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Vietato dire “handicappato” o “diversamente abile”: il governo Meloni impone un linguaggio “inclusivo”

Vietato dire “handicappato” o “diversamente abile”: il governo Meloni impone un linguaggio “inclusivo”

Politica - di Lucio Meo - 16 Novembre 2024 - AGGIORNATO 16 Novembre 2024 alle 17:31

La battaglia è un po’ più seria di quelle che fa la sinistra, con Laura Boldrini, sulla trasformazione delle parole maschili in femminili, tipo “capotrena” o “sindachessa”. Il governo Meloni si è invece impegnato sulla regolamentazione delle “parole”, a fini di tutela delle categorie fragili, per evitare che una condizione fisica diventi un marchio, nel linguaggio comune e anche nei documenti. Arriva così, nella burocrazia italiana, il divieto di utilizzare i termini “handicappato” o “diversamente abile”. “È tempo di adottare un linguaggio rispettoso e inclusivo quando si parla e si scrive di persone con disabilità, affinché vengano evitate espressioni considerate obsolete o stigmatizzanti, a favore di altre che rispecchino il valore della dignità e della diversità umana”, è scritto in una recente nota dell’ufficio di gabinetto del ministero per le Disabilità, che sollecita ad aggiornare e uniformare la terminologia ufficiale delle amministrazioni pubbliche.

Il cambio di approccio: basta “handicappato”, il governo Meloni cambia tutto

Va messa al centro la persona, è il senso della decisione: non si deve parlare più di disabile o handicappato ma di “persona con disabilità”. L’idea di fondo è evitare “ghettizzazioni” anche dal punto di vista linguistico e qualsiasi riferimento che non sia legato alla specificità dell’individuo con problematiche di carattere fisico.

  • Nello specifico, “handicap” viene sostituito da “condizione di disabilità” in tutti i documenti ufficiali.
  • Termini come “persona handicappata”, “portatore di handicap”, “persona affetta da disabilità”, “disabile” e “diversamente abile” vengono unificati in “persona con disabilità”.
  • Le espressioni “con connotazione di gravità” e “in situazione di gravità” sono sostituite da “con necessità di sostegno elevato o molto elevato”.
  • La definizione di “disabile grave” diventa “persona con necessità di sostegno intensivo”.

Non si tratta solo di  una modifica del linguaggio formale, ma di introdurre una visione più moderna e inclusiva della società, che ora sta trovando spazio anche negli ambienti istituzionali.  Poteva farlo la sinistra, ovviamente. Ma l’ha fatto la destra.

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di Lucio Meo - 16 Novembre 2024