Crisi dell’auto, il Pd colpevole due volte: Stellantis approfitta delle follie green per giustificarsi
Mentre Elly Schlein tenta senza successo di accreditare il Pd come capofila della battaglia su Stellantis, una nuova colpa della sinistra si afferma di fronte alla crisi dell’auto: le sue follie green, dopo aver aver inferto una batosta epocale al settore, ora offrono all’azienda la possibilità di giustificarsi. O, almeno, di tentare di giustificarsi di fronte a un disastro altrimenti privo di qualsiasi foglia di fico. “La domanda è: perché i politici hanno imposto da Bruxelles e hanno orientato le scelte dei clienti verso un prodotto che in questo momento la clientela non è pronta ad accogliere?”, ha detto il capo delle risorse umane, Giuseppe Manca, nel corso della trasmissione Omnibus su La7, facendo riferimento all’elettrico per commentare la situazione del gruppo e del settore automotive.
La doppia colpa della sinistra
Il manager di Stellantis, insomma, ha tentato di sviare l’attenzione dalle responsabilità manageriali a quelle politiche di Bruxelles. Non funziona, ma è un tentativo che ha una sua ratio, perché, se sono vere le scelte fallimentari e a tratti scellerate compiute dall’azienda, è altrettanto vero che la linea europea dell’elettrico a tutti i costi ha avuto un pesantissimo impatto sul comparto automotive. E poiché quella linea è stata voluta e continua a essere sostenuta dalla sinistra, compresa quella italiana, la sinistra è colpevole due volte: la prima, di aver dato una mano sostanziale alla crisi; la seconda, di aver offerto una giustificazione a chi la crisi l’ha accompagnata.
Ma Elly Schlein parla delle responsabilità del governo…
Epperò a sinistra continuano a comportarsi come niente fosse e, anzi, a voler pure dare lezioni. Così Elly Schlein, dopo aver ritrovato la parola sul caso Stellantis a quasi una settimana dalle dimissioni del Ceo Carlos Tavares, ora se ne va in giro per l’Italia a chiedere risposte non solo all’azienda, ma anche a quel governo che da subito si è impegnato, in Italia ed Europa, per arginare la crisi dell’automotive. Di più, che sulla crisi dell’automotivi si era impegnato ancora prima di essere governo, avendola vista arrivare quando era ancora opposizione, mentre a sinistra si sperticavano nell’affermare “o green o morte del pianeta”. Nel frattempo il pianeta, per quanto acciaccato, sta ancora qua, mentre milioni di posti di lavoro in Europa sono stati cancellati e a decine se ne continuano a perdere anche negli stabilimenti Stellantis in Italia.
“Ieri siamo stati a Pomigliano, lo sapete, mentre 97 lavoratori e lavoratrici ricevevano la lettera di licenziamento. Abbiamo chiesto che il governo e Stellantis si assumessero le proprie responsabilità per salvare i posti di lavoro, ma anche per salvare la manifattura italiana”, ha detto la segretaria dem a margine di un evento del partito a Pescara, definendo prioritaria le questione del lavoro e dei salari. Buongiorno Elly, a quando un’assunzione di responsabilità anche da parte del Pd?
FdI: “Il Pd non è in condizioni di dare lezioni su Stellantis”
“Il Pd non pensi di dare lezioni al governo Meloni ed a FdI sulla tutela del lavoro e il sostegno all’occupazione. Non saranno certamente le passerelle di Elly Schlein sottobraccio agli esponenti della Fiom a far dimenticare anni di continuo sostegno alle più irrazionali politiche green, che hanno messo in ginocchio l’intero settore”, ha commentato il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan, ricordando che “con il governo Meloni siamo impegnati a mettere un freno alle scelte folli sull’elettrico, sul superamento del motore endotermico che ha devastato il settore dell’automotive in tutta Europa”. “In particolare, su Stellantis siamo l’unico partito che ha denunciato negli anni la pericolosità dello spostamento della sede legale del gruppo Fiat, della fusione con Peugeot, che toglieva ogni peso all’Italia, e si è opposto ai contributi immotivati che gonfiavano i profitti degli azionisti senza tutelare i lavoratori. Ribadiamo che il sostegno pubblico deve andare soltanto a chi crea lavoro e ricchezza in Italia. Al contrario, il governo Conte-Pd – ha concluso Malan – concesse a Fca il prestito ponte da 6,3 miliardi, che è servito solo a elargire il dividendo di 5,5 miliardi e fare la fusione con Peugeot”.