Auto elettriche, la sinistra Ue insiste con le follie green. Salvini: “Da Ribera parole da marziana”
Una posizione “molto ragionevole” quella del Commissario Ue ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas; da “marziana” invece quella della vicepresidente esecutiva socialista con delega alla Transizione, Teresa Ribera. Il ministro Matteo Salvini, a Bruxelles per il Consiglio Trasporti, si è trovato alle prese con tutta l’incertezza che ancora regna nell’Ue sul futuro dell’automotive, tra il già affermato ideologismo green della sinistra e il crescente pragmatismo richiesto tanto dai governi nazionali di centrodestra quanto dai Commissari e dalle delegazioni che lo rappresentano nelle istituzioni Ue.
L’impegno del Commissario Ue ai Trasporti a sostegno del settore auto
Tzitzikostas, che Salvini ha incontrato nella serata di ieri, “nei primi cento giorni si è impegnato a portare un pacchetto in sostegno del settore auto e l’Italia sarà al suo fianco”. “È chiaro – ha aggiunto il ministro – che non decide solo lui. La presidente Ursula von der Leyen nei primi cinque anni ha commesso un errore clamoroso, oggettivo, devastante, evidente. Conto che nei prossimi cinque anni cambi verso”. Il punto è l’orizzonte del 2035 che attualmente vige come termine ultimo per la vendita delle auto a benzina e diesel e che sempre più Stati membri, anche grazie all’azione catalizzatrice del governo italiano, stanno chiedendo di spostare.
Salvini: “Da Ribera parole da marziana, non si accorge che le fabbriche stanno chiudendo”
Una prospettiva che la sinistra dell’integralismo green, però, rifiuta. A questo fronte appartiene la spagnola Ribera, che ha proclamato che non ci sarà alcuna “marcia indietro della Commissione Ue sullo stop ai motori diesel e benzina dal 2035”. “Nessuno – ha sostenuto – sta prendendo in considerazione la modifica delle scadenze”. “Ci saranno diversi commissari che decidono, le parole di Ribera sono parole di una marziana, di una aliena che è sbarcata ieri sul pianeta Terra”, ha commentato Salvini, sottolineando che Ribera “non si accorge che le fabbriche stanno chiudendo e che le auto elettriche arrivano dalla Cina”. “Conto che il buonsenso prevalga rispetto all’ignoranza, all’arroganza e all’ideologia, perché chi continua a sostenere che bisogna mettere al bando i motori a benzina e a diesel o è ignorante, o è matto, o è a libro paga di qualcun altro che non vive in Europa”, ha proseguito il ministro, avvertendo che sulla crisi dell’automotive, con la perdita di produttività e posti di lavoro che comporta, in Europa si rischia “lo scontro sociale”. “Non so se qualcuno ha capito che fra pochi mesi rischiamo di avere le banlieue per le strade europee, perché ci sono 14 milioni di posti di lavoro a rischio”, ha detto ancora Salvini, spiegando che durante il Consiglio trasporti è intervenuto, insieme dal altri ministri, a difesa di quei posti di lavoro. “Anche la Germania si sta avvicinando a questa posizione di buonsenso”, ha aggiunto, sottolineando che invece “è imbarazzante e incredibile che i francesi tirino dritto verso il burrone”.
Stellantis? “I suoi vertici dovrebbero venire in Parlamento con un assegno per il popolo italiano”
Salvini, poi, a margine del Consiglio è tornato anche sulla questione Stellantis, dicendo che i vertici dell’azienda “dovrebbero venire in Parlamento a riferire, con un assegno, restituendo al popolo italiano una parte dei miliardi che hanno indebitamente incassato e distribuito come dividendi mentre chiudevano le fabbriche. È l’esempio peggiore di come fare impresa”. Poi, rispondendo ai giornalisti, il leader della Lega ha fatto anche un passaggio sull’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm. Il governo, a suo avviso, dovrebbe esercitare il golden power, perché l’offerta “rischia di concentrare il settore bancario e di allontanare le banche dai territori, dai cittadini e dalle imprese”. “Sfido chiunque a dimostrarmi che, con l’azionariato di estrema minoranza italiano di Unicredit, si possa parlare di banca italiana”, ha proseguito Salvini, rivendicato al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la titolarità sull’utilizzo del golden power, rispetto al quale Antonio Tajani si è detto contrario. “Mi sembra che Antonio Tajani faccia il ministro degli Esteri. C’è un ministro che si occupa di Economia e, a proposito di banche, deciderà il da farsi”, è stato il commento di Salvini.