Atreju, Piantedosi: “Sull’Albania andiamo avanti. È finita l’era delle regolarizzazioni per lavarsi la coscienza”

14 Dic 2024 19:10 - di Agnese Russo
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“Noi con l’Albania andremo avanti. Sono stato due giorni fa a Bruxelles, è l’elemento cardine dell’interesse delle politiche dell’Unione Europea”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha ribadito ad Atreju, la kermesse di FdI in corso al Circo Massimo a Roma, che il governo non ha intenzione di arretrare sul protocollo sui migranti con Tirana. “C’è stato un pronunciamento anche della presidente Ursula Von der Leyen, che ha detto che per le politiche migratorie dovremmo guardare proprio all’esperienza del governo Meloni“, ha ricordato il titolare del Viminale, spiegando che “il centro in Albania alla peggio avrà una totale copertura normativa nell’evoluzione dei regolamenti europei al giugno 2026, ma dalla discussione che abbiamo fatto in Consiglio Giustizia-Affari Interni è emerso che la Commissione intende emanare entro la prossima primavera una direttiva sui rimpatri in termini di rafforzare il sistema comune europeo e arrivare in qualche modo a una definizione più tassativa di elementi come quello dei Paesi terzi sicuri”.

Piantedosi: “Sull’Albania andiamo avanti”

Nel corso del panel “La via italiana per la difesa delle frontiere – Protezione dei confini e gestione dei flussi migratori: una sfida europea”, Piantedosi è stato intervistato da Enrico Mentana e si è confrontato con Yvette Cooper, il ministro dell’Interno del Regno Unito, una laburista che si è trovata ampiamente d’accordo sulla necessità di contrastare anche con mezzi innovativi il fenomeno dell’immigrazione clandestina e del traffico di uomini che gli sta dietro. “I governi devono decidere chi entra nei confini nazionali, non i trafficanti”, ha detto Cooper, aggiungendo che “vogliamo continuare a lavorare strettamente” con il governo italiano.

La sintonia con il ministro britannico laburista Yvette Cooper

“C’è un’esigenza di avere dei punti cardine sui processi migratori, come quello di stare tutti insieme rispetto al traffico di persone, e alle organizzazioni criminali che gestiscono questi fenomeni”, ha detto ancora Piantedosi, sottolineando che “il nostro è un governo che su queste vicende ha espresso rigore, ma ha anche espresso politiche di favore di ingressi legali. Abbiamo riscontrato un grande interesse per il nostro Centro di coordinamento nazionale, che è stato anche visitato dal premier britannico Starmer”.

Piantedosi: “Mare Nostrum costò 110 milioni per portare in Italia 156mila migranti irregolari”

“Sapete quanto costò l’operazione Mare Nostrum? 110 milioni di euro in un anno, per portare in Italia 156mila immigrati irregolari”, ha ricordato Piantedosi, aggiungendo che “quindi, se qualcuno immagina che i soldi vanno spesi per alimentare l’immigrazione irregolare piuttosto che per creare le condizioni per contrastarla non è dalla parte del nostro governo. Noi sappiamo benissimo da che parte stare”.

Lo stop alla politica delle “coscienze lavate” e il crollo degli sbarchi

“In più occasioni – ha ricordato Piantedosi – ho detto che troppo spesso qualcuno ha coltivato l’idea che bastasse fare processi di regolarizzazione, dare permessi di soggiorno, ampliare margini per la concessione della cittadinanza senza ragionamenti di ordine generale per immaginare che ci laviamo la coscienza rispetto all’attivazione di politiche serie e concrete. In un anno abbiamo ridotto gli ingressi del 60% rispetto all’anno precedente e del 30% sull’anno precedente ancora. Quest’anno potremmo chiudere anche rispetto con un bilancio inferiore al 2021. Non era mai successo che una azione così a 360 gradi producesse un risultato che riportasse indietro di tre anni le lancette della storia”.

Le incognite che arrivano dalla Siria

Poi una riflessione sulla Siria. “Oggi – ha detto il ministro – abbiamo qualche problema che riguarda lo scenario che si svilupperà in Siria, tuttora una delle nazionalità più dichiarate al momento dello sbarco, che potrebbe determinare le condizioni per un rientro nel Paese di molti di quelli che erano da lì scappati. Chiaro è che dovremo essere molto attenti perché non sappiamo quale situazione si determinerà”.

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