La proposta di Giuli: “Immagino un eurobond della cultura, ne ho già parlato con la ministra francese”

4 Dic 2024 15:52 - di Giovanni Pasero

“In un mondo sempre più violento, attraversato da conflitti, in cui molto probabilmente il nuovo presidente degli Stati Uniti tornerà a ragionare in termini un po’ più isolazionistici rispetto all’Europa e alla necessità che l’Europa difenda se stessa o comunque dalle autocrazie che la minacciano. Noi per fortuna siamo il mondo libero che purtroppo però deve entrare in una logica, purtroppo, di riarmo come forma di deterrenza nei confronti delle autocrazie e dei dispotismi. Ma se tutto ciò avverrà ineluttabilmente tramite l’emissione di debito pubblico, cioè dei nostri soldi, di quelli dei nostri figli e dei nostri nipoti, allora perché non immaginare qualcosa di simile a un eurobond Cultura, per esempio?”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, nel suo discorso di apertura, oggi a Roma, della Fiera della piccola e media editoria ‘Più libri, più liberi’, riferendo di “lavorare con il Ministero della Cultura a una proposta” del genere che – dice “ho cominciato a condividere con Rachida Dati, per esempio, in un bilaterale a margine del Consiglio Europeo”.

Alessandro Giuli alla Fiera “Più libri, più liberi”

Giuli ricordando che “il governatore della Banca d’Italia ieri ha fatto un discorso molto bello in Spagna parlando della necessità di ricominciare a riflettere sull’idea dell’eurobond, cioè della mutualizzazione del debito” ha sostenuto: “Perché non immaginare che una percentuale dei soldi che noi, i nostri figli, i nostri nipoti, impegneranno per armarci e creare una deterrenza militare non debba essere impegnata affinché le armi di cui ci doteremo non vengano mai usate. E come si fa a proteggerci dalle armi, a non utilizzarle? Attraverso la cultura, attraverso i libri, attraverso il dialogo, attraverso la ricerca condivisa. Allora è questo il messaggio che deve passare qui in Europa – afferma Giuli – se possibile nell’Occidente, nel mondo intero”.

E ancora: “Nella misura in cui si decide di condividere del debito perché l’Europa decide di essere un po’ più sovrana e un po’ più indipendente, un po’ per necessità, un po’ per convinzione, diventa doveroso ragionare sulla possibilità di disinnescare queste armi, stornando una percentuale di spesa per il riarmo e la difesa comune da impegnare nella cultura”.

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