Ecco chi è il presunto killer di New York: studente modello di origini italiane e fan di Unabomber
Tra chi lo proclama alla stregua di un “eroe popolare” per aver colpito il mondo delle assicurazioni sanitarie statunitensi, e chi ne restituisce un’immagine inquietante per quel sorriso sfoderato a favore di telecamere poco prima di impugnare un arma e freddare Brian Thompson, il ceo della compagnia assicurativa UnitedHealthcare ucciso la scorsa settimana a New York, piomba la notizia del fermo ad Altoona, nella Pennsylvania centrale di un 26enne come presunto killer: Luigi Mangione, un giovane di origini italiane, nato e cresciuto nel Maryland, studente modello con il mito di Unabomber.
Il ritratto in chiaroscuro del presunto killer di New York
E allora vediamo chi è l’uomo arrestato in Pennsylvanya nelleindagini per l’omicidio che ha sconvolto la “Grande Mela”. Intercettato al sesto giorno di caccia all’uomo. E trovato con una pistola simile a quella usata nella sparatoria mortale di mercoledì scorso. Un’arma che, secondo gli investigatori, potrebbe essere stata prodotta con una stampante 3D.
Il manifesto del presunto killer: ecco cosa rivela di lui
Indizi e riscontri, peraltro, non finirebbero qui. Secondo fonti di polizia citate dai media, al momento dell’arresto Mangione avrebbe avuto con sé un testo di 3 pagine con accuse alle aziende assicurative attive nel settore della previdenza. Il documento, in sostanza, definirebbe la violenza come “la risposta giusta”. Secondo gli investigatori, il testo scritto a mano «esprime la sua motivazione» e indicherebbe il movente dell’assassinio. Un omicidio per cui Mangione, 26enne nato e cresciuto nel Maryland, di origini italiane, ed ex studente della Ivy League, è individuato come il presunto autore.
Indizi, riscontri, e quelle letture che…
Un giovane enigmatico, brillante, ma anche dalla personalità sfuggente e dai risvolti cupi, su cui tra quanto se ne deduce dai profili social e in merito a quanto evidenziato dal quotidiano Wall Street Journal che ha ottenuto una serie di informazioni – incluse le sue letture – lascerebbe far trasparire un’immagine di sé controversa forgiata nel segno di una crescente radicalizzazione ideologica e una emergente, progressiva, propensione alla violenza.
Il presunto killer di New York: un giovane brillante di una famiglia agiata
Eppure, Mangione proviene da una nota famiglia immobiliare del Maryland, e alle spalle ha una vita che, passata al setaccio in queste ore, lo descrive come un ragazzo che ha frequentato le scuole d’eccellenza, con un grande amore per la tecnologia e laureatosi all’Università di Pennsylvania. Fino al 2023 è stato ingegnere della TrueCar – un’azienda di Santa Monica, in California, scrive il Corriere della sera – che vende auto online. Mentre in precedenza aveva trascorso un semestre di smart working a Honolulu, nelle Hawaii.
Nulla di sospetto, poi all’improvviso una “svolta” e l’inversione di marcia
Nulla di sospetto, anzi: tutte informazioni che non alimenterebbero dubbi su di lui, se non fosse che tra le letture e i post che lo individuerebbero come un devoto della lotta al capitalismo e quel manifesto, ora in possesso degli investigatori americani, che fa pensare che Mangione desse per scontato che prima o poi lo avrebbero preso. Così, ha preparato la sua difesa.
Il ritratto che si evince dai social
Non solo. I siti al di qua e al di là dell’oceano in queste ore stilano un ritratto in bianco e nero del 26enne che, soprattutto negli mesi, secondo i suoi account sui social media, sembrava essersi estraniato dagli amici e dalla famiglia. Tutti segnali ora al vaglio degli investigatori statunitensi e che potrebbero anche fare chiarezza sulle sue condizioni di salute.
E allora, per esempio, il Tgcom 24 sottolinea tra l’altro «la foto del suo profilo su X che mostra un’immagine radiografica della schiena dopo quella che sembra essere una chirurgia di fusione spinale (l’applicazione, cioè, di barre e viti, tra le quali vengono inseriti frammenti di osso per favorire la fusione tra le vertebre, spiega il sito citato), e come avrebbe stabilito un medico esperto in ortopedia. Anche la sua pagina, Goodreads, mostra che il 26enne aveva letto libri sul dolore alla schiena.
Il modello di Unabomber
E ancora. Come riporta sempre il sito citato, lo scorso gennaio, poi, sempre su Goodreads, Mangione aveva scritto un’inquietante recensione del libro di Theodore John Kaczynski, “Industrial Society and Its Future“, noto anche come “Il Manifesto di Unabomber“. Nella recensione che ha postato, il 26enne scrive: «Ha avuto il coraggio di riconoscere che la protesta pacifica non ci ha portato da nessuna parte. E alla fine dei conti, probabilmente ha ragione… Quando tutte le altre forme di comunicazione falliscono, la violenza è necessaria per sopravvivere. Potresti non apprezzare i suoi metodi, ma guardando alle cose dalla sua prospettiva, non è terrorismo. È guerra e rivoluzione».
Quelle frasi scritte ora al vaglio degli investigatori americani
Un’anticipazione, in un certo senso, di quanto avrebbe scritto poi, e oggi nelle mani della polizia americana che lo ha fermato. «Mi scuso ma andava fatto», era scritto nel testo. «Questi parassiti se la sono cercata». E ancora: «Mi scuso per i disagi e i traumi, ma andava fatto», tra le frasi scritte da Mangione secondo quanto ha dichiarato alla Cnn un funzionario di polizia che ha potuto visionare il documento. Nella nota, Mangione afferma di aver agito da solo e di essersi autofinanziato. Tra gli oggetti in possesso del giovane, anche una maschera simile a quelle utilizzate dal killer ripreso dalle telecamere a New York.