Generazione Atreju, è cresciuto l’eroe bambino che ha accompagnato la destra italiana dal ’98 a oggi

4 Dic 2024 16:38 - di Gloria Sabatini

Atreju 2024, si riparte. Si aprono al Circo Massimo i battenti della 25esima edizione della festa nazionale della destra italiana che avrà luogo dall’8 al 15 dicembre. Ma l’appuntamento ormai fisso, che detta l’agenda della politica nazionale con un’eco internazionale per la presenza di ospiti stranieri “pesanti”, viene da lontano, ben prima della nascita di Fratelli d’Italia. L’eroe bambino della Storia infinita di Michael Ende inizia il suo cammino nel 1998 e anno dopo anno ha  segnato tutte le svolte della destra italiana. A  differenza del suo fratello maggiore Frodo, protagonista dei Campi Hobbit degli anni ’70 che combatteva  l’anello del Potere, Atreju si batte contro il Nulla che avanza per difendere dalla scomparsa il Regno di Fantasia. Una metafora certo, ma che dà il senso della nuova direzione e della trasformazione anche antropologica della destra giovanile e non solo.

Atreju, la storia infinita della destra dal ’98 a oggi

I giovani dell’epoca degli ‘inizi’  hanno portato in dote al partito una formula vincente, originale, perfino vagamente eretica, che oggi è diventata la kermesse di FdI. Una festa a tutto tondo, dai numeri eccezionali (quest’anno oltre 350 ospiti e 500 interventi), densa di appuntamenti in una cittadella costruita per l’occasione, il villaggio Atreju. Gli under trenta di un tempo sempre un passo avanti, in un percorso che poi i “grandi” hanno fatto proprio. E la festa artigianale dei primi anni (con i volontari a montare il palco) è diventata la festa nazionale del primo partito italiano. Quei giovani sono cresciuti, è la generazione Atreju che ha costruito un intreccio politico comunitario, che oggi rappresenta  il nerbo della classe dirigente del partito. E che occupa ruoli di responsabilità: ci sono ministri, sottosegretari, amministratori locali.

La generazione Atreju oggi è il nerbo della classe dirigente

Il nulla si può declinare via via nelle stagioni: è il riflusso dei primi ’80, è la perdita dell’identità nazionale ed europea, è la globalizzazione non governata, è l’indifferenza alla politica come paradigma dell’impegno civile, è la tirannide della finanza. Quel nome un po’ astruso (che ancora qualcuno fatica a pronunciare)  scelto nel ’98 dai ragazzi di Azione Giovani, guidati all’epoca da Basilio Catanoso, che  inventarono la festa nel parco archeologico di Colle Oppio, è diventato patrimonio pubblico. Chi non conosce Atreju? Non solo la grande stampa che segue  l’evento (quest’anno una intera settimana) e gli addetti ai lavori. È dal suo palco che si sono alternati i massimi esponenti della politica, destra, sinistra, centro – perché la trasversalità e il dialogo sono da sempre la cifra di Atreju-  si articolano nuovi progetti, si lanciano sfide destinate a essere al centro del dibatti per mesi.

Da “essere non sembrare” alla “via italiana”

Dal  ’98, via via anno dopo anno, Atreju ha battezzato le svolte della destra italiana, dagli anni duri dell’opposizione fino al governo della nazione, dopo una lunga traversata nel deserto. Indicativi i sottotitoli scelti per le varie edizioni che danno il senso della visione. Si va da ‘Essere non sembrare” ad “Eccezionali per scelta”, da “Oltre il muro” a “La Terza guerra: finanza contro i popoli”, dal “Natale dei conservatori” a “Bentornato orgoglio italiano” dello scorso anno. Quest’anno il fil rouge non poteva che essere “La via italiana”, risposte concrete al mondo che cambia.

Politica, cultura, musica e goliardia

Politica, cultura, ma anche “evasione”, concerti (da Umberto Tozzi a Mario Biondi), metapolitica (come si sarebbe detto un tempo) nel menù di Atreju. E poi tanta goliardia, ereditata dagli “colleghi” universitari in feluca. Memorabile lo scherzo a Gianfranco Fini con la domanda sull’inesistente popolo dei kaziri. Il leader di An rispose inventando, con la sua proverbiale oratoria, per poi sorridere alla scoperta del tranello dei giovani.  Non meno divertente il siparietto con Veltroni al quale vennero chiesti lumi sulla borgata Pinarelli, inventata di sana pianta.

Tanti ospiti illustri nel corso degli anni: Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini nel 2007  “contro” Veltroni. E  tanti ‘avversari’ che non hanno rinunciato all’ingresso nella tana del lupo. Fausto Bertinotti, Marco Minniti, che raccontò di avere sulla scrivani una foto di Mussolini, Letta, D’Alema, Violante, Di Maio, Renzi, Conte. Molti dei quali sono protagonisti anche di questa edizione. Tutti tranne Elly Schlein, che anche quest’anno al villaggio Atreju  non si vedrà. Tanti anche gli ospiti internazionali: lo scorso il  ministro britannico Rishi Sunak, il primo ministro albanese Edi Rama, ed Elon Musk, mister X tenuto segreto fino all’ultimo. Dal 2022 Atreju si tiene a dicembre e la cittadella si trasforma in un grande e popolatissimo mercato natalizio con l’immancabile pista di pattinaggio sul ghiaccio. Non una festa chiusa, autocelebrativa ma un luogo aperto ai cittadini. Tante le location che hanno fatto da quinta alla manifestazioni, tutte luoghi simbolo della Capitale: dal Parco del Celio, al Colosseo Quadrato all’Eur, poi l’Isola Tiberina, Piazza Risorgimento, a due passi dal Vaticano, Castel Sant’Angelo e infine il Circo Massimo.

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