Mangione, il killer di New York in aula: rischia la pena capitale ma nega la matrice terroristica del suo gesto. Ecco perché

23 Dic 2024 18:38 - di Lorenza Mariani
Mangione killer New York

Dopo due apparizioni “turbolente” sotto l’occhio indiscreto delle telecamere e varie invettive gridate all’indirizzo dei giornalisti, Luigi Mangione, sospettato di essere il killer di New York che ha stroncato la vita dell’amministratore delegato di UnitedHealthcare Brian Thompson, oggi si è presentato nell’aula di un tribunale della Grande Mela: e si è dichiarato non colpevole dell’accusa di atto a sfondo “terroristico”. Proprio così: «Non colpevole», ha dichiarato il 26enne, entrato nel palazzo di giustizia d’oltreoceano scortato da diversi agenti di polizia al suo fianco e con sulle spalle l’accusa, pesantissima, di aver ucciso a sangue freddo il dirigente delle assicurazioni sanitarie americane il 4 dicembre scorso a New York.

Luigi Mangione in aula nega il terrorismo all’origine del suo agguato mortale

Una figura controversa la sua, che ha spaccato l’opinione tra chi lo proclama alla stregua di un “eroe popolare” per aver colpito il mondo delle assicurazioni sanitarie statunitensi. E chi, di contro, ne restituisce un’immagine inquietante alimentata da quel sorriso sfoderato a favore di telecamere poco prima di impugnare l’arma e giustiziare Brian Thompson, il ceo della compagnia assicurativa UnitedHealthcare ucciso in una strada di Manhattan nel segno di “colpirne uno per educarne cento”.

Strategia legale o rivendicazione ideologica?

Ma il terrorismo non c’entra, insiste a dire Mangione: e chissà quanto delle sue affermazioni in aula rientrino in una precisa strategia legale – il ragazzo, infatti, rischia la pena capitale in questo processo –. E quanto invece rispondano a una convinzione ideologica che il giovane ha rivendicato fin da i primi istanti del fermo ad Altoona, nella Pennsylvania centrale, dopo essere stato individuato dal dipendente di un fast food che, riconosciutolo, ha dato l’allarme alle forze dell’ordine.

Eppure Mangione, il sospetto killer di New York a processo, rischia la pena capitale…

Già: Mangione rischia la pena di morte. Una delle accuse mosse nei suoi confronti dalle autorità federali comporta infatti la condanna capitale. Non è chiaro però se i procuratori la chiederanno. Il caso è controverso, la sua personalità dicotomica a dir poco. E il 26enne, seduto accanto al suo legale in tribunale, non ha lasciato trapelare emozioni o ha rilasciato dichiarazioni suscettibili di interpretazioni possibili. Poi stato trasportato nel carcere federale di New York, lo stesso dove si trova Sean Diddy.

Aspetto curato e un animo indecifrabile: su di lui l’opinione pubblica si divide

Dopo il suo arresto la scorsa settimana, Mangione aveva fatto sapere tramite il suo avvocato che avrebbe contestato l’estradizione nella “Grande Mela”. E oggi, al cospetto del tribunale, ammanettato, ma curato nell’aspetto – era ben rasato e ben vestito – ha fatto una breve dichiarazione con cui ha rinunciato a opporsi alla richiesta di estradizione (a cui pure sembrava contrario sulle prime).

Mangione, killer di New York: 11 capi d’imputazione nel lungo elenco dei reati stilati nell’atto d’accusa

Sullo sfondo, poi, la giuria popolare di Manhattan che ha incriminato Mangione per omicidio come atto di terrorismo per la morte di Thompson. Il 26 enne dovrà affrontare 11 capi d’imputazione a New York, tra cui un capo d’imputazione per omicidio di primo grado e due capi d’imputazione per omicidio di secondo grado, insieme ad altre accuse di possesso di armi e falsificazione. Un lungo elenco di reati stilati nell’atto d’accusa.

Chi è Luigi Mangione, sospetto killer di New York

Intanto, tra l’interno e l’esterno dell’aula, la folla di giornalisti e curiosi assiste stipati in ogni angolo possibile. Scruta, investiga tra le pieghe dell’animo di un ragazzo indecifrabile su cui il mondo si interroga ormai da settimane. Un italoamericano di buona famiglia, con una fortuna immobiliare – comprese case di riposo e una stazione radio conservatrice in Maryland – che all’improvviso, circa sei mesi fa, ha interrotto i rapporti con parenti e amici ed è diventato un fan della rivoluzione anti-tecnologica e anti-capitalista di Unabomber.

Un 26enne dai trascorsi dorati e dalle ombre nascoste

E alla fine si è proclamato il castigatore delle corporation, in particolare delle grandi società di assicurazione, come rivendicato nel documento che la polizia gli ha trovato addosso al momento dell’arresto. Un 26enne dai trascorsi dorati, Mangione: ha frequentato la prestigiosa Gilman School dove si è diplomato nel 2016 e in veste di migliore della classe ha pronunciato un discorso alla cerimonia, in cui si definì, insieme agli altri studenti della costosa scuola privata d’elite, pronto a «nuove idee e sfide al mondo». Da lì il passaggio alla Penn University, ateneo privato dell’Ivy League, dove si è laureato in computer science – il suo obiettivo dichiarato era di realizzare computer games – ed è stato membro della Phi Kappa fraternity.

Studente modello, professionista brillante

Dopo il college, diverse internship in tech companies, e poi l’assunzione come software engineer a TrueCar, società di Santa Monica che ora precisa che il rapporto lavorativo di Mangione si è interrotto nel 2023. In questo periodo Mangione si trasferisce a Honolulu dove lavora da remoto in uno spazio di coworking chiamato Surfbreak, al costo di 2mila dollari al mese, riferisce al New York Times il fondatore dello spazio R.J. Martin che descrive Mangione, di cui era diventato amico, come un ingegnere intelligente, realizzato e ottimista. Poi, il grande buio: il blackout culminato nell’agguato mortale di New York.

E quel lancinante dolore alla schiena che…

In quel periodo però iniziano i problemi di dolore cronico alla schiena, che «aveva un impatto su tutta la sua vita» e che «era per lui un’ombra costante», dicono ancora da Surfbreak, spiegando che Luigi diceva che il dolore gli impediva di avere una normale vita sentimentale. Martin afferma, comunque, che Mangione non sembrava una persona dipendente da anti-dolorifici. Così, nel 2023 Mangione lascia le Hawaii per un’operazione alla colonna vertebrale e invia all’amico ad Honolulu immagini delle sua spina dorsale.

Poi sparisce dai radar e riappare nelle telecamere di New York

Dall’inizio del 2024 sparisce dai radar. Non risponde a Martin e agli altri amici che cercano di contattarlo. Lascia però diverse tracce sulla Rete, che raccontano il perdurare del suo dolore fisico e anche la sua trasformazione ideologico-filosofica. In particolare, a gennaio su GoodReads, social media per amanti dei libri, fa una recensione di un libro che contiene il manifesto di Ted Kaczynski, l’Unabomber, il matematico diventato terrorista anarchico che per anni terrorizzò l’America con i suoi pacchi esplosivi, uccidendo tre persone e ferendone 23. Poi l’azione: il delitto e quel che ne consegue. Il processo, intanto. Poi chissà quale forma di espiazione…

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