Assad è a Mosca: Putin gli ha concesso asilo. Il video dei ribelli nell’hangar dell’ex leader siriano tra decine di Ferrari
Dopo 54 anni si è dissolto in poco più di dieci giorni il regime siriano della famiglia Assad, col suo ultimo esponente, il presidente Bashar al Assad, al potere da un quarto di secolo, fuggito a Mosca assieme alla famiglia sotto la protezione di Vladimir Putin.
Un gran numero di Ferrari rosse fiammanti, supercar Lamborghini e lussuose berline sono le auto a disposizione dell’ex leader siriano. A mostrarle è un video girato dai miliziani che hanno preso il potere in Siria e che sono entrati nel garage del palazzo presidenziale di Damasco. La lussuosa residenza di Assad è stata saccheggiata questa mattina nell’elegante quartiere di Malki. La residenza, composta da tre edifici di sei piani, è stata saccheggiata in precedenza, dopo la presa di Damasco. Si stima che il patrimonio complessivo della famiglia Assad si aggiri attorno a due miliardi di dollari.
Il capo dei miliziani rinuncia al nome da terrorista di Al Qaeda
Dopo diverse ore di incertezza sulla posizione di Assad a seguito della presa di Damasco, una fonte del Cremlino ha detto all’agenzia di stampa “Ria Novosti” che l’ormai ex presidente siriano e i membri della sua famiglia sono arrivati a Mosca e che la Russia ha concesso loro asilo sulla base di considerazioni umanitarie. Nel frattempo, il leader di Hts (classificata come gruppo terroristico dall’Onu e dell’Ue), Abu Muhammad al Jolani, ha raggiunto nella capitale siriana i gruppi armati della coalizione da lui guidata. In una dichiarazione trasmessa dalla televisione di Stato siriana, controllata ormai anch’essa dai jihadisti, Al Jolani (nato Ahmed al Sharaa), un tempo capo della branca siriana di Al Qaeda, ha affermato oggi che il gruppo e’ determinato a continuare il percorso iniziato nel 2011. “Il futuro e’ nostro”, ha dichiarato il leader di Hts. E’ interessante notare il fatto che, negli ultimi giorni, Al Jolani, 42 anni, ha preso una decisione strategica usando il suo vero nome Al Sharaa nelle dichiarazioni. L’obiettivo di questa decisione sarebbe, secondo alcuni analisti, quello di ripulire ulteriormente la sua immagine dalla precedente appartenenza ad Al Qaeda.
Assaltata anche l’ambasciata italiana a Damasco
Nelle ore caotiche seguite alla presa di Damasco, i ribelli hanno iniziato a dare la caccia agli uomini del regime di Assad in fuga, spingendosi fino alle sedi diplomatiche straniere, inclusa quella italiana. Nella residenza dell’ambasciatore Stefano Ravagnan un gruppo armato ha effettuato una sorta di perlustrazione nel giardino, sequestrando tre auto, ma senza conseguenze per lo staff diplomatico. “Tutto è finito lì e non sono stati toccati né l’ambasciatore né i carabinieri”, ha spiegato in seguito il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine di una nuova riunione d’emergenza all’Unità di crisi. Il personale dell’ambasciata si trova ora in altro luogo sicuro, ma questo episodio tiene ancora più alta l’attenzione della Farnesina – in coordinamento con Palazzo Chigi e con la Difesa – sulla priorità di questa fase: garantire la sicurezza dei connazionali in Siria.