Cecilia Sala, l’ombra del “ricatto” di Teheran agli Usa. Washington alza la voce con l’Iran
Dietro l’arresto di Cecilia Sala ci sarebbe una ritorsione dell’Iran per l’arresto di un cittadino iraniano, avvenuto in Italia, e destinato ad essere estradato negli Stati Uniti. La detenzione, apparentemente senza motivo, della giornalista italiana, si tinge ancor più di giallo, a distanza da dieci giorni dal suo arresto. E la trama internazionale, secondo media stranieri e anche sulla base di informazioni in possesso di “Repubblica“, si dipana intorno al ruolo di Mohammed Abedini, un cittadino iraniano è stato arrestato in Italia il 16 dicembre per contrabbando di componenti di droni. Ma la linea degli Stati Uniti non cambia e i toni si alzano: “L’Iran liberi la giornalista e tutti gli stranieri detenuti senza motivo”.
Cecilia Sala e l’intreccio con la vicenda dell’iraniano arrestato
Da Washington non entrano nel merito del presunto ricatto e dello scambio. “Chiediamo ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri arbitrariamente detenuti in Iran senza giusta causa”, ha detto al quotidiano romano un portavoce del Dipartimento di Stato americano, denunciando che “il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti altri Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica”. “Non c’è alcuna giustificazione per questo e dovrebbero essere rilasciati immediatamente. I giornalisti svolgono un lavoro fondamentale per informare il pubblico, spesso in condizioni pericolose, e devono essere protetti”, ha aggiunto il portavoce, precisando che gli Stati Uniti non intendono accantonare la domanda di estradizione di Mohammed Abedini.
Cirielli: “Massimo sforzo della diplomazia”
La diplomazia italiana, intanto, è al lavoro. “Il ministro Tajani, su incarico del presidente Meloni, sta facendo i passaggi tramite la nostra ambasciata. E ci sono canali riservati. Stiamo cercando innanzitutto di capire di cosa è accusata, visto che le accuse non sono state formalizzate. In linea di massima, immaginiamo che ci sia qualche violazione protocollare legata al suo lavoro di giornalista, comportamenti che da noi non sono reato. Quindi giocheremo sulladifformità degli ordinamenti giuridici. E utilizzeremo il fatto che in Occidente siamo quelli che hanno rapporti migliori con l’Iran”, spiega il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli.