suio disordini e gli attacchi alle forze dell’ordine, il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri, a Restart su Rai2 commenta: «Landini è un irresponsabile. Parla di “rivolta sociale” e usa parole in maniera impropria che alimentano l’astio sociale. Non a caso, dopo quelle parole si è inasprita la situazione nelle piazze. Landini ha sbagliato e deve chiedere scusa».
La precisazione sulla manovra che smonta slogan e astio sociale
Non solo. Proseguendo l’esponente forzista aggiunge anche: «E voglio esprimere la mia solidarietà alle Forze di Polizia che anche a Torino sono state colpite. A Bombardieri & co. voglio ricordare che con il governo di centrodestra è entrata in funzione la patente a punti per i cantieri, i contratti si rinnovano e sono stati fatti vari stanziamenti economici. La manovra economica prevede il taglio del cuneo fiscale, risorse in più per il popolo in divisa. Si può fare di più, ma scioperare mentre l’occupazione supera i 24 milioni e la disoccupazione scende al 6% mi sembra surreale».
Sciopero, corteo a Torino e ruolo dei sindacati: la chiosa di Gasparri
E ancora. «Lo sciopero di oggi – avverte Gasparri – non è il primo e non sarà l’ultimo. Non va ignorato, ma neanche preoccupa. Nel senso globale del termine, è chiaro che i sindacati siano dei “soggetti politici”. Poi se di venti sindacati ne scioperano solo due è un fatto: perché “alcuni” non rappresentano “tutti”. Alcuni giorni fa, ad esempio, c’è stato lo sciopero dei medici. Ne hanno parlato tutti. Poi il dato ufficiale delle adesioni è emerso dopo ed erano state tra l’1% e il 2%. Ma nessuno ha parlato di questi dati», conclude il senatore azzurro.