Acca Larenzia, rimossa la targa in ricordo di Recchioni. FdI: teppismo istituzionale firmato Comune di Roma

30 Dic 2024 14:40 - di Adriana De Conto
Acca Larenzia targa

La sinistra termina l’anno in maniera indegna. A pochi giorni dalla commemorazione annuale del 7 gennaio 2025 per le vittime della strage di Acca Larentia del 1978, la targa firmata “i camerati” che era lì  da molti anni e che è stata ricollocata a seguito dei lavori di ristrutturazione dell’edificio è stata rimossa.  La targa ricorda Stefano Recchioni, uno dei tre militanti di destra uccisi in quegli eventi sanguinosi. Ciò che è accaduto in questi giorni ripugna alla coscienza e alla grammatica elementare della pietà umana. E’ accaduto che Enzo Foschi, il segretario del Pd di Roma abbia urlato “all’ennesima provocazione fascista”. “Abbiamo già chiesto al Comune di rimuoverla  – aveva fatto sapere Foschi che, attraverso le agenzie, ha reso noto un’altra richiesta. “Chiediamo al ministro dell’Interno Piantedosi di vietare lo scempio dei saluti romani ad Acca Larentia”. Gli ha fatto eco il minisindaco dem del municipio VII, Francesco Laddaga: “Ci uniamo alla condanna del Pd di Roma e di tanti cittadini che ce l’hanno segnalato. Le targhe si mettono di giorno, con i permessi e con le cerimonie pubbliche. Abbiamo sentito il Gabinetto del Sindaco che ci ha assicurato una rapida rimozione”.

Acca Larenzia, la rimozione della targa commemorativa da parte del Comune di Roma

E così è stato. I “gendami” della memoria hanno allertato l’ufficio decoro del Comune di Roma e su indicazione del sindaco e del presidente del municipio, ha provveduto alla rimozione della targa. Esiste un limite umano, una pietas  che l’odio della sinistra ha oltrepassato abbondamentemente. Esprime bene questo sentimento Carlo Fidanza dai suoi profili social.

Fidanza: “Teppismo istituzionale firmato Comune di Roma”

“Mancano ancora parecchi giorni all’anniversario della strage di Acca Larentia. E da sinistra già comincia il teppismo istituzionale, firmato Comune di Roma, contro la memoria di tre giovani martiri innocenti. Ammazzati perché missini. Ma si rassegnino lorsignori, finché avremo fiato il ricordo di quei martiri vivrà. Non per nostalgismo o folklore, ma per amore dell’Italia”, scrive il capodelegazione di FdI al parlamento europeo. Si può definire “abusiva” una targa funebre che commemora una ragazzo morto? Già la semplica definizione usata dalla sinistra e giornaloni affini per chiederne la rimozione è agghiacciante. Assurdo averla ottenuta.

De Priamo: “La sinistra dà ordini agli uffici del decoro urbano alzando la tensione”

Il comportamento della sinistra grida vendetta. Il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo è sconcertato: “Il Pd romano, in buona compagnia dell’Anpi ha iniziato da giorni una irresponsabile campagna volta a far salire la tensione in vista della ricorrenza della strage di Acca Larenzia. Lungi dall’avanzare una riflessione su quei terribili anni, e sul fatto in particolare che quelle tre vittime, alle quali si dovrebbe aggiungere il papà di Francesco Ciavatta che per il dolore si suicidò ingerendo acido muriatico, la sinistra capitolina si erge a giudice insindacabile. Sostituendosi agli organi preposti all’ordine pubblico che hanno la competenza per valutare se e quando vietare una manifestazione. E addirittura dà ordini – afferma De Priamo-  in perfetto stile sovietico, agli uffici del decoro urbano di rimuovere una targa in realtà lì da molti anni. Compiendo quindi un gesto consapevolmente atto ad alzare la tensione ed esacerbare gli animi”.

“Il Pd fa passi indietro rispetto agli anni di Veltroni”

Il senatore chiede buon senso. “Chiediamo al Pd di non utilizzare una data così tragica per speculazioni o schermaglie politiche. Ma, al contrario, di lavorare insieme a tutte le altre forze politiche affinché, anche se sono passati più di quaranta anni, possa essere trovata, se non una verità giudiziaria, almeno una verità storica rispetto a chi furono i responsabili e i mandanti di una strage, che segnò un drammatico spartiacque nei cosiddetti anni di piombo” . Incalza De Priamo: “Perché quei crimini sono rimasti senza un colpevole? Perché non si è indagato fino in fondo? Possibile, inoltre, che non si riesca ad imparare la lezione di quegli anni e a promuovere una memoria condivisa affinché quegli anni e quella violenza politica non possano mai più tornare? Questa sinistra torna indietro rispetto agli anni di Veltroni che seppe compiere passi importanti da questo punto di vista. Facciamo quindi appello al sindaco Gualtieri perché si adoperi per un rasserenamento del clima e per un adeguato ricordo della strage di Acca Larenzia e delle sue vittime ancora senza giustizia”.

