La confessione del noto giornalista Usa: ho taciuto sulla salute di Biden per pressioni e conformismo
Chi avrebbe mai pensato di assistere a un clamoroso mea culpa da parte di Chris Cillizza, ex firma autorevole del Washington Post e volto noto di Cnn? Eppure, l’ex editorialista di punta di uno dei media simbolo del progressismo americano ha rotto il silenzio. «Come reporter, ho una confessione da fare», ammette in un video pubblicato sul suo canale YouTube. «Avrei dovuto insistere di più prima per ottenere maggiori informazioni sullo stato psicofisico di Joe Biden e su eventuali segnali di declino».
Il mea culpa di Callizza, ma è troppo tardi per le scuse
Un mea culpa pesante, accompagnato da dettagli inquietanti sulla democrazia dei media americani. Cillizza non si nasconde più e racconta che fino al 2022, periodo in cui lavorava per la Cnn, i repubblicani lo sollecitavano ripetutamente a indagare sullo stato di salute del presidente, all’epoca 82enne. Verbal gaffe, cadute pubbliche e vuoti di memoria erano ormai sotto gli occhi di tutti. «Regolarmente mi scrivevano per chiedermi di affrontare la questione», dice Cillizza, «ma li liquidavo dicendo che non avevo visto prove evidenti».
E confessa: «Mi sentivo in colpa. Era come se parlare di queste cose fosse una forma di age-shaming».
La strategia del silenzio della Casa Bianca
Nel video, l’ex giornalista descrive il muro di gomma alzato dalla Casa Bianca, dove anche una semplice domanda sulla salute del presidente veniva considerata offensiva. «Il personale era irremovibile: qualsiasi ipotesi di declino, fisico o mentale, era inaccettabile», rivela. Così, tra sguardi di disapprovazione e la pressione di un ambiente iperprotettivo, Cillizza si è adeguato.
Il report esplosivo del Wall Street Journal sul declino mentale di Biden
La verità è emersa solo ora, grazie a un servizio del Wall Street Journal. L’inchiesta svela come la presidenza Biden fosse minuziosamente orchestrata dietro le quinte: incontri rinviati, impegni cancellati nelle «giornate no», e un presidente mantenuto a distanza anche dei suoi più stretti collaboratori. «Era tutta una messinscena», commenta Cillizza, leggendo alcuni passaggi del report.
Secondo il Journal, i collaboratori di Biden sapevano da tempo che il presidente alternava «giorni buoni e giorni cattivi», e si muovevano di conseguenza per evitare imbarazzi. «Lo tenevano fuori dal mondo, dal mondo politico, e lo tenevano in un certo senso segregato», dichiara.
Le reazioni e le accuse di Meghan McCain
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta e del confessionale web le critiche non si sono fatte attendere. Meghan McCain, figlia dell’ex senatore John McCain, ha definito Cillizza un ipocrita: «Non c’era nessuno più ossessionato dall’età di mio padre (71 anni all’epoca) del signor Chris Cillizza. Ha ignorato Biden perché è un imbroglione».
When I say this is too little too late, I mean this is absolutely pathetically too little too late.
There was no bigger and more obsessive “McCain truther” regarding my dad’s age when he ran in 2008 (when he was 71 mind you) than Chris. He ignored Biden because he’s a hack. https://t.co/IP15k3m0XC
— Meghan McCain (@MeghanMcCain) December 19, 2024
Il catalogo delle gaffe di Joe Biden
Il dossier sul declino di Biden è ormai un triste archivio di figuracce: dalle cadute mentre scendeva dall’Air Force One alle memorabili gaffe come confondere Volodymyr Zelensky con Vladimir Putin davanti ai leader Nato. E come dimenticare l’episodio in cui Biden ha chiamato Kamala Harris «vicepresidente Trump», o quello in cui ha definito il segretario alla Difesa Lloyd Austin semplicemente «quel signore di colore»? Tutto ben documento da video, diventati anche sketch comici che ormai sono passati alla storia.
Cillizza si interroga: «Quando hanno saputo? E perché non hanno parlato?»
Ma il momento che ha scosso tutto è stato il dibattito del 27 giugno 2024 contro Donald Trump. «Quella giornata è stata un disastro», sentenzia il commentatore. «Biden era visibilmente in difficoltà. E, in retrospettiva, era chiaro che le persone vicine a lui lo sapessero già da tempo». Nonostante ciò, Biden è rimasto in carica, una decisione che oggi solleva interrogativi: «Cosa sapevano i suoi collaboratori? Quando lo hanno saputo? E perché non hanno parlato?», si chiede il giornalista.