Sciopero flop ma Landini esulta e tace sulle violenze. Donzelli: soffia sul fuoco ma i lavoratori gli hanno voltato le spalle

30 Nov 2024 9:20 - di Bianca Conte
sciopero Landini Donzelli

A sciopero terminato, nella serata di ieri si registra il consueto balletto tra le cifre dei manifestanti e quelle ufficiali e come il rituale numerico-tersicoreo indica da tradizione, i sindacati rivendicano la partecipazione di 500mila persone allo sciopero generale di venerdì 29 novembre in 43 piazze italiane. Per Cgil e Uil, c’erano mezzo milione di persone in piazza. «L’adesione è stata di oltre il 70%”m dicono da Corso d’Italia e Via Lucullo». Ma i conti non tornano con i dati riscontrati dai ministeri, e dal Viminale al dicastero dell’Istruzione, risultano ben diverse le cifre delle adesioni allo sciopero generale convocato da Cgil e Uil con il plateale forfait della Cisl. Anzi, sono decisamente molto diverse da quelle snocciolate dai professionisti dello sciopero. E indicano il flop dello sciopero, anche se Landini brinda a un successo. Donzelli allora al Corriere della sera commenta e precisa: «Il sindacato spara cifre a caso». E il segretario «getta benzina sul fuoco, ora basta violenze e giochini politici»… Ma procediamo con ordine.

Sciopero flop, Landini grida al successo, Donzelli smentisce: «Il sindacato spara cifre a caso»

Del resto, quello delle cifre che smentiscono l’euforia di Landini e compagni è un dato acquisito, per esempio, per il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che sulla querelle ieri sera ha sottolineato: «I sindacati possono decidere che è domenica. Ma è venerdì, non è domenica» puntualizza. E ancora. «Arrivano le cifre, scuola per scuola, ufficio postale per ufficio postale. Se le poste hanno aderito al 4%. Se i numeri delle scuole danno le adesioni del 5%, evidentemente c’è gente che ha scioperato ed è liberissima di farlo, ma la stragrande maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici oggi ha fatto una scelta diversa» ha ribattuto il ministro. Concludendo: «Io rispetto chi era in piazza, che erano, stando ai loro dati, 500mila persone. Come rispetto anche gli altri 50 milioni di italiani che non hanno aderito», incalza rimarcando sulle proporzioni.

Le cifre che arrivano dai ministeri raccontano altro

Oltretutto, non è solo una questione di quantità della partecipazione e di numeri gonfiati, in alcuni casi decisamente inventati, come la buona propaganda rossa insegna: perché tra le cose che nella giornata di cortei nelle piazze italiane ha destato scalpore non si possono non segnalare e rispedire al mittente non solo gli slogan gridati da Maurizio Landini che esortava a rivoltare il Paese come un guanto, ma anche il suo silenzio ostentato dal palco di Bologna mentre grida al miracolo dei numeri, si guarda bene dal pronunciare mezza parola sulla guerriglia di Torino figlia della sue parole sulla rivolta sociale. E su questo oggi, tra gli altri, dalle colonne del Corriere della sera Giovanni Donzelli commenta a chiare lettere. E al giornalista che gli domanda se si è sentito infastidito dalle frasi di Landini, replica netto: «Non è una questione di fastidio. È invece irresponsabile soffiare sul fuoco. Landini alza le parole e poi c’è qualcuno che lo prende sul serio ed è pronto a fare gesti irresponsabili».

Sciopero, Donzelli su Landini: «È irresponsabile soffiare sul fuoco»

Laddove, per “gesti irresponsabili” l’esponente di FdI si riferisce chiaramente all’ingaggiare «scontri violenti con la polizia. Bruciare le foto del presidente del Consiglio, ma anche dar fuoco ai manichini delle persone». E dalle azioni agli slogan utilizzati per evocarle, naturalmente nella maggioranza è stata unanime nel respingere con fermezza l’espressione: «Rivolta sociale». Una locuzione che, ribadisce lo stesso Donzelli, «il segretario della Cgil va ripetendo da diverse settimane, soffiando, appunto, sul fuoco.
Ma mai gli ho sentito dire una parola sulle aggressioni subite dai poliziotti che a quanto mi risulta sono lavoratori che anche il sindacato dovrebbe tutelare».

«Più che la svolta autoritaria del governo vedo la svolta minoritaria del sindacato»

Non solo. Perché analizzando quantità e modalità della partecipazione di piazza al Corriere Donzelli sottolinea ulteriormente come, «più che la svolta autoritaria del governo – come si gridava sempre ieri dalle piazze dello sciopero – vedo la svolta minoritaria del sindacato». Un commento che nel passaggio successivo dell’intervista il deputato di FdI spiega asserendo: «Nella scuola alle 17 di ieri l’adesione allo sciopero non arrivava al 6%. E questo è soltanto un esempio. Se invece di difendere gli interessi veri dei lavoratori ci si butta sulla politica poi i lavoratori ti girano le spalle».

Sciopero, Donzelli su Landini e Cgil: «Sparano cifre a caso senza conoscere. Tanto per provare ad aumentare tensioni»

Eppure “mister Cgil” continua a ripetere che ieri nelle piazze c’erano più di 500 mila persone. «Non le ho contate – replica sul tamburo Donzelli – . Ma le percentuali parlano da sole e sono lontanissime da quelle di quando il sindacato era un movimento di massa. Direi che i conti si devono fare con altre cifre, quelle vive». Ossia: «Tenere conto delle oltre 800 mila persone che hanno trovato lavoro da quando c’è il governo Meloni. Della disoccupazione che è crollata, delle tasse che sono diminuite. Le persone vedono questo, un’Italia che riesce ad avere un peso a livello internazionale. E poi vedono Landini che invece di festeggiare per l’occupazione che aumenta aveva iniziato a chiamare allo sciopero contro la finanziaria a luglio, quando non era ancora stata scritta». E ancora: «Sparano cifre a caso senza conoscere. Tanto per provare ad aumentare tensioni».

«Oggi l’operaio e il datore di lavoro stanno dalla stessa parte a difendere l’economia nazionale»

Ma, aggiunge in calce Donzelli dalle colonne del Corriere della sera, «oggi la sfida che c’è nel mondo del lavoro non è tra il padrone della fabbrica che chiude e l’operaio che vien sfruttato. Oggi l’operaio e il datore di lavoro stanno dalla stessa parte a difendere l’economia nazionale dalle speculazioni delle multinazionali e dalla concorrenza sleale delle delocalizzazioni. E in proposito vorrei fare una domanda a Landini: dov’era quando la Fiat veniva svenduta alla Francia per far nascere Stellantis? È con quell’operazione che si mettevano in crisi gli operai che lavorano nell’automotive». Ma su questo nelle piazze di ieri non ci sono stati slogan…

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