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Macron sempre più solo, 6 francesi su 10 vogliono che si dimetta: la Francia gli volta le spalle
Tre mesi. Tanto è durato il mandato di Michel Barnier a Matignon. Un arco di tempo insufficiente persino per lasciare un’impronta, ma più che sufficiente per sancire un fallimento politico che si riverbera direttamente sull’Eliseo. Mercoledì sera, una mozione di sfiducia, sostenuta dall’inconsueta alleanza, ma non di amicizia, tra la sinistra di Mélenchon e il Rassemblement National, ha abbattuto il governo. Il giorno successivo, ecco sul tavolo le dimissioni del povero Barnier. Ma ai francesi non basta, il 59% vogliono che sia Emmanuel Macron ad uscire di scena.
Macron il responsabile: lo pensa il 46% dei francesi
Barnier, ora, appare come un “danno collaterale” di una crisi che ha un solo vero protagonista: il presidente della Repubblica. Monsieur le president, finalmente ricomparso dopo il viaggio in Arabia, fa sapere alla nazione: «Non mi assumo la responsabilità di altri». E punta il dito contro le «forze del caos» per la caduta del braccio dell’esecutivo. «L’estrema destra e l’estrema sinistra si sono unite in un fronte anti-repubblicano. Non per costruire, ma per distruggere», ha dichiarato, cercando di attribuire agli avversari il peso di un disordine ormai palese. Eppure, secondo un sondaggio Odoxa-Backbone Consulting per Le Figaro, i francesi non ci stanno: il 46% lo ritiene il principale responsabile dell’instabilità, relegando il Rassemblement national e il Nouveau front populaire a percentuali irrisorie (rispettivamente 11% e 10%). Macron, insomma, è sempre più solo.
Michel Barnier, il “danno collaterale”
Michel Barnier è ormai fuori dai giochi, e i francesi non ci hanno messo molto a dimenticarlo: solo il 4% lo ritiene responsabile del collasso, mentre la sua breve esperienza a Matignon divide l’opinione pubblica. Una lieve maggioranza (52%) considera la sua caduta un «bene per il Paese», ma non mancano i dubbi, anche tra gli elettori di sinistra. Per il 47% dei simpatizzanti ecologisti e il 45% dei socialisti giudicano come un passo falso questa svolta in piena discussione sul bilancio.
Ma è il dato politico complessivo a gettare ombre sul futuro: la Francia è senza un governo stabile, e i francesi non nascondono un desiderio crescente di una soluzione radicale.
Su una cosa sono tutti d’accordo: le dimissioni di Macron
In attesa di un nuovo primo ministro, sempre più pressione incombe su Macron. La richiesta di dimissioni, inizialmente confinata tra le fila dell’opposizione, si sta estendendo come un contagio anche tra le forze moderate. Jean-François Copé, sindaco Lr di Meaux, ha rotto gli indugi, chiedendo apertamente una «partenza anticipata» del presidente. Della stessa opinione sembra essere Bruno Retailleau che non ha intenzione di fare compromessi o governare al fianco della gauche. Secondo gli ultimi dati, il 59% dei francesi vorrebbe che Macron lasciasse l’Eliseo prima della fine del mandato, un incremento di cinque punti rispetto a settembre.
Questo sentimento attraversa quasi tutte le fasce elettorali, eccezion fatta per il partito presidenziale (9%). Persino tra gli elettori della destra repubblicana, che formalmente sostengono la coalizione di governo, il 52% sarebbe favorevole a un passo indietro del presidente. «Sociologicamente, le dimissioni di Macron sarebbero accolte quasi all’unanimità, tranne che tra gli anziani e i pensionati», osserva Gaël Sliman, presidente di Odoxa. I giovani (70%) e le classi popolari (72%) guidano questo coro di disillusione.
La caccia al nuovo primo ministro
Intanto, l’inquilino dell’Eliseo deve affrontare una sfida immediata: trovare un successore di Barnier. L’urgenza è chiara, ma i sondaggi fotografano un desiderio che sa di condanna per l’intero sistema politico: il 59% dei francesi vorrebbe un premier «non affiliato a un partito». Una scelta che suona come un’implicita sfiducia verso l’intera classe dirigente.
Tra i nomi in campo, spiccano figure come Bernard Cazeneuve, preferito dal 32% degli intervistati, e François Bayrou, storico alleato di Macron, che raccoglie il 27%. A destra, emergono il dimissionario Bruno Retailleau (31%) e il sindaco repubblicano di Troyes, François Baroin (29%). Paradossalmente, Michel Barnier, nonostante la débâcle, è ancora considerato il più qualificato per la carica (33%). Tuttavia, solo il 28% degli intervistati lo ritiene degno di una seconda possibilità.
La Francia volta le spalle a Macron
Il fallimento di Michel Barnier non è che l’ultima crepa di un sistema ormai logorato. Macron, che in passato si era imposto come il “riformatore” per eccellenza, oggi appare l’architetto di una crisi che sta divorando la Quinta Repubblica. Più che un presidente, sembra un attore isolato su un palcoscenico vuoto, incapace di governare un Paese che, giorno dopo giorno, gli volta sempre più le spalle.