Auto elettriche, l’altolà del Ppe alla Commissione: la fine delle follie green ora è più vicina
Il Ppe ha presentato ufficialmente alla Commissione europea un documento in cui si chiede, sostanzialmente, di mettere fine alle derive green, con particolare riferimento al settore dell’auto e alle impuntature sulle elettriche. I cardini della proposta sono la neutralità tecnologica, l’anticipo al 2025 della revisione dello stop a benzina e diesel previsto attualmente per il 2035, la valutazione dell’impatto sulla competitività di qualsiasi iniziativa legislativa e politica. Si tratta di un passaggio di notevole importanza, in un contesto in cui su questa strada si stanno muovendo anche gli Stati membri, che hanno manifestato una “ampia convergenza” sul non paper promosso dall’Italia, insieme alla Repubblica Ceca, e presentato una settimana fa. Il documento del Ppe rappresenta ora un’accelerazione anche a livello europarlamentare, oltre che l’ennesimo segnale di uno spostamento delle visioni e, dunque, degli equilibri in seno all’Ue: i popolari sono il gruppo più numeroso a Strasburgo, dal loro posizionamento passa anche la definizione delle maggioranze intorno ai dossier.
Urso contro le “follie green” dell’Ue che spingono a non produrre
Il documento accende i riflettori sul tema delle multe che dovrebbero essere inflitte alle case automobilistiche che non raggiungono gli obiettivi di vendita delle auto elettriche. Una “follia del green deal”, come l’ha definita in queste ore, nel corso dell’assemblea dell’Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) anche il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ha stilato il non paper italo-ceco, ricordando lo spirito contrario alla produttività che muove la misura: “L’industria europea deve produrre e vendere meno macchine endotermiche. Per questo stanno chiudendo gli stabilimenti, mandando in cassintegrazione e addirittura licenziando gli operai per non produrre. Perché se dovessero produrre e vendere più macchine endotermiche, quelle che chiede il mercato, pagherebbero multe miliardarie dal prossimo anno”. Si tratta di un meccanismo perverso che, fatte le debite differenze, l’Unione ha già sperimentato, per esempio, nel settore dell’agricoltura, per poi ritrovarsi in tempi recenti a dover fare i conti con i danni che ha provocato.
L’avvertimento su competitività e produttività arrivato da Draghi
Quegli schemi mentali e politici ora si ritrovano applicati all’industria dell’auto, con buona pace delle esortazioni in direzione contraria giunte da più parti, a partire dal rapporto Draghi che ha avvertito che quella della competitività è una “sfida esistenziale” per l’Europa e che “l’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale”. Il Ppe ha sollecitato la Commissione a evitare le multe per chi non raggiunge gli obiettivi di vendita delle auto elettriche. Le multe, ha sottolineato l’eurodeputato tedesco della Cdu e coordinatore del gruppo Ppe nella commissione Trasporti, Jens Gieseke, presentando il documento, potrebbero arrivare a 15 miliardi di euro e sarebbe meglio, è stata la provocazione, che “le case automobilistiche investissero nella produzione i denari che dovrebbero versare all’Ue per le multe se non raggiungono i target” per l’elettrico.
Anche il Ppe chiede lo stop all’ideologia intorno alle auto elettriche
Serve, è stato l’ammonimento dei centristi del Parlamento europeo, la “neutralità tecnologica”, un “mix di tecnologie” che aiuti a raggiungere gli obiettivi climatici e che impone la revisione del divieto di produrre motori a scoppio a partire dal 2035. La revisione del regolamento dovrebbe infatti “riconoscere il ruolo dei combustibili alternativi, inclusi carburanti sintetici e biocarburanti” e altri tipi di fonti alternative per arrivare all’obiettivo di una “adeguata riduzione” delle emissioni rispetto ai carburanti convenzionali e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Questa revisione, inoltre, per i Popolari, dovrebbe essere anticipata al 2025 – così come chiesto anche dall’Italia e dagli altri Stati che ne hanno condiviso le posizioni – per essere poi licenziata entro il 2026. Al settore, ha sottolineato il Ppe, servono “certezze” il prima possibile.
La necessità della neutralità tecnologica e di un approccio che non affossi la competitività
Tra le altre richieste del Ppe anche quella di sviluppare una metodologia Lca (Life-Cycle Assessment, valutazione lungo tutto il ciclo di vita, ndr) completa entro dicembre 2025, “per valutare l’impatto ambientale dei veicoli dalla produzione allo smaltimento e introdurla nella legislazione dell’Ue” e un’accelerazione nello sviluppo dell’infrastruttura necessaria alla diffusione dell’elettrico, sulla quale l’Europa è in ritardo, “semplificando” il processo autorizzativo per le stazioni di ricarica e prevedendo “incentivi finanziari” per promuoverne l’installazione, comprese le colonnine di ricarica negli edifici. Infine, la raccomandazione che fa da cornice a tutto: “Qualsiasi proposta legislativa dovrebbe subire un esteso controllo in chiave competitività prima di essere pubblicata, esaminando il suo potenziale impatto sulla competitività dell’Europa e delle imprese europee”. La Commissione “dovrebbe impegnarsi a presentare proposte legislative e politiche solo se non hanno effetti negativi sulla competitività” europea. Dovrebbe essere scontato, ma non lo è.