Trasporti, sciopero nazionale: sarà un venerdì nero per cittadini e pendolari. Garantite le fasce protette
Il trasporto pubblico locale si ferma. Domani, venerdì 8 Ottobre, è previsto uno sciopero nazionale di 24 ore che lascerà pendolari e cittadini in balia dei disservizi. L’astensione dal lavoro, indetta dalle principali sigle sindacali – Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna – non offrirà garanzie per le fasce orarie protette, con un minimo di servizi essenziali garantiti solo tra le 5.30 e le 8.30 e dalle 17 alle 20. Al centro della protesta ci sono il rinnovo del contratto nazionale, la carenza di risorse e la richiesta di una riforma del settore che assicuri condizioni migliori in termini di sicurezza sul lavoro.
La Capitale paralizzata
A Roma, la rete Atac, comprese le linee affidate ad operatori privati come Roma Tpl e Autoservizi Troiani, sarà paralizzata, così come le linee Cotral-Astral, per le quali si assicurano solo alcuni servizi indispensabili tra i quali il trasporto disabili su prenotazione e i collegamenti prioritari, in particolare verso stazioni, aeroporti e strutture sanitarie. Solo il 30% del personale sarà dunque attivo. Nella Capitale, inoltre, si terrà una manifestazione dalle 10.30 alle 13.30 di fronte al Ministero dei Trasporti, con un presidio di circa 1.500 partecipanti.
Diritto allo sciopero intoccabile, ma i cittadini sono esasperati
Se il diritto allo sciopero rimane sacrosanto, i pendolari però sono stremati dai continui ritardi e proteste. «Abbiamo il diritto di spostarci da casa, ma sembra che chi vive fuori città sia destinato a una vita di disagi continui», racconta al Messaggero Alessandro Manciuria, 19 anni, studente universitario fuorisede, che prospetta la giornata di domani come un vero e proprio calvario. Alessandro e altri suoi amici lavoratori, ormai arresi, hanno deciso di svegliarsi all’alba per raggiungere la Capitale in auto, evitando i mezzi pubblici. «Non è possibile che ogni sciopero o guasto ci costringa a rinunciare a lezioni fondamentali», dice il ragazzo, che affronta quotidianamente il pendolarismo per raggiungere l’università. «Siamo studenti, siamo giovani e abbiamo voglia di imparare, ma domani, con lo sciopero, sarà un’impresa. Questo non è giusto».
“Siamo abbandonati. Non possiamo continuare così”
Situazione simile per Massimiliano Baglioni, 53 anni, libero professionista residente ai Castelli Romani. «Domani vorrei chiudermi in casa e aspettare il giorno perfetto che non verrà mai, quello in cui treni non subiscono scioperi o ritardi», dichiara con tono rassegnato. Costretto a continui compromessi lavorativi a causa dei rallentamenti, Baglioni si sente ostaggio di un sistema che non funziona. «Mi sembra di fare un’impresa ogni volta. E non è solo andare a Roma, ma anche riuscire a tornare a casa senza problemi – spiega l’uomo – Siamo abbandonati. Non possiamo continuare così».
I sindacati: “una battaglia per i diritti dei lavoratori”
Il motivo principale dello sciopero è la lotta per un contratto che garantisca sicurezza e condizioni di lavoro dignitose. Le sigle sindacali insistono sulla necessità di un piano di riforme che introduca finalmente politiche di programmazione e risorse adeguate, così da poter garantire un trasporto pubblico più efficiente e sicuro. Tuttavia, questa giornata di protesta lascerà decine di migliaia di altri lavoratori e comuni cittadini senza alternative.
Un venerdì nero
Per molti, domani sarà un “venerdì nero” che si aggiunge a una lunga lista di giornate segnate dal caos dei trasporti, delle proteste e degli scontri di piazza. Manifestare non si discute, ma resta un dramma quotidiano che si consuma lontano dai riflettori e nella costante incertezza del viaggio.