Trieste tornata all’Italia, la fine di un incubo: un convegno alla Camera ne ricorda passi, protagonisti e riluttanti comprimari

12 Nov 2024 20:07 - di Redazione
Trieste

Settanta anni fa, il 26 ottobre 1954 la città di Trieste tornava finalmente all’Italia dopo nove anni di amministrazione britannica. Una pagina di storia dimenticata come le foibe, l’esodo e le altre questioni del confine orientale dal 1943 in poi. Per la destra si tratta di una pagina da ricordare. E l’anniversario è stato al centro di un convegno di Fratelli d’Italia che si è tenuto alla Camera nella Sala Matteotti, organizzato dai deputati Nicole Matteoni e Alessandro Amorese. Un evento aperto dai saluti del capogruppo di FdI Tommaso Foti, che ha sottolineato l’impegno dei giovani di destra. E citando tre nomi di attivisti divenuti poi parlamentari come Cesare Pozzo. Franco Petronio. E Renzo de Vidovich.

Trieste torna italiana: il convegno alla Camera

«Bisogna ricordare questa pagina di storia nazionale, a fianco di altre come quella del Trattato di Osimo, con cui l’Italia rinunciò alla Zona B e che purtroppo rappresenta una ferita ancora aperta. E non solo per gli esuli di quelle terre»… Il capo della segreteria tecnica del ministero della Cultura, Emanuele Merlino – già presidente del Comitato 10 febbraio e autore di Foiba rossa, la graphic novel che racconta la storia di Norma Cossetto – ha sottolineato l’impegno del ministero per «ridare fiato a un racconto che ami la propria storia». E a tal fine ha ricordato che nel finanziamento della legge sul cinema sono stati stanziati 52 milioni di euro per raccontare grandi avvenimenti. E grandi personaggi.

Sulle orme della memoria tra storia e commemorazione

Sull’impegno dei giovani di destra a difesa dell’italianità di Trieste e a mantenerne la memoria ha tenuto la sua relazione l’onorevole Alessandro Amorese. Che ha iniziato, bacchettando la sinistra assente alle rievocazioni ufficiali. E ha ricordato le manifestazioni tenute in quegli anni in tutta la penisola. «La Giovane Italia aveva l’egemonia nelle scuole e portava in piazza migliaia di ragazzi. Mentre anche il Fuan nelle università svolgeva un ruolo molto importante». Una gioventù che preoccupava la Dc di De Gasperi, che voleva fermare quelle piazze e mettere fuori legge il Msi con la legge Scelba. Mentre il Pci dimostrava una certa attenzione con il segretario Palmiro Togliatti e l’allora segretario della Fgci, Enrico Berlinguer che dialogava con alcune frange.

Un incubo attraversato nel segno della protesta. L’assenza ingiustificata della sinistra

Non a caso il primo governo a dimostrare una certa sensibilità su Trieste è stato quello guidato da Pella. Amorese ha quindi ricordato le figure di Franco Petronio e di Renzo de Vidovich (scomparso lo scorso agosto) che guidarono quelle proteste del 1953 con i 6 morti del novembre che accelerarono il ritorno di Trieste all’Italia. Una pagina dimenticata dinanzi alla quale l’assenza della sinistra continua a essere ingiustificata.

Un percorso travagliato: il dolore per la zona B rimasta agli slavi

La giornata del 26 ottobre 1954 è stata ricordata dal presidente della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini che ha voluto evidenziare come tale data rappresenti un triplice anniversario. Il primo è la la festa non solo dei triestini, ma di tutti gli italiani. Il secondo è la fine di un incubo per i triestini che temevano il possibile ritorno degli slavi dopo il terrore vissuto nei 42 giorni dell’occupazione tra il 1 maggio e il 12 giugno 1945 con più di 4.000 vittime. Il terzo invece è il dolore per la zona B, rimasta agli slavi.

Il cammino diplomatico che ha portato al ritorno alla Madre Patria è stato ripercorso nel suo intervento sulle relazioni internazionali dal professor Stefano Pillotto. Un esame dettagliato di quanto avvenuto dal 1943 al 1954 richiamando anche la Prima Guerra Mondiale e il Trattato di Rapallo del 1920, le speranze prima di arrivare al Trattato di Pace del 1947. Accompagnato da cartine e fotografie, fino a quella in cui il presidente della Repubblica Luigi Einaudi appunta la medaglia d’oro al valor militare sul gonfalone della città il 4 novembre 1954, citando anche il recital teatrale “Magazzino 18” di Simone Cristicchi. Un lavoro che ha consentito di far conoscere il dramma delle foibe e dell’esodo al grande pubblico.

Tra le pagine e le immagini degli orrori dei comunisti slavi ai danni degli italiani tra stragi reali falsi d’autore

Il giornalista e storico Umberto Maiorca ha presentato il libro “Trieste 1954” scritto con Emanuele Mastrangelo arricchito dai disegni di Francesco Bisaro (edito da Ferrogallico). Un volume aperto da un saggio che racconta Trieste nei secoli per dimostrare la storia dell’italianità di quelle terre e prosegue con i brevi racconti di episodi e vicende varie dal 1943 all’ottobre 1954, dalle foibe all’esodo, gli orrori dei comunisti slavi ai danni degli italiani, compresa la strage di Vergarolla. Le vittime per lo sciopero contro le jugolire a Capodistria. I sacerdoti perseguitati. Ma anche la denuncia dei falsi del “Manifesto di Dignano” e le manipolazioni con le aggiunte al Discorso tenuto da Mussolini a Pola nel 1920 o l’invenzione di una frase pronunciata da Mussolini nel 1943 in Dalmazia, dove in realtà non è mai stato oppure il ricordo degli sportivi istriani e triestini, nonché della Miss Italia Fulvia Franco.

La lotta alla disinformazione e all’oblio

Il convegno è stato concluso dall’onorevole Nicole Matteoni che ha evidenziato come al ricordo «deve accompagnarsi un’azione amministrativa culturale» per favorire con tutte quelle iniziative: dibattiti, libri e quant’altro per controbattere alla disinformazione che viene propagandata. Ha citato all’uopo la regione Friuli che grazie all’impegno del consigliere regionale Claudio Giacomelli ha stanziato un finanziamento per mostre, convegni, spettacoli ecc. per far conoscere quanto accaduto soprattutto alle giovani generazioni.

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