Il Papa apre la Porta Santa nel carcere di Rebibbia: per credere nella speranza e “spalancare” i cuori (video)
Nel Giubileo appena inaugurato, e nella Festa di Santo Stefano, Primo Martire, il Papa – accolto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, dal capo del Dap dimissionario Giovanni Russo, dal prefetto Tolentino e insieme all’artista che ha realizzato un’opera per i detenuti dedicata all’evento – ha scelto di coinvolgere tutta la popolazione carceraria nel mondo della speranza: e di prima mattina ha aperto la seconda Porta Santa, per la prima volta in un carcere: a Rebibbia. Dove ha sottolineato a più riprese: quello di oggi «è un segnale che invita ad aprire la porta del nostro cuore»…
Giubileo, il Papa apre la Porta Santa nel carcere di Rebibbia
Un gesto dal forte valore simbolico, quello del Pontefice, che ha voluto comunicare un segno tangibile di fiducia e prospettive a tutti i detenuti. Un messaggio accompagnato da parole che Bergoglio ha pronunciato a braccio: «La prima porta santa l’ho aperta in San Pietro, ho voluto che la seconda fosse qui in un carcere. Perché tutti qui, dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude». Poi rivolto a monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma per l’ambito della diaconia della carità, lo ha esortato: «Don Ben venga con me».
🔵 #Giubileo2025 Papa Francesco ha aperto la Porta Santa straordinaria a Rebibbia, la prima in un carcere. Un evento voluto dal Pontefice, che ha già varcato in passato la soglia dell’istituto penitenziario romano. Bergoglio sta ora celebrando la Messa con i detenuti pic.twitter.com/Ohz6QcBdeo
— Rai Radio1 (@Radio1Rai) December 26, 2024
«La speranza non delude mai»
Dunque, Papa Francesco ha varcato la Porta Santa, e a piedi questa volta (e non sulla sedia a rotelle come era accaduto nella basilica di San Pietro). «Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi, che siamo qui dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude», ha detto il Pontefice pochi istanti prima di varcare la Porta Santa ed entrate nella cappella del carcere di Rebibbia dove sarebbe stata celebrata la messa. Presenti al rito liturgico, dentro la cappella, circa trecento detenuti e il personale della polizia penitenziaria.
E allora, è proprio nell’omelia della messa nel carcere di Rebibbia, dove ha aperto la Porta Santa del Giubileo, che Papa Francesco a corredo del gesto dal forte valore simbolico rivolge alla platea un’invocazione alla fede e all’ottimismo: «La speranza non delude mai. Pensate bene a questo». Non solo: «Anche io devo pensarlo – prosegue Bergoglio – perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente… Ma la speranza non delude mai».
La metafora dell’ancora della speranza e della fede
Poi ancora, a stretto giro aggiunge anche: «A me piace pensare la speranza come l’ancora che è sulla riva e noi con la corda siamo sicuri. Non perdere la speranza: è questo il messaggio che voglio darvi e dare a tutti noi, io per primo. Perché la speranza mai delude». Un concetto che il Pontefice rivolge ai detenuti e rilancia a più riprese nel corso della sua omelia, invitando i presenti (e non solo) a tenere «le finestre spalancate, le porte spalancate: soprattutto la porta del cuore. Quando il cuore è chiuso diventa duro come una pietra, si dimentica della tenerezza. Ma anche nelle situazioni più difficili, ognuno di noi ha la propria».
L’apertura della Porta Santa nel carcere e l’invito a «spalancare le porte del cuore»
Concludendo con un’ultima esortazione: «Spalancate le porte del cuore, ognuno sa come farlo, ognuno sa dove la porta è chiusa o semichiusa, ognuno sa». E congedandosi con un augurio di pace e un invito alla preghiera, ha chiosato: «Vi auguro un grande Giubileo, vi auguro molta pace, molta pace. E tutti i giorni prego per voi. Davvero eh.. non è un modo di dire. Penso a voi e prego per voi. E voi pregate per me».