“Assurdo l’odio social per Ottavia Piana, è una ricercatrice”. Intervista alla speleologa Rossana D’Arienzo
«Il fatto che a Ottavia Piana sia capitato una seconda volta di rimanere bloccata nella stessa grotta, come scrivono sui social, è soltanto una fatalità e non una sciagura voluta». Difende la “collega” speleologa, Rossana D’Arienzo, soccorritrice del Cnsas Campania (nella foto in alto nel riquadro), che al Secolo d’Italia analizza l’emergenza nella grotta di Bueno Fonteno, in cui è rimasta coinvolta la ragazza bresciana tirata fuori stanotte dopo giorni di paura e attesa. “Era lì per per mappare la zona”, spiega D’Arienzo. “Ottavia si è fatta male ma la sua è una situazione comune perché ci sono zone già esplorate ed altre che non sono state ancora scoperte ed è proprio questo il motivo per cui Ottavia e gli altri speleologi la stavano esplorando, per conoscerla meglio”. D’Arienzo ha poi parlato anche del compito del soccorso speleologico e del modo in cui i membri di quest’ultimo cercano di presentare la propria disponibilità nel salvataggio di vite umane.
Anche lei, come Ottavia Piana, è una speleologa: in cosa consiste il vostro lavoro?
“Lo speleologo è un ricercatore che fa attività di ricerca nel sottosuolo e nei percorsi sotterranei scavati dai corsi d’acqua: Ottavia stava facendo proprio questo, stava mappando la zona di Bueno Fonteno per aver un’idea chiara del sentiero e per sapere come funziona il sottosuolo. Si è fatta male, ma la sua è una situazione comune perché ci sono zone già esplorate ed altre che non sono state ancora scoperte ed è proprio questo il motivo per cui Ottavia e gli altri speleologi la stavano esplorando: per conoscerla meglio”.
Come mai sui social c’è stata un’ondata d’odio nei confronti di Ottavia Piana? Secondo lei è stata imprudente?
“Non la conosco ma di solito gli speleologi non sono imprudenti e non fanno cose avventate, d’altronde l’incidente può capitare come qualsiasi altra sventura in montagna o per strada. Qualcuno si è lamentato del costo delle operazioni di salvataggio, ma non serve perché il punto grave non è questo. Non è giusto accusare una persona che si è fatta male e non poco, a maggior ragione perché ci sono voluti giorni per tirarla fuori. Il fatto che a Ottavia Piana sia capitato una seconda volta di rimanere bloccata nella stessa grotta, come scrivono sui social, è soltanto una fatalità e non una sciagura voluta. Inoltre, non è neanche giusto per i soccorritori sentire tutte queste osservazioni poco piacevoli”.
Cosa fanno i volontari del soccorso alpino e speleologico?
“Innanzitutto siamo un corpo riconosciuto da varie leggi dello stato italiano e operiamo in ogni caso di necessità senza mai tirarci indietro, per aiutare chi si trova in difficoltà. Vogliamo aiutare quelli che hanno avuto difficoltà, tra l’altro gli speleologi sono molto uniti e per noi è una questione di solidarietà. Noi condurremo sempre tutte le nostre azioni nella massima sicurezza, per portare il miglior soccorso possibile. Chiaramente non tutti gli speleologi sono soccorritori ma alcuni di questi cercano di dare una mano: l’accesso è aperto a tutti ma ci sono verifiche iniziali ed anche un percorso formativo”.