Francia, ancora buio sul nuovo premier. Macron sconfitto non molla: resterò fino al 2027
Francia con il fiato sospeso dopo la caduta del governo Barnier, sfiduciato con 331 voti e durato poco meno di tre mesi. Il premier è salito oggi all’Eliseo per rassegnare le dimissioni, resterà in carico per la gestione degli affari correnti fino alla nomina del nuovo primo ministro, di cui ancora non c’è traccia. Emmanuel Macron, che aveva promesso una scelta rapida (al massimo 24 ore) non è ancora pronto ed è sempre più solo. Poco prima del suo discorso alla nazione già è chiaro non avrebbe annunciato in serata il nuovo premier. E così è stato, se ne parlerà nei prossimi giorni, ha detto.
Macron si difende attaccando le forze del caos: destra e sinistra
È pronto invece per scaricare cinicamente e goffamente tutte le responsabilità della crisi sul Rassemblement national e la sinistra di Mélenchon. “Non mi assumo la responsabilità di altri”, è il senso del discorso di monsieur le president ai francesi in diretta televisiva. “L’estrema destra e l’estrema sinistra si sono unite in un fronte anti-repubblicano. I deputati del Rassemblement national e del Front Populaire hanno scelto il disordine. Non per fare, ma per disfare”, dice definendo destra e sinistre le “forze del caos”. Parole d’ordine: nascondere le difficoltà andando al contrattacco, restare in sella fino al 2027, mettere le pezze alla legge di bilancio (bocciata dall’Assemblea) e assicurare un governo di interesse nazionale (con quali numeri?).
Resterò in carica fino al 2027, abbiamo 30 mesi davanti
La linea fiacca della difesa è stata chiara fin da subito. Rientrato frettolosamente a Parigi dall’Arabia Saudita Macron ha subito accusato Marine Le Pen e la sinistra di Jean-Luc Mélenchon di aver creato un “fronte anti-repubblicano” per far cadere il governo, tacciandoli di irresponsabilità e di essere nemici della Francia. “La decisione presa a giugno, dopo le europee, di sciogliere l’Assemblea nazionale non è stata compresa, è una mia responsabilità”, ammette Macron davanti ai francesi. Ma non ha nessuna intenzione di lasciare l’Eliseo, come chiedono le opposizioni e i francesi. “Il mandato che mi avete democraticamente affidato è di cinque anni e lo eserciterò fino in fondo”. Fino al 2027, dunque. “Abbiamo 30 mesi davanti: siano d’azione”, dice tentando la carta dell’entusiasmo.
Nei prossimi giorni nominerò un primo ministro
“Non possiamo permetterci l’immobilismo. Nei prossimi giorni nominerò un primo ministro che unisca le forze politiche” dice aggiungendo che dovrà fare una legge speciale, la legge di bilancio che sarà “la priorità”. Macron vuole, aspira a un “governo di interesse generale”. “Darò istruzioni al primo ministro affinché formi un governo di interesse generale. Lui dovrà svolgere le sue consultazioni e formare un governo compatto al vostro servizio”, che sarà composto da tutte le forze politiche. Non manca il paragone a effetto della nazione francese con Notre Dame. Il presidente esorta a un progetto di governo “chiaro” come lo è stato quello per la cattedrale ricostruita dopo essere andata a fuoco cinque anni e mezzo fa.
L’incognita del nuovo premier, Bayrou a pranzo con Macron
Ma la parabola del governo Barnier, nato praticamente morto, è una sconfitta tutta di Macron che non ha saputo gestire i nuovi equilibri politici usciti dalle urne e ha cinicamente utilizzato l’estrema sinistra di Mélenchon per una grande ammucchiata per sbarrare il passo al Rassemblement national. Adesso si prospettano ore molto difficili per l’Eliseo, a cominciare dalla scelta del primo ministro. Secondo indiscrezioni dei media, Macron starebbe pensando all’ex premier Bernard Cazeneuve e agli attuali ministri delle Forze armate e dell’Interno Sébastien Lecornu e Bruno Retailleau. Ma in pole position ci sarebbe François Bayrou, leader del partito centrista Modem, molto vicino all’inquilino dell’Eliseo, che è stato ricevuto a pranzo da Macron. Sono pronti a dare ancora battaglia i gauchisti: la leader dei deputati di France Insoumise, Mathilde Panot, ha avvertito che il suo partito sfiducerà “ovviamente” qualsiasi primo ministro che non sia del Nuovo Fronte Popolare. La fotografia della Francia dopo 7 anni di Macronie la scatta bene un ex gilet giallo come Jacline Mouraud. “La mozione di sfiducia votata contro il governo risponde alla stanchezza monumentale che c’è all’interno della società francese. Quello che è successo non è legato a Barnier, i francesi vogliono che Emmanuel Macron se ne vada”.