Solo la destra può abbattere il tetto di cristallo. E la lezione americana lo conferma
Errare è umano, perseverare è di sinistra. Uno dei grandi temi emersi nelle lamentazioni italiane per l’esito delle presidenziali americane è stato quello del voto femminile. Osannato alla vigilia dell’apertura delle urne come viatico per la vittoria di Kamala Harris, nelle riflessioni del giorno dopo è diventato la grande vergogna dell’election day. Come è possibile, si sono chieste fior di commentatrici, che le americane abbiano votato per un maschio, bianco, eterosessuale e – ammettiamolo pure noi – con un approccio un tantino d’antan al tema del rapporto tra i due sessi? “Alto tradimento”, è stata la conclusione cui sono giunte, incapaci di andare oltre gli schemi gemelli delle “donne che supportano le donne” contro le “donne che odiano le donne”. E, dunque, di cogliere l’essenza di quel voto, che per la verità agli occhi di osservatori non ideologizzati non appare neanche sorprendente.
La lezione americana e quella italiana sul voto femminile
La lezione americana, infatti, fatte le debite differenze, in fondo non aggiunge nulla alla lezione italiana. Perché è vero che qui da noi i cittadini – e dunque anche la consistente parte di cittadine che compone il corpo elettorale – hanno scelto una donna come premier, ma non risulta agli annali che Giorgia Meloni abbia mai chiesto di essere votata in virtù del suo essere donna, né che si sia rivolta alla parte femminile dell’elettorato con spirito di corpo o, se si preferisce, di genere. Certo, il fatto che fosse e sia una leader donna ha rappresentato e rappresenta un valore aggiunto nella battaglia per lo sfondamento di tutti i tetti di cristallo che ancora esistono nel nostro Paese, e non solo. Ma in virtù del fatto che dimostra che una leadership forte, credibile, autorevole non dipende dal sesso di chi la esprime, ma dalle sue capacità.
Il fallimento del “votatela perché è donna” che la sinistra non riesce a capire
Ed è questo, a ben vedere, il vero riscatto femminista, che rappresenta da un lato un portato specifico della destra e dall’altro la grande lezione mancata da quella sinistra che a ogni latitudine va dicendo “votatela perché è una donna” invece di dire “votatela perché è la migliore in campo”. Nel caso di Kamala Harris, poi, questo messaggio settario si è esteso a dismisura, aggravandosi, alla luce della specifica composizione del popolo americano: “Votatela perché è nera”, “Votatela perché i suoi nonni erano immigrati”, “Votatela perché rappresenta questa o quella minoranza”. La risposta degli americani è stata che loro vogliono sentirsi popolo accumunato da un comune destino, non somma di gruppi più o meno consistenti tenuti distanti e distinti sulla base di genere, etnie, etichette.
Il messaggio delle elettrici che spazza via la retorica sul tetto di cristallo
E qui si torna alla madre di tutti gli equivoci su quale sia il messaggio in cui le elettrici si possono e vogliono riconoscere: non quota da tutelare, ma parte – spesso maggioritaria – di una comunità che marcia unita, in cui l’uguaglianza si conquista nell’espressione delle proprie potenzialità. Mirando, certo, a una condizione ideale nella quale, prima o poi, tutti partiranno dalle stesse opportunità, ma anche sapendo che questo è l’esatto opposto della pretesa che qualcuno sia più auspicabile di altri perché donna (o nero o ispanico o gender fluid). I nemici giurati di Trump dicono che lui sia un misogino patentato, artefice delle peggiori nefandezze contro le donne. “Sto cercando di capire perché un criminale condannato, uno stupratore, un bigotto sia stato scelto per guidare il nostro Paese con la giustificazione che sarebbe un bene per l’economia?”, si è lamentata su Instagram Madonna, nel pieno di una sorta di crisi isterica. Nelle stesse ore Trump nominava come capo di Gabinetto della Casa Bianca la prima donna della storia americana: Susie Wiles, una che l’incarico se l’è guadagnato sul campo nella postazione di co-presidente della campagna per le presidenziali e nel ruolo di vera regista della vittoria. ”Susie è tenace, innovativa, intelligente, rispettata e ammirata da tutti”, ha commentato il presidente eletto, sottolineando che ”Susie continuerà a lavorare senza sosta per ‘Make America Great Again”’. “Non ho dubbi che renderà orgoglioso il nostro Paese”, ha concluso Trump, scavallando completamente il tema del tetto di cristallo o, meglio, della retorica che troppo spesso lo accompagna.