Il cardinale Ruini a tutto campo tra fede, inferno e Papi loda Meloni: l’architrave su cui si regge la politica italiana
Riflette su Dio, Gesù, la vita dopo la morte, la fede, il matrimonio, l’inferno e la dottrina della Chiesa nel corso nel tempo. Ricorda Papi che non ci sono più: Giovanni Paolo II e Ratzinger, ma definisce anche il suo rapporto con Bergoglio, attuale vicario di Cristo al soglio pontificio. E poi il suo passato, le letture, gli studi, le amiche e le tentazioni: una confessione a tutto campo quella che il cardinal Ruini concede ad Aldo Cazzullo che lo ha intervistato per il Corriere della sera in occasione della ricorrenza dei 70 anni di sacerdozio.
Il cardinale Ruini, confessioni e convinzioni a cuore aperto
E sulla politica di oggi, oltretevere e non solo, Camillo Ruini analizza figura e operato di protagonisti di ieri e attuali, e rivela: «Papa Francesco? Ho meno consonanza spontanea rispetto a quella che mi legava a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI, ma non concordo con chi non vede niente di buono in lui». E su Berlusconi? «Nemmeno Kennedy era un modello di vita familiare». Mentre sulla premier Meloni afferma con nettezza: «È l’architrave su cui si regge la politica italiana». Ma procediamo con ordine.
«Tra i libri e le amiche ho avuto le mie tentazioni, ma…»
E partiamo dall’incipit, che immancabilmente ci riporta agli anni della gioventù, ai primi studi teologici, ai passi mossi nello sconfinato mondo della fede minato dalle tentazioni. Una dimensione su cui Ruini spiega e confessa: «Ho avuto molte tentazioni contro la fede, ma ho sempre resistito. Il dubbio e le tentazioni sono due cose molto diverse. Il dubbio sospende l’assenso. La tentazione è una spinta a non credere, cui si può rispondere: no, io credo. E mi impegno con la mia testa a superare questa tentazione». Ma per lui lusinghe o curiosità minacciose non sono arrivate da nomi o volti in particolare. No, dice il cardinale, «le tentazioni sono venute in particolare dalla lettura dei libri. Dai miei studi. Quanto più uno conosce la teologia, tanto più sa anche quante sono le difficoltà. Ma ora da anziano le tentazioni non ci sono quasi più».
E sulla politica di ieri e di oggi: «Non sono mai stato un progressista, semmai un conservatore»
Non solo. Anche rivolgendo lo sguardo all’indietro, Ruini – che come abbiamo anticipato festeggia 70 anni di sacerdozio – nell’intervista al Corriere della Sera aggiunge anche di non essere «mai stato propriamente innamorato. Ma di sicuro sono stato molto attratto da alcune mie amiche. Con l’aiuto di Dio però – sottolinea contestualmente – non ho mai ceduto a questa attrazione». Proprio come in tema di passione politica e propensioni, l’alto prelato afferma: «Non sono mai stato un progressista. Semmai, se vogliamo usare queste categorie, un conservatore. Ero molto amico di Romano Prodi e ho celebrato il suo matrimonio. Nei nostri rapporti c’è stato un equivoco, almeno da parte mia: ritenevo che lui la pensasse come me. A ogni modo per Prodi provo amicizia e stima, che so ricambiate», rimarca il cardinale interpellato sul punto.
Berlusconi? L’ho appoggiato nel senso che non l’ho demonizzato. E ho cercato di collaborare con lui»
E ancora. In tema di politici sulla scena ieri non può mancare l’avversario numero uno di Romano Prodi, quel Silvio Berlusconi di cui il cardinal Ruini osserva: «Ho appoggiato Berlusconi nel senso che non l’ho demonizzato. E ho cercato di collaborare con lui per il bene del Paese. Nella sostanza, terrei anche adesso questa linea. Noi cattolici ci entusiasmammo per Kennedy; ma neppure lui era un modello di vita familiare. Ricordo che, appena ricevuto l’incarico di primo ministro, Berlusconi venne da me, a chiedermi cosa poteva fare per la Chiesa. Ero in imbarazzo. Era il primo a farlo: nessun democristiano era mai venuto. Non mi aspettavo un approccio del genere. Se Berlusconi credeva in Dio? Avendoci parlato credo che sì, che fosse credente. Di sicuro aveva avuto una formazione cattolica… Ad Arcore aveva una cappella dove faceva dire messa».
Ruini, «Meloni: è l’architrave su cui si regge oggi la politica italiana»
Venendo a figure di stringente attualità sulla scena politica nazionale, infine, il cardinale Ruini parla con vividi apprezzamenti della premier (e non è la prima volta). E lo fa in termini di grande stima. «Insieme al presidente Mattarella, e nella diversità dei rispettivi ruoli, Giorgia Meloni mi sembra l’architrave su cui si regge oggi la politica italiana. Le auguro di proseguire con coraggio, per il bene dell’Italia. La conosco, e la stimo molto». Mentre sulla segretaria del Pd, Elly Schlein ammette sinceramente: «Le nostre vedute sono molto distanti, in particolare sui grandi temi etico-politici. Ciò premesso, come personaggio politico mi pare vivace».
Il rapporto di Ruini con Ratzinger e la fede
E a proposito di temi etici e di fede dei semplici, Ruini ricorda: «Ratzinger mi disse che per due come noi era impossibile avere la fede dei semplici. L’inferno? Certo che esiste, speriamo solo che vi siano meno persone possibile»… Mentre sulla Chiesa di domani e di sempre in realtà, ribadisce: «Sono sempre stato un fautore della Chiesa di popolo; ma ormai devo constatare che sta rapidamente tramontando. Spero che si avveri l’intuizione di Benedetto XVI sulle minoranze creative che fanno lievitare la società in senso cristiano».
E sul matrimonio delle coppie omosessuali…
E allora, alle domande su temi più spinosi che l’intervistatore rivolge al cardinale, ecco piombare interrogativi, per esempio, sulle coppie omosessuali che desiderano sposarsi. «Non è forse un riconoscimento della forza vitale del matrimonio? Perché impedirlo?», chiede il giornalista. E l’intervistato risponde assertivo: «No. Questo non è un riconoscimento della forza vitale del matrimonio, ma la negazione del concetto stesso di matrimonio».