Sinn Féin, dall’Ira a primo partito d’Irlanda: l’ascesa dei cattolici che sposano l’ideologia gender
Con il 21,1% dei voti secondo gli exit poll, il Sinn Féin si attesta come il primo partito d’Irlanda nelle elezioni generali di ieri. Una vittoria storica, anche se insufficiente per garantirgli una maggioranza parlamentare. Il partito nazionalista di sinistra guidato da Mary Lou McDonald ha superato i due tradizionali giganti della politica irlandese, Fine Gael e Fianna Fáil, che insieme hanno dominato la scena politica dalla nascita della Repubblica. Tuttavia, l’ombra del passato e le attuali contraddizioni ideologiche rendono il trionfo del Sinn Féin un vero e proprio paradosso.
Primo partito sì, ma non al potere
Il margine di vantaggio del Sinn Féin sui due storici rivali è sottile – un decimo di punto su Fine Gael (21%) e meno di due punti su Fianna Fáil (19,5%) – ma simbolicamente potente. È la conferma di un trend iniziato nel 2020, quando il partito aveva già sorpreso al fotofinish, rimanendo però escluso dal governo a causa dell’alleanza tra i due partiti centristi. Lo stesso scenario rischia infatti di ripetersi oggi: nonostante il successo, le probabilità che McDonald riesca a formare un governo sono minime. I numeri parlano chiaro: senza alleati, il Sinn Féin rimane politicamente isolato.
Radici profonde, rami progressisti
Fondato nel 1905, il Sinn Féin nasce come movimento di liberazione nazionale. Storicamente legato all’Ira, il partito ha rappresentato per decenni l’ala politica del nazionalismo repubblicano irlandese, incarnando la lotta per l’unificazione dell’isola. Tuttavia, gli anni dei Troubles – il conflitto nordirlandese che ha visto migliaia di vittime tra unionisti e repubblicani – hanno macchiato la sua reputazione, associandolo a violenze e attentati.
La vera cesura arriva nel 1998 con gli Accordi del venerdì santo, che pongono fine al conflitto, e trova ulteriore slancio nel 2018 con l’ascesa di Mary Lou McDonald alla guida del partito. Di famiglia borghese, estranea alle faide settarie del Nord ed ex-miltante conservatrice, McDonald ha assunto il ruolo di volto nuovo, apparentemente ideale per spezzare i legami con il passato. Eppure, nel tentativo di ridefinire il Sinn Féin, sembra aver portato il partito troppo lontano dalla sua essenza originaria.
Un tempo nazionalista, repubblicano e radicato nella tradizione cattolica – fede che storicamente simboleggiava l’ “irlandesità autentica” – il Sinn Féin si è spostato oggi verso l’estremità progressista dello spettro politico. Difensore dei diritti Lgbtq+, sostenitore dell’aborto e promotore di una visione alquanto insolita sulle questioni transgender − propone infatti di implementare un «un modello di assistenza nuovo e olistico per i servizi sull’identità di genere» − il partito sembra incarnare istanze che appaiono più vicine alla sinistra globalista di Kamala Harris che alle radici tradizionali irlandesi.
La sinistra nazionalista e il dilemma dell’immigrazione
Un ulteriore paradosso si manifesta sul tema dell’immigrazione. Tradizionalmente, il Sinn Féin ha sostenuto politiche aperte, ma negli ultimi anni ha virato verso posizioni più restrittive. In campagna elettorale, McDonald ha proposto «espulsioni più efficaci» per i migranti irregolari, una misura volta a rispondere alle crescenti preoccupazioni degli elettori sulla crisi abitativa e l’accesso ai servizi pubblici, ma anche al calo dei consensi dopo le elezioni europee e locali.
Questo cambiamento rispecchia un fenomeno comune a molti partiti nazionalisti di sinistra in Europa, come Podemos in Spagna o Syriza in Grecia, che oscillano tra il multiculturalismo e l’esigenza di proteggere le risorse nazionali o di non perdere voti.
L’opposizione dei colossi centristi
Gli storici partiti di governo hanno già escluso categoricamente qualsiasi alleanza con Sinn Féin. Né Simon Harris, leader di Fine Gael, né Micheál Martin di Fianna Fáil sembrano voler scendere a compromessi. Ancor più vero, dopo un acceso botta e risposta negli ultimi giorni della campagna. Dipinti da McDonald come rivali solo di facciata, indistinguibili nelle politiche e sempre tra loro vicini, ma lontani dalle vere esigenze della gente. Su questa linea la leader dell’attuale primo partito d’Irlanda ha deciso di bollarli come «Tweedledum e Tweedledee», i gemelli goffi di Alice nel paese delle meraviglie che nella fiaba di Lewis Carroll noti compaiono sempre insieme.