Rampelli: “Ho parlato con Gualtieri. Un gesto vile”

Fa di più il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli: “Ho informato il sindaco di Roma con il quale intercorrono rapporti di correttezza nel rispetto delle diverse appartenenze, che la decisione di rimuovere la targa cosiddetta ‘abusiva’ intitolata a Stefano Recchioni nei pressi di via Acca Larenzia, a pochi giorni dall’anniversario della strage, è stata un gesto vile. Una provocazione voluta dall’attuale inadeguato responsabile del PD romano Enzo Foschi, che ancora una volta rinfocola gli animi e fa sciacallaggio su una data dolorosa e simbolica per tutta la destra italiana e, spero, per tutta Italia. Quella targa, piaccia o meno – ribadisce Rampelli-  stava lì da decenni ed è stata posta dagli amici di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni: tre ragazzi del Fronte della Gioventù uccisi da un commando di terroristi comunisti e da un agente delle forze dell’ordine il 7 e l’8 gennaio del 1978. Tre vite sterminate dall’odio di quegli anni cui la magistratura italiana non ha saputo trovare i colpevoli, o voluto, nonostante la mitraglietta che venne usata nell’agguato fosse tracciata come arma in uso alle organizzazioni eversive comuniste”.

Rampelli: “Falsa l’informazione fornita al sindaco”

“Ma all’epoca andava in voga l’orribile consuetudine per la quale gli omicidi ai danni di giovani di destra dovessero restare impuniti. È falsa – stigmatizza- l’informazione fornita al sindaco secondo la quale la targa fosse comparsa da pochi giorni. È stata solo ripristinata in seguito ai lavori affrontati dal condominio. Ora, se il sindaco di Roma ritiene che tutte le targhe e le scritte abusive della Capitale debbano essere rimosse ci piacerebbe conoscere la lista e un trasparente cronoprogramma per la rimozione, a fugare ogni dubbio di faziosità. Faccio tuttavia presente che il Campidoglio ha avuto 40 anni per occuparsi della Strage di Acca Larenzia e altrettanti ne hanno avuti molti ministri degli interni del Pd che avrebbero potuto agire sulla commemorazione del 7 gennaio, o ministri della Giustizia che non hanno agevolato il percorso per la verità. Invece nessuno ha osato intervenire d’autorità di fronte a quel dramma. Nessun autorevole “compagno” ha osato anteporre il “come” vengono ricordate tre vittime innocenti di 20 anni, al fatto drammatico accaduto, che improvvisamente, silenziosamente e vergognosamente sembra oggi passare in secondo piano”.

Rampelli: “Una targa istituzionale in memoria di quella mattanza”

“Gualtieri – dice Rampelli-  come fecero Rutelli e Veltroni, dimostri di essere il sindaco di tutti i romani. E si rifiuti di essere strumentalizzato dal suo partito. L’assessore alla cultura Smeriglio dimentichi il suo passato da estremista e si dimostri all’altezza dei suoi predecessori Gianni Borgna e Miguel Gotor; Enzo Foschi invece – nostalgico del sangue versato da ragazzi di destra e di sinistra negli anni settanta – si dimetta dal suo ruolo per le menzogne raccontate che hanno indotto l’amministrazione cittadina a commettere un grave atto provocatorio a pochi giorni dal 7 gennaio. Aspettiamo un gesto di pacificazione da parte di chi rappresenta la capitale d’Italia, purtroppo anche Capitale degli anni di piombo. Una targa istituzionale a memoria di quella indegna mattanza potrà essere una proposta da valutare senza pregiudizi, a condizione che venga scritta la verità, solo la verità, sulla matrice dell’agguato, senza compromessi e omissioni interessate. Altrimenti le targhe cosiddette “abusive” fioccheranno sempre, rimuoverle sarà inutile perché saranno legittime spontanee rappresentazioni di un dolore cui le istituzioni si rifiutano di farsi carico”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera sulla triste vicenda.

