Toghe pro-migranti, Foti in tv smaschera i giudici sul nodo Paesi sicuri: deve decidere lo Stato, non una monetina
Migranti, il governo tira dritto nonostante la magistratura insista a suon di sentenze e provvedimenti a sbarrare la rotta verso l’Albania, delegittimando di fatto l’intesa politica siglata tra Roma e Tirana e congelando la struttura albanese predisposta ad hoc nell’ambito del progetto dell’esecutivo mirato sulla gestione del flussi migratori. Il tutto con la dilazione imposta dalla sospensione dei trasferimenti emanata dal tribunale di Roma con la clausola della remissione a quanto lòa Corte Europea di Giustizia sentenzierà non prima di luglio 2025. Una tattica dilatoria, quella dei giudici, che punta alla delegittimazione della linea stilata dal governo e che anima una guerra di nervi alacremente in corso. Su tanta e tale incandescente materia si è espresso oggi, ospite di Tagadà su La7, il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti. E a chiare lettere…
Toghe pro-migranti, Foti in tv smaschera la strategia in atto
«Il problema non è un antagonismo politica-magistratura, ma siamo in un ambito che va definito una volta per tutte. Chi è autorizzato a stabilire quali sono i Paesi sicuri? Lo Stato», asserisce tra fermezza recriminazione Tommaso Foti ai microfoni di Tagadà su La7. Poi, a scanso di equivoci il capogruppo di FdI alla Camera sottolinea anche: «L’elenco dei Paesi sicuri non è un’invenzione del governo Meloni, è pre-esistente ed era addirittura un decreto interministeriale. È stato fatto un decreto legge col quale si dice “questi sono i Paesi sicuri”», ha proseguito con sicurezza Foti chiamato a commentare e rispondere all’attacco sferrato, ancora una volta, dalle toghe rosse riguardo alla decisione dei giudici di Roma di non convalidare il trattenimento dei migranti in Albania a fronte del recente decreto sui Paesi sicuri, rimettendo così tutto nelle mani della Corte di giustizia europea.
Il tema dei Paesi sicuri, l’esempio dirimente: «Cosa faccio butto in aria la monetina?»
Una situazione e una impostazione dettata dalle sentenze di cui Foti in tv ha smascherato ideologizzazione e progettualità politica. Anche con un esempio che, nella basilarità della semplificazione, ha reso chiaramente i termini della questione in atto. «Siamo in tre e siamo tre giudici – ha posto come ese4mpio chiarificatore della intera vicenda Foti nello studio de La7 –. Lei è il giudice di Brescia e ritiene che l’Egitto è un Paese non sicuro. Io sono il giudice di Piacenza e ritengo che l’Egitto è un Paese sicuro. La dottoressa è un giudice di Catanzaro e dice “Io cosa faccio? Butto in aria la monetina?“».
Toghe pro-migranti, Foti: «Chi è autorizzato a stabilire quali sono i Paesi sicuri? Lo Stato»
Non solo. Esempio plastico a parte, Foti rivendicando la prerogativa dello Stato a stabilire quali siano i Paesi sicuri e quali no, ha ricordato tra le righe i precedenti in materia. «Come voi sapete – ha ricordato sul punto l’esponente di FdI – l’elenco dei Paesi sicuri non è un’invenzione del governo Meloni, ma è un tema preesistente. Il singolo giudice è legittimato a dire che, in relazione alle caratteristiche del soggetto, quel Paese sicuro potrebbe rivelarsi non sicuro». Ma, ha altresì aggiunto Foti, «nel momento in cui si decide che non è lo Stato a stabilire l’elenco dei Paesi sicuri, significa che lo Stato non esiste. Faccio un esempio chiaro: quando un governo di sinistra e verdi, quello tedesco, ha espulso i 22 profughi afghani, qualcuno ha detto che violava il diritto comunitario?». E l’interrogativo lanciato nell’etere ancora risuona altisonante, in attesa di una risposta…