L’assessore capitolino Smeriglio, chiamato in causa, risponde:  “Invito che condivido”

L’invito di Rampelli ottiene l’effetto sperato: “Voglio cogliere l’essenza del suo invito che dunque condivido. Possiamo lavorare a definire una targa in ricordo dei caduti sotto l’egida di Roma Capitale e la Commissione toponomastica sanando definitivamente questa ferita. Senza dare sponde improprie agli ambienti che, in previsione del 7 gennaio, fanno crescere un clima di odio e contrapposizione. Come le scritte indegne firmate con svastiche e fasci littori apparse ieri in quella zona contro Anna Frank. Che abbiamo provveduto a cancellare”. Così in una nota l’assessore alla Cultura di Roma Capitale.

Targa in ricordo di Stefano Recchioni rimossa: Pd e Anpi ordinano e il Campidoglio esegue

Un esito che forse porterà a un esito positivo di una vicenda triste. Il Pd in questa vicenda ha perso il senno e l’umanità. Antifascisti con la bava alla bocca. Come l’europarlamentare del Pd Sandro Ruotolo: «La città di Roma non merita quelle grida sguaiate, quei saluti romani che il 7 gennaio ci diranno ancora un volta che questo governo strizza l’occhio ai nostalgici», dice, portandosi già avanti, al 7 gennaio. Anche lAnpi addirittura una settimana fa si era portato avanti: «Mancano pochi giorni al 7 gennaio. Per Roma è una giornata da incubo. Il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo e molti politici dell’opposizione hanno chiesto a Piantedosi di impedire la manifestazione, al momento senza aver ricevuto riscontri». Il ricordo di Stefano, dei ragazzi di Acca Larenzia, e di tutti gli altri martiri, vittime di un assurdo odio politico che qualcuno vorrebbe riattizzare, sarà eterno, a prescindere dalle targhe. Ma eterna sarà la ripugnanza nell’utilizzare quelle tre giovani anime come è stato fatto in questo scorcio di 2024 per polemiche antigovernative.

Superato ogni limite di umanità: la sinistra termina l’anno in maniera indegna

Gratta gratta siamo lì. Pd, Anpi e tutto il sinistrume vorrebbero mettere fuori legge la memoria di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni. Morti di serie b per loro, sui quali non fingono neanche di esercitare un barlumne di pietas. L’alibi di evitare la “pericolosa adunata neofascista” è ridicolo. Una sinistra afona in occasione delle guerriglie urbane scatenata dalla sinistra estrema nelle piazze e nelle università; una sinistra indulgente di fronte alle città messe a ferro e a fuoco e agenti feriti in nome della Palestina libera vorrebbe farci credere che una targa comemmorativa destabilizzi il buon vivere civile. Se tutta questa danza macabra messa in atto a 7 gennaio ancora di là da venire ha come obiettivo Palazzo Chigi e la destra istituzionale e politica siamo alla vergogna pura.  “Non è accettabile che a oltre quarant’anni dai fatti di Acca Larentia si rifiuti ancora e con tanta veemenza ogni sforzo di costruire una memoria condivisa. Le reazioni conseguenti alla riapposizione della targa contribuiscono solo ad alimentare rinnovati fiumi d’odio e sacche di estremismo che semplicemente vorrebbero cancellare la storia e la memoria. Così chiosano la triste vicenda il consigliere capitolino della Lega Maurizio Politi e Pamela Strippoli, capogruppo in Municipio VII.

Alemanno: “La sinistra cerca incidenti per il 7 gennaio”

«Un sindaco inesistente come Roberto Gualtieri si sveglia per fare una provocazione che neppure Veltroni e Rutelli avevano pensato: rimuovere la targa che ricordava il sacrificio di Stefano Recchioni ad Acca Larenzia. Il PD romano non trova niente di meglio da fare che chiedere al Ministro Piantedosi di vietare le cerimonie di ricordo della strage del 7 gennaio, che si ripetono ogni anno da quel lontano 1978.A pochi giorni dall’anniversario di quell’eccidio, in cui persero la vita i militanti del MSI Stefano Recchioni, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, le sinistre politiche e istituzionali stanno tentando di aizzare gli animi per provocare incidenti e risvegliare i vecchi odi degli anni di piombo. L’alibi dell’antifascismo non regge di fronte alla pericolosità e alla stupidità di queste provocazioni. Roma ha già pagato un tributo di sangue troppo pesante, in termini di giovani di destra e di sinistra che sono stati uccidi in nome di queste logiche di annientamento dell’avversario politico.Invitiamo il Ministro degli Interni Piantedosi a far prevalere il buon senso e non vietare celebrazioni di ricordo che, come hanno detto anche i giudici della Cassazione, non costituiscono reato. Nessuno di noi che viene da quella storia politica potrebbe accettare questi assurdi divieti». Così ha dichiarato Gianni Alemanno, Segretario del Movimento Indipendenza ed ex Sindaco di Roma.